I sei Stati, più il collegio dei democratici all’estero che hanno votato martedì 10 marzo alle primarie USA, mettevano in palio 349 delegati alla convention del partito. Joe Biden ha vinto in quattro, tra i quali il Michigan, che ne metteva in palio il numero più elevato: 125.
A Sanders è sfuggita questa preda, ovvero lo Stato del Midwest in cui vinse le primarie quattro anni orsono contro Hillary Clinton, che poi risultò essere uno di quelli determinanti alla vittoria di Donald Trump nel successivo voto presidenziale.
SANDERS SCONFITTO TRA LA WORKING CLASS
Tra la classe operaia del Michigan, Sanders ha giocato le sue migliori carte ed ha perso. Qui più che altrove, si è ricomposta attorno a Biden, la grande coalizione socio-demografica che consentì a Barak Obama di vincere due mandati alla Casa Bianca.
La corsa tra Biden e Sanders è racchiusa tra i confini di un pugno di Stati e non è per caso che essa sarà sancita nella convention prevista dal 13 al 16 di luglio a Milwaukee, nel Wisconsin. Un altro Stato del Midwest che votò a favore di Trump nel 2016.
BIDEN COMINCIA A VEDERE LA NOMINATION
Bernie Sanders riesce a tenersi a galla vincendo nello Stato di Washington e nel North Dakota, ma il numero di delegati fin qui conquistati alla primarie dai due candidati, vede ora l’allungo di Biden con 935 su Sanders, che ne conta 777.
Per assicurarsi la nomination ne servono almeno 1.991 e Biden può, in prospettiva, contare anche su quelli di Bloomberg (61), Buttigieg (26) e Klobuchar (7), ritiratisi dalla corsa dopo aver espresso il loro appoggio all’ex vicepresidente di Obama.
DECISIVO IL VOTO DEGLI SWING STATE
Prossimo appuntamento martedì 17 marzo, quando andranno a votare Florida con 219 delegati e Arizona 74, ma anche Illinois 155, Ohio 136, quest’ultimi sulla Rust belt, la fascia della ruggine degli Stati “in bilico” prima delle presidenziali 2016.
