CORONAVIRUS, speculazioni e produzioni illegali. Gli strumenti per il contrasto degli sciacalli e dell’immissione in commercio di prodotti insicuri

La Guardia di Finanza sequestra continuamente dispositivi di protezione individuale (DPI) venduti a prezzi ultra maggiorati o prodotti clandestinamente. Al confine di Como Ponte Chiasso c’è stato anche chi ha cercato di esportare illegalmente in Svizzera due camion di mascherine

Mentre il Paese vive la drammatica fase di pandemia da Covid-19 sopportando le diverse limitazioni della libertà imposte dall’Autorità di governo a causa dell’emergenza contagio, su quest’ultima alcuni invece ci lucrano.

È inevitabile, ma nella storia dell’uomo in occasioni del genere, si trattasse di epidemie oppure di guerre, si sono sempre registrati fenomeni di sciacallaggio, e la situazione attuale non sfugge purtroppo alla regola.

Ormai quotidianamente si viene a conoscenza di questa o quella speculazione, guanti e mascherine protettive vendute a prezzi maggiorati del 500%, produzioni illegali di disinfettanti realizzate in laboratori clandestini o contrabbandate da paesi esteri, che quindi non ne permettono la tracciabilità

La gente è spaventata da questo infido virus e quindi cerca di proteggersi come può, anche a costo di pagare un bene in commercio molto più del dovuto, o di farsi del male utilizzando qualcosa che non è stata prodotta secondo i dovuti criteri.

Dunque, mentre gli italiani cercano disperatamente negli esercizi commerciali e nelle farmacie rimaste aperte guanti e mascherine, c’è chi questi beni di primaria necessità li esporta clandestinamente all’estero.

È quello che è accaduto nei giorni precedenti al valico di confine con la Svizzera di Ponte Chiasso (Como) e nelle immediate vicinanze della capitale.

Nel primo caso la Guardia di Finanza ha posto sotto sequestro un ingente quantitativo di dispositivi di protezione individuale rinvenuti a bordo di un autoarticolato e un autocarro in uscita dall’Italia, uno recante targa italiana e l’altro della Confederazione elvetica, automezzi entrambi condotti da cittadini italiani.

I materiali, che avrebbero dovuto venire distribuiti sul territorio italiano, stavano invece per essere introdotti nel paese confinante in violazione al divieto disposto dal Dipartimento della Protezione Civile mediante Ordinanza n. 639 del 25 febbraio 2020.

Si tratta di prodotti rientranti nella categoria dei dispositivi di protezione individuale (DPI) di cui è vietata l’esportazione all’estero, nello specifico caso di 800.000 guanti monouso in vinile, 40.000 guanti monouso in lattice e 120 mascherine con valvola classe FFP 2.

La merce, prelevata dai depositi doganali, verrà consegnata dalla Protezione Civile alle strutture sanitarie della Lombardia.

A Roma e ina altre due località non distanti dalla città, nel quadro dei controlli disposti dal locale Comando provinciale del Corpo al fine di contrastare comportamenti illegali e fraudolenti che sfruttano l’attuale emergenza sanitaria, le Fiamme gialle hanno portato a termine una serie di operazioni.

In una di esse sono state sequestrate numerose mascherine che erano state realizzate artigianalmente da una sartoria del quartiere Portuense, manufatti pronti a essere posti in commercio sebbene non conformi alla normativa comunitaria e nazionale in quanto sprovviste del marchio di qualità CE.

Il titolare del laboratorio artigianale, che ne aveva addirittura pubblicizzato la vendita, è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Roma per frode in commercio dai militari del III Nucleo operativo metropolitano della capitale.

A Guidonia Montecelio, nel retrobottega di una farmacia al cui esterno era esposto un cartello recante l’indicazione «maschere esaurite», gli uomini in forza al Gruppo di Tivoli hanno rinvenuto e sequestrato 228, mascherine che venivano vendute sottobanco al prezzo di 35 euro l’una, quindi cinque volte di più del loro valore commerciale, in violazione dell’articolo 501bis del Codice penale recante disposizioni in materia di manovre speculative su merci.

Il titolare e tre suoi dipendenti sono stati segnalati all’Autorità giudiziaria per il reato di “manovre speculative su merci”, mentre contestualmente è stata richiesta l’assegnazione dei dispositivi sequestrati alla Protezione Civile, affinché siano utilizzati dagli operatori chiamati a gestire l’emergenza.

Altre 480 mascherine non in linea con gli standard di sicurezza vigenti, acquistate in nero e occultate sotto il bancone, sono state rinvenute dalla Compagnia di Frascati in una rivendita al quartiere periferico della Romanina.

Anche in questo caso l’esercente è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Roma e attualmente sono in corso le indagini per risalire all’origine della filiera illegale.

Dall’inizio dell’emergenza, sono state centinaia le attività commerciali di Roma e provincia controllate dalla Guardia di Finanza per verificare la corretta esposizione dei prezzi al pubblico e sventare ogni possibile pratica speculativa, commessa approfittando dell’aumento vertiginoso della domanda di mascherine e disinfettanti.

L’attività rientra nel più ampio dispositivo di contrasto agli illeciti ai danni dei commercianti e della cittadinanza in generale, divenuta ancor più incisiva e necessaria in una fase momento delicata come quella che sta attraversando il Paese.

Ovviamente, in situazioni come quella che si sta attraversando può capitare che qualcuno dotato di maggiore intraprendenza provveda autonomamente alle proprie necessità realizzando da sé oggetti come le mascherine, magari facendone dono ai propri conoscenti.

In questi casi, seppure tali oggetti siano “fuori norma” si tratta comunque di piccoli gesti, liberalità sulle quali è normale transigere, diverso è invece quando la produzione fuori norma è in quantità superiori e, soprattutto, viene destinata alla commercializzazione al nero, poiché prive delle caratteristiche sanitarie previste dalla normativa europea (ed ecco qui l’importanza del bollino CE).

Le mascherine protettive, infatti, devono presentare tutte le caratteristiche idonee all’adeguato filtraggio dell’aria inspirata dalla persona che la indossa.

Nella caso della farmacia di Guidonia poi, le mascherine illegalmente vendute “sottobanco” a prezzi eccessivamente alti, non riportavano sulle etichette neppure le necessarie indicazioni relative alle caratteristiche tecniche, con possibile grave pregiudizio per l’utilizzatore.

Materiali realizzati all’estero e poi introdotti in Italia oppure fabbricati addirittura in territorio italiano, in qualche laboratorio artigianale clandestino,

In quest’ultimo caso si sono integrate diverse violazioni di legge: quelle alla normativa europea, quella sulla sicurezza del prodotto e la già citata manovra speculativa su merci.

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