ENERGIA, emergenza coronavirus. Carburanti, i possibili scenari dei prezzi alla pompa

Il presidente di FederPetroli Italia Michele Marsiglia in un suo fondo pubblicato da “L’Indro” ritiene che siano destinati al ribasso. Intanto si attende l’ordinanza del Presidente del Consiglio sulle stazioni di servizio per la garanzia della distribuzione

In attesa dell’annunciata ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte per garantire la distribuzione di benzina e gasolio sull’intero territorio nazionale, gli analisti della materia studiano la situazione globale in atto al fine di formulare previsioni sul futuro corso dei prezzi delle materie prime energetiche.

Secondo Michele Marsiglia, presidente di FederPetroli Italia, la discesa dei prezzi alla pompa costituisce uno scenario possibile. Nell’ultima settimana – egli afferma – un impianto medio di carburanti rispetto al periodo immediatamente precedente all’emergenza coronavirus ha venduto soltanto una quota del 20-25% di prodotto, mentre se si prende in esame il settore della raffinazione si arriva a un meno 35 per cento.

Conseguentemente – prosegue Marsiglia nel suo fondo pubblicato da “L’Indro” -, se la situazione non muterà i distributori dovranno adeguarsi ai ribassi.

La situazione attuale registrata oggi, 20 Marzo 2020, vede il prezzo del petrolio vicino ai 27 dollari al barile, dunque in continua discesa. Partiamo proprio da qui, da questa situazione che ha subìto un forte e repentino cambiamento da una settimana all’altra (al riguardo si veda quanto abbiamo scritto lo scorso venerdì.

Sono in tanti in questi giorni che mi chiedono se, visto l’andamento del prezzo del petrolio in continua discesa, non possa seguire anche un vertiginoso calo dei prezzi della benzina e, perché questo ancora non c’è stato.

Prima di rispondere a questa domanda bisogna però analizzare alcuni elementi di fondamentale importanza che contribuiranno a influenzare gli scenari futuri determinando i prezzi alle stazioni di servizio.

Oggi una pompa di benzina o il gestore, da contratto con la compagnia petrolifera, su un contratto di gestione  – così è chiamato il contratto tra il benzinaio e la compagnia petrolifera – guadagna circa 3 centesimi di euro a litro venduto mediante il sistema self-service e circa 5 centesimi di euro sul servizio cosiddetto «servito», cioè quella modalità di erogazione che prevede l’intervento materiale dell’operatore.

Questo vuol dire che ogni volta che viene venduto un litro di benzina quel gestore guadagna dai 3 ai 5 centesimi.

Ciò rende meglio l’idea di quali siano i reali guadagni sul carburante e quanto una pompa di benzina fatichi a vivere se non offre anche servizi non-Oil come bar, autolavaggio, eccetera, attività che concorrono al guadagno complessivo dell’impianto e al regime economico generale.

Detto questo, a oggi il quadro della situazione che è possibile delineare sulla base dei dati pervenuti alla Divisione rete carburanti di FederPetroli Italia, è che un impianto medio da venerdì 6 marzo a venerdì 13 ha venduto circa duemila litri di carburante, con una differenza variabile rispetto alle precedenti settimane pari a meno 75-80 per cento.

E’ facile quindi calcolare che quel gestore, al lordo di imposta, con duemila litri ha guadagnato circa cento euro in una settimana, somma che, decurtate le tasse, i costi, la telefonia e altre spese, porta al limite del costo di un panino, ma senza la bevanda!

Non solo, poiché le aziende che trasportano carburante hanno avuto un altrettanto evidente calo. Un trasportatore che in genere quotidianamente veicola circa ottanta automezzi (autobotti) negli ultimi tempi fatto uscire soltanto dalle quattro alle sette autocisterne al giorno.

Si tratta di una situazione difficile al pari di tutti gli altri settori dell’economia nazionale, tuttavia, i prezzi dei carburanti permangono ancora elevati.

Malgrado il Covid-19 gli impianti di raffinazione continuano a lavorare il greggio precedentemente acquistato ai prezzi di mercato praticati precedentemente all’emergenza sanitaria.

È come se tutti i negozi di pullover invece di vendere un capo al prezzo di cento euro  lo scontassero di colpo a dieci a causa di una vertiginosa diminuzione dei prezzi internazionali della lana verificatasi nell’ultima settimana.

La situazione delle raffinerie in Europa non è meno complicata. Infatti, nonostante il calo del prezzo del greggio e la situazione critica, gli impianti, in quanto produttori di beni di consumo ritenuti necessari, rimangono in attività, seppure abbiano ridotto il personale impiegato, adeguandosi alle disposizioni di legge vigenti in ogni singolo Stato.

A oggi nella raffinazione si lavora a un meno 35 % e con un surplus di carburante nei depositi che non si riesce a smaltire. Se consideriamo che il trasportato esce meno a causa della generale diminuzione dei consumi e l’impianto carburanti vende meno per il traffico ridotto, la scala del valore industriale rallenta di conseguenza.

Però, oggi tutte le raffinerie del mondo si trovano nella medesima situazione, ovvero c’è petrolio e carburante in abbondanza, fatto che induce anche a un deprezzamento, specialmente per la materia prima principale, il petrolio grezzo (greggio) di diversa qualità commercializzato sulle piazze petrolifere internazionali.

Se la situazione non avrà una correzione di mercato a stretto giro, sicuramente anche i prezzi alla pompa dovranno adeguarsi al ribasso.

Il problema però, è rappresentato dall’altro lato della medaglia, che non sarà indolore per l’indotto industriale dell’Oil & Gas, poiché si andrà quasi sicuramente incontro ad adeguamenti strutturali interni alle aziende giustificati dalla necessità di fare fronte alla nuova situazione determinatasi.

Si è visto che sul piano sindacale hanno già avuto luogo alcuni incontri volti a evitare i piani di possibili licenziamenti e la cassa integrazione. Come tutti i settori produttivi, anche le grandi compagnie petrolifere e le grandi imprese dell’indotto, prima di fare i conti con i prezzi del petrolio dovranno confrontarsi con una realtà interna e sociale drammatica.

Non è un mistero che la crisi che stiamo attraversando abbia colto molti all’improvviso. I possibili piani di intervento sull’industria oggi si accennati paiono vani e non prevedono ancora quale situazione riserverà all’indotto industriale il prossimo futuro, né quali saranno le conseguenze.

L’energia è indispensabile, mi riferisco con ciò a tutte le forme di energia, ma nell’essere tale, in questa “strana situazione” vedremo fotografie economiche a cui non eravamo certamente preparati e, per forza di cose, si adeguerà anche il prezzo del carburante.

Condividi: