L’estratto è da una puntata di Otto e Mezzo è trasmessa dall’emittente televisiva La7 prima dell’entrata in vigore del regime di sicurezza deciso dal Governo italiano allo scopo di fronteggiare l’emergenza coronavirus contenendo la diffusione dei contagi nel Paese.
Cento “appunti” per descrivere l’Italia, le sue contraddizioni, i problemi che la affliggono, le sue abitudini, le sue sfide e il futuro possibile.
Dopo “La Repubblica delle Api” (pubblicato nel 2013), Gian Maria Fara, sociologo e presidente dell’Eurispes, torna a dialogare con il lettore e a farlo riflettere con un nuovo volume, “Il Paese del nì. 100 appunti per cercare di capire un Paese complicato”, volume edito da Minerva e prefato da Michele Ainis.
Cento appunti ovvero “piccole particelle di memoria” che possono aiutare a recuperare il ricordo e la consapevolezza di «situazioni che forse sono state, in molti casi, sommerse dal diluvio dell’informazione che tende a cancellare l’origine delle cose, a dimenticare il passato, anche recente, per consegnarci ad un presente senza futuro e senza pretese».
Il volume è una raccolta di riflessioni ad ampio raggio, scritte nell’arco degli ultimi sette anni, dal 2013 al 2019.
Un lasso temporale attraversato da mutamenti politici e piccole grandi rivoluzioni di scenario, anche socio-culturali. Un settennio che ha visto l’Italia passare da governi “non eletti” all’ascesa del Movimento 5 stelle e all’esperimento gialloverde.
Un periodo di tempo attraversato da due campagne elettorali europee, due campagne elettorali nazionali e numerose consultazioni regionali.
Il gioco di ricostruzione del day by day, che costituisce la struttura del testo, è tuttavia invertito dal punto di vista temporale, infatti, la prima nota è l’ultima scritta in ordine cronologico. Andando avanti nella lettura, è evidente l’attualità del pensiero: ciò che è stato scritto sette anni fa torna a essere quanto mai attuale, nonostante lo scenario sia (apparentemente) cambiato.
Michele Ainis firma la prefazione al libro e osserva che «l’autentica lezione che Gian Maria Fara consegna ai suoi lettori, si condensa nell’analisi del rapporto fra Stato italiano e società italiana. Un rapporto di separazione, se non di contrapposizione».
Scrive ancora Ainis: «Siamo rimasti intrappolati in una rete di inefficienze e di egoismi, pubblici e privati, individuali e collettivi. Venirne fuori sarà dura, ma non potremo mai riuscirci senza una più matura consapevolezza dei guai che abbiamo sul groppone. Questo libro può aiutarci, può farci aprire gli occhi. Anche perché non è scritto con lo stile pedante di chi parla dalla cattedra, né col tono ciarliero che spesso usano i sociologi. Semmai riecheggia un’opera che Gian Maria Fara certamente ben conosce, perché ne cita l’autore a più riprese: i Minima Moralia di Theodor W. Adorno. Una raccolta di aforismi, ed è per l’appunto, rapsodico e aforistico il discorrere di Fara. Un sociologo, affermava Gesualdo Bufalino, è colui che va alla partita di calcio per guardare gli spettatori».
Gian Maria Fara è a sua volta un sociologo, però il suo sguardo viaggia sul campo da gioco, non solo sugli spalti.
Quel campo è il perimetro delle nostre Istituzioni; sulle tribune, vociante e scalpitante, si affolla invece la società italiana.
Che rapporto corre fra attori e spettatori? E fino a che punto i primi vengono influenzati dai secondi?
O viceversa: quanto Stato circola nella società civile, quanto senso di comunità, d’appartenenza a un unico destino?
Porsi questo tipo di domande significa interrogarsi sulla qualità della democrazia italiana, sulle sue trasformazioni, sulle degenerazioni.
Pillole di buon senso, così potremmo definire queste note. Quel buon senso che, in genere, se ne sta nascosto per paura del senso comune, come diceva Alessandro Manzoni.
Gian Maria Fara, sociologo, ha fondato nel 1982 e attualmente presiede l’Eurispes (Istituto di Studi Politici Economici e Sociali), inoltre è responsabile della Direzione scientifica del Rapporto Italia, riflessione annuale sulla situazione sociale ed economica nel Paese.
Egli è anche membro del Comitato scientifico della Fondazione Italia-Usa e del Comitato scientifico di Europa contemporanea, rivista ufficiale della Accademia delle Scienze di Mosca.
Dal 1990 al 2012 è stato consultore del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali.
Nel corso degli anni ha insegnato presso La Sapienza, Università di Roma, l’Università di Salerno, l’Università di Teramo, la Scuola Ufficiali Carabinieri di Roma, la Luiss e la Lumsa.
Attualmente è professore straordinario di Sociologia dei processi economici presso l’Universitas Mercatorum di Roma.
Tra le sue pubblicazioni: Cultura e immagine dell’artigianato italiano (Merlo, 1988), Etica e informazione (Vallecchi, 1992), Il potere in Italia (Koiné, 1993), L’Italia in nero (Datanews, 2012), Classe dirigente, il profilo del potere in Italia (Datanews, 2012), presidio di democrazia (Datanews, 2012), Outlet Italia. Cronaca di un Paese in (s)vendita (Datanews, 2013), La Repubblica delle Api (Datanews, 2013).