I militari della Guardia di Finanza di Ancona, in collaborazione con i funzionari dell’Agenzia delle Dogane e Monopoli, nel quadro dell’esecuzione di un piano di controlli finalizzato al rispetto dell’ordinanza della Protezione civile che fa divieto alle imprese italiane di inviare in paesi esteri particolari dispositivi quali i macchinari medicali, in modo particolare quelli per la ventilazione che vengono utilizzati nei reparti di terapia intensiva degli ospedali, che in questa critica fase che sta attraversando il Paese risultano insufficienti al trattamento di pazienti colpiti dal virus Covid-19, per lo meno nelle regioni settentrionali maggiormente colpite dall’epidemia.
Le Fiamme gialle hanno sequestrato 1.180 circuiti respiratori composti da tubo, pallone, valvola e maschera, destinati a degenti che versano in situazioni critiche.
Tali circuiti venivano trasportati da un autoarticolato che, in sosta presso il porto del capoluogo marchigiano, era in procinto di imbarcarsi a bordo di un traghetto diretto in Grecia.
L’automezzo, che aveva già superato i controlli di sicurezza per l’accesso in porto, era appunto in coda in attesa di salire sulla motonave. A insospettire i finanzieri sono state le indicazioni presenti sulla documentazione commerciale esibita dal conduttore, indotti a questo dalle recenti disposizioni emanate dal Governo per fare fronte all’attuale stato di emergenza.
A seguito di un accurato controllo del carico sono state quindi rinvenute le preziose componenti per apparecchiature di terapia intensiva, nel caso specifico necessarie al collegamento dei respiratori sia ai degenti adulti che ai bambini.
Infatti, circuiti respiratori del genere costituiscono l’interfaccia diretto macchina-malato, dunque un elemento chiave dell’intero apparato di anestesia o di ventilazione.
L’ordinanza nr. 639, emessa dal capo del Dipartimento della Protezione civile il 25 febbraio scorso nel quadro delle misure imposte dalla diffusione dell’insorgenza di patologie derivanti dal virus Covid-19, vieta tassativamente la cessione fuori dal territorio nazionale sia dei dispositivi di protezione individuale (DPI) che degli strumenti e dei dispositivi per la ventilazione meccanica dei malati affetti da patologie respiratorie.
I dispositivi sottoposti a sequestro dalle Forze dell’Ordine verranno consegnati alla Protezione civile, che provvederà in seguito a rifornirne i presidi ospedalieri italiani.
Nel caso di specie, il rappresentante legale della società con sede legale in provincia di Milano che ha tentato l’esportazione dei materiali medicali in Grecia è stato deferito all’Autorità giudiziaria per violazione dell’articolo 650 del Codice penale, norma che sanziona la inosservanza dei provvedimenti emanati dalle Autorità con l’arresto fino a tre mesi e l’ammenda fino a 206 euro.
Sempre la Guardia di Finanza, ma stavolta a Sant’Antimo, nel Napoletano, nel quadro dei servizi di controllo del territorio imposti dall’emergenza Covid-19, ha posto sotto sequestro una fabbrica di detersivi e saponi unitamente a centinaia di litri di liquido igienizzante per mani prodotto senza alcuna autorizzazione ministeriale.
A seguito di specifiche analisi di rischio effettuate anche attraverso il monitoraggio delle piattaforme di vendita Online, i finanzieri del Gruppo di Frattamaggiore hanno individuato e perquisito l’azienda in questione, e sequestrato circa 300 litri di igienizzante sfuso, 792 flaconi da 150 ml di igienizzante pronti per l’immissione in vendita e più di 100.000 etichette ingannevoli.
Sequestrati inoltre anche migliaia di flaconi di vari prodotti per l’igiene della persona pronti per la commercializzazione, 28.000 litri dei medesimi prodotti sfusi, nonché macchinari per l’imbottigliamento e l’etichettatura dei flaconi.
I disinfettanti illegalmente prodotti erano privi delle previste autorizzazioni del Ministero della Salute o dell’Unione europea, dunque non considerabili come tali, poiché non preventivamente sottoposti ad alcuna valutazione in grado di garantirne l’efficacia e, soprattutto, la non nocività.
Nel corso dell’operazione investigativa è stato inoltre accertato che l’intero immobile non era autorizzato allo svolgimento di attività produttive del genere in quanto privo delle specifiche autorizzazioni igienico-sanitarie, antincendio e in materia ambientale, condizione che pertanto ne ha comportato il sequestro.
Il rappresentante legale e l’amministratore di fatto della società sono stati segnalati all’Autorità giudiziaria per il reato di frode in commercio e per violazioni al Testo Unico sull’Ambiente.