CORONAVIRUS, Italia. Bilancio al 18 marzo 2020

La curva epidemica nazionale risulta in crescita, le province di Bergamo e Brescia sono le più colpite. I decessi registrati nella giornata di ieri ammontano a 475. È presto per parlare di misure più stringenti, sarà necessario valutarle dopo una misurazione degli effetti prodotti da quelle ora in atto. Gli anziani sono la categoria più esposta a rischi

I dati relativi alla giornata di ieri, martedì 17 marzo 2020, sono stati resi noti dal Capo del Dipartimento della Protezione civile nazionale Angelo Borrelli e dal Direttore dell’Istituto superiore di sanità professor Silvio Brusaferro nel corso della consueta conferenza stampa di aggiornamento sulla situazione in Italia che avuto luogo nel pomeriggio.

L’andamento della curva epidemica nazionale è in crescita, spinta soprattutto dai contagi registrati nel Nord del Paese (le province di Bergamo e Brescia sono quelle maggiormente colpite), mentre nel Meridione i contagi risultano apparentemente meno diffuse, seppure questo dato non debba ingenerare illusioni e falsi ottimismi.

I decessi registrati ieri ammontano a 475, principalmente in Lombardia. L’elevato tasso di mortalità nella regione, con particolare riferimento ai territori delle citate province, viene ricondotto a una serie di fattori: la presenza di un numero di anziani molto alto, spesso soggetti polipatologici, oltre alla complessa interconnessione di un territorio notevolmente antropizzato e industrializzato nel quale si è rivelato difficile interrompere o rallentare adeguatamente i contatti e la contiguità in genere.

Infatti, gli impressionanti numeri dei decessi nel Paese sono il prodotto di alcuni fattori, quali la citata elevata età media della popolazione residente (che ne fa il target ideale per il virus) e la presenza di soggetti positivi asintomatici potenziali veicoli di contagio.

Non sussisterebbero invece evidenze riguardo a presunte differenze del Covid-19 che ha infettato l’Italia con quello che ha colpito altri paesi, come ad esempio la Repubblica Popolare cinese. Infatti, al momento gli scienziati non hanno riscontrato specificità “autoctone”.

Gli anziani costituiscono dunque la categoria maggiormente esposta ai rischi, poiché sono più fragili, soprattutto se affetti da patologie, aspetto non infrequente in persone che ne vengono accompagnate per gli ultimi anni della loro vita. Una condizione di fragilità nella quale un pur minimo scompenso può condurre alla morte.

Del totale dei decessi  verificatisi in Italia a causa della pandemia di coronavirus la maggioranza sono anziani, al 70% di sesso maschile e in età tra i settanta e gli ottantanove anni, con il picco più elevato nel segmento tra gli ottanta e gli ottantanove anni.

Di essi il 48% era interessato da tre o più patologie, il 25,6% da due patologie, il 25,1% da una patologia e soltanto lo 0,8% da nessuna patologia.

Le cifre relative alle persone guarite ammontava ieri a 1.084 (per un totale di 4.025, con un incremento del 37%), mentre i positivi al virus erano 2.648, per un totale di 28.710 soggetti, dei quali 2,257 in terapia intensiva e 12.090 in isolamento.

La situazione dal punto di vista sanitario è oltremodo critica, dalla Lombardia sono stati trasferiti in altri ospedali cinquantacinque pazienti. Nella martoriata Bergamo i volontari dell’Associazione Nazionale Alpini stanno provvedendo all’allestimento di un ospedale da campo, a Cremona lo sta facendo un’organizzazione non governativa statunitensi, mentre l’Esercito italiano sta realizzando strutture del genere a Crema e Piacenza.

È in atto da parte della Protezione civile nazionale la distribuzione di quaranta macchine medicali per la ventilazione dei pazienti ricoverati in terapia intensiva e di oltre un milione di mascherine protettive.

Per quanto concerne la probabile estensione  delle misure restrittive della libertà di circolazione oltre il prossimo 25 marzo (si parla da giorni di una estensione a oltranza), il Capo Dipartimento della Protezione civile ha affermato che al riguardo «è ancora presto per dare dei giudizi e fare previsioni, perché si dovrà attendere una settimana per poi osservare le tendenze che a quel punto si saranno consolidate per poi fare delle scelte».

Dunque, prima di assumere nuovi provvedimenti si renderà necessario misurare gli effetti di quelle attualmente in vigore, ma il tempo trascorso è ancora insufficiente per farlo.

Inoltre sarà anche necessario osservare ciò che avviene negli altri paesi europei e i riflessi delle politiche da questi adottate, in quanto i provvedimenti emergenziali vanno modulati sulla base delle situazioni oggettive che andranno via via maturando.

Tuttavia un punto permane fermo: allo stato attuale non esistono scorciatoie, né riguardo ai comportamenti individuali da tenere per quanto concerne la ricerca e la sperimentazione di nuove cure o vaccini, come quella in corso sugli effetti del ricorso al plasma delle persone guarite.

Al momento non è ancora possibile valutare i benefici delle misure decretate dal Governo, i dati in possesso sono in fase di valutazione, dunque la sistematica drastica riduzione dei contatti fisici permane l’unica strada percorribile per un’attenuazione della curva epidemica e per evitare al contempo un incremento dei contagi al Centro e al Sud.

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