INTELLIGENCE, Italia. Presentata a Roma la relazione sulla Politica dell’Informazione per la Sicurezza 2019

Minacce e prospettive alla luce degli ultimi sviluppi. Ecco gli abstract suddivisi per capitoli, la versione integrale è disponibile Online in versione PDF e in formato e-book, visualizzare e scaricare il documento accedendo al link http://www.sicurezzanazionale.gov.it/sisr.nsf/relazione-2019.htlm

 

SCENARI GEOPOLITICI

Nord Africa, 2019 all’insegna del mutamento; radicalizzazione e minaccia jihadista. Le realtà del Nord Africa hanno conosciuto un 2019 all’in­segna del mutamento, quasi a voler individuare un nuovo e più stabile equilibrio a otto anni dalle rivolte del 2011. In diversi Paesi le popolazioni sono scese nuo­vamente in piazza e sono andati articolandosi importanti processi di ricambio generazionale e delle élite. Hanno altresì continuato a incidere sulla normalizzazione dell’area pervasivi fenomeni di radicalizzazione e una resiliente minaccia jihadista.

Libia, azione intesa a tutelare interessi e assetti nazionali. L’attività informativa si è prioritariamente appuntata sugli sviluppi in Libia, in un’azione a tutto tondo intesa a tutelare interessi e assetti na­zionali presenti nel Paese, a supportare la nostra démarche politico-diplomatica in un’ottica di ricomposizione inclusiva della crisi, a prevenire proiezioni terrori­stiche, a contrastare le strategie criminali che sfruttano la spinta migratoria.

Libia, la crisi ha evidenziato la sussistenza di almeno tre diversi piani di crisi. L’andamento della crisi ha evidenziato il sussistere di almeno tre diversi piani: quello interno, politico-ideologico, del confronto tra il polo Tripoli-Misurata e le forze di Haftar; quello, sottotraccia, di milizie, clan e tribù alla ricerca di propri spazi di manovra anche al di là delle rispettive affiliazioni; quello regionale e internazionale, rivelatosi prevalente, in cui i riflessi dello scontro intra-sunnita hanno disegnato i contorni di uno dei più classici esempi di guerra per procura dei nostri giorni.

Libia, gioco di sponda tra Mosca e Ankara; proiezioni cinesi. È andato in particolare emergendo un gioco di sponda tra Mosca e Ankara che è parso funzionale a garantire ad entrambe maggior peso specifico in Nord Africa e nel Mediterraneo. Sviluppo, questo, che in punto d’analisi va messo a sistema con le vistose proiezioni cinesi in quel bacino e nell’intero continente africano.

Libia, Intelligence: tre ricadute della crisi. In Libia restano all’attenzione dell’intelligence taluni effetti collaterali del conflitto, verosimilmente destinati a sopravvivergli: l’afflusso di importanti aliquote di mercenari stra­nieri; la ripresa dell’attivismo di DAESH nel Sud; il rischio dell’emergere di rotte che, attraverso l’hub sudanese, si prestano ad essere sfruttate per con­durre i returnees africani dal teatro siro-iracheno verso le aree desertiche meridionali.

Libia, crisi condiziona sicurezza quadrante maghrebino. Con tutto il suo portato destabilizzante, la crisi libica ha continuato a con­dizionare la sicurezza dell’intero quadrante maghrebino, teatro dell’attivismo di estremisti e reclutatori che si giovano delle porosità confinarie.

Sahel, trend: forte decadimento delle condizioni di sicurezza. Ha trovato significativa conferma il trend di forte decadimento delle condizioni di sicurezza nell’area sahelo-sahariana, segnata da problematiche strutturali e da gravi deficit di governance, all’attenzione informa­tiva per il proliferare di gruppi terroristici, l’incremento dei traffici illeciti anche a carattere transnazionale e per il rischio di contaminazioni tra sodalizi criminali e circuiti jihadisti. Un contesto, quindi, connotato da vulnerabilità di plurima na­tura e in cui l’impegno dell’intelligence è stato volto prioritariamente a tutelare gli assetti italiani colà presenti per attività di formazione e sostegno (Missione bilaterale di supporto nella Repubblica del Niger-MISIN e missioni sotto egida ONU ed Unione Europea).

Sahel, potenziale epicentro jihad globale. A fronte di molteplici iniziative di stabilizzazione le criticità si sono acuite al punto da connotare l’area quale potenziale epicentro del jihad globale. Le forma­zioni saheliane – in particolare quelle aderenti a Daesh e le varie sigle qaediste raggruppate nel cartello Jamaat Nusrat al Islam wal Muslimin (JNIM) hanno po­tenziato le loro attività grazie ad un mix di tattiche funzionali alla loro espansione geografica e crescita operativa: sinergie che oltrepassano gli aspetti ideologici; accorto uso dei finanziamenti derivanti da interazioni con le reti dei traffici illega­li, che individuano in quei territori percorsi privilegiati; capacità di inserirsi nelle tensioni etnico-sociali e di raccogliere le rivendicazioni dei settori più marginaliz­zati, convogliandole in nuove, eterodosse narrative di rivalsa e recupero di status.

Africa orientale, Kenya principale obiettivo formazione qaedista. Il Kenya si è confermato il principale obiettivo oltreconfine della formazione qaedi­sta, che qui si è avvalsa altresì di consolidati rapporti con le locali reti criminali ed è stata in grado di colpire obiettivi sensibili anche nella capitale, come dimostrato dal cruento attacco al Dusit D2 Hotel (15 gennaio). Un’azione complessa di cui vanno evidenziati l’impiego di un commando interamente kenyota (incluso l’attentatore suicida) e la rivendicazione, che ha ascritto l’opera­zione alle direttive impartite dallo stesso al-Zawahiri per rispondere alla «giudeiz­zazioneÖ della Palestina”: elementi che confermano le aspirazioni globaliste di al-Shabaab tratteggian­done la presa su contesti non somali.

Medio Oriente, Daesh conserva una portata destabilizzante. Un considerevole impegno informativo e d’analisi è stato riservato anche nel 2019 al quadrante mediorientale che ha visto interagire dina­miche di crisi complesse, in forte evoluzione e dalla traiettoria incerta. Questo in un contesto in cui il confronto tra USA e Iran ha fatto registrare nuovi apici di tensione, di potenziale impatto sulla sicurezza in­ternazionale, e mentre Daesh, pri­vato del territorio e, in ottobre, del suo leader al-Baghdadi, ha conservato portata offensiva e destabilizzante nel­la sua ritrovata dimensione insorgen­te, mantenendo inalterata la sua ambizione a porsi quale riferimento ideologico del jihad globale.

Siria, consolidamento del ruolo russo quale dato di maggior spessore. Il dato di maggior spessore geostrategico che emerge ad oggi dalle ceneri del conflitto siriano è il consolidamento del ruolo della Russia, che, forte della capacità di interloquire con tutti i player regionali a vario titolo coinvolti nella crisi, ha pro­mosso con Turchia ed Iran, e in sintonia con Damasco, l’avvio dei lavori del Comitato Costituzionale siriano, chiamato a favorire, a oltre cento mesi dall’inizio della crisi, il dialogo tra regime e opposizioni.

Iraq, impegno a supporto e tutela del contingente nazionale. Quanto all’Iraq, l’impegno del dispositivo estero dell’intelligence si è focalizzato sulla situazione di sicurezza, a supporto e tutela del Contingente nazionale, in ragione soprattutto della minaccia posta da Daesh, che nella fase post-califfale ha affi­dato la sua strategia offensiva a cellule insorgenti ben addestrate, attive in parti­colare nella parte nord-occidentale (Mosul, Salahuddin, Diyala e Kirkuk).

Balcani: monitoraggio su estremisti, criminalità e clandestini. Il monitoraggio dell’intelligence in direzione dei Balcani occidentali ha riguardato soprattutto quei fenomeni suscettibili di impattare sul territorio nazionale: la presenza di circuiti estremisti, in collegamento con soggetti radicali della diaspora in Europa, Italia inclusa; l’operatività di agguerrite organiz­zazioni criminali con proiezioni anche nel nostro Paese; l’attivismo di elementi e gruppi che facilitano il transito di flussi migratori clandestini in direzione dell’Unione europea.

Balcani, valenza peculiare del fenomeno del «jihad di ritorno». Il fenomeno del jihad di ritorno, che fa contare nella regione diverse centinaia di returnees autoctoni, ma che annovera, verosimilmente, anche mujaheddin di diversa provenienza, assume per il contesto balcanico una valen­za del tutto peculiare. Va infatti ad incidere in un tessuto che presenta storiche enclave di orientamento oltranzista ed estese aree di permeabilità al messaggio jihadista, favorite dalla persistenza di condizioni di disagio socio-economico.

Afghanistan, quotidiane segnalazioni di minaccia raccolte dall’Intelligence. Le riferibili ora alle istituzioni afghane ora alla presenza internazionale, raccolte dal dispositivo estero dell’intelligence risultano coerenti con una situazione di sicurezza che ha registrato uno degli anni peggiori dell’ultima decade, vedendo concretizzate, tra l’altro, azioni con ordigni esplosivi di particolare potenza e ine­dite per target, come quella compiuta il 24 novembre a Kabul, per mezzo di una mina magnetica, ai danni di un veicolo delle Nazione Unite.

Cina e Russia, interesse dell’Intelligence sui piani geopolitico e geoeconomico. Nell’ottica dell’interesse nazionale, si è guardato in particolare alle proiezioni di Cina e Russia sul piano geopolitico e geoeconomico con riguardo, per Mo­sca, ai profili energetici e, per Pechino, alle strategie di investimento nel quadro della Belt and Road Initiative.

Russia, ritorno sulla scena mediorientale e agenda afghana. Al ritorno di Mosca sulla scena mediorientale, prodottosi a seguito dell’intervento nel conflitto siriano e successivamente conso­lidatosi senza incontrare apprezzabili ostacoli, si sono aggiunti i contorni di un’ambiziosa agenda africana: in forza di quest’ultima, Mosca intende combinare l’azione di influenza esercitata in misura crescente nei Paesi della sponda sud del Mediterraneo con il ripristino delle sinergie in vigore in epoca sovietica con le Na­zioni dell’Africa subsahariana/australe. Ciò con l’obiettivo di recuperare il ruolo pienamente all’altezza degli altri player (Stati Uniti, Cina, UE e, in misura minore, potenze ex-coloniali) che hanno in questi anni ingaggiato il continente africano.

Cina, 2019: anno di sfide delicate per il gruppo dirigente. Anche nel caso della Cina, il 2019 ha delineato, nella lettura dell’intelligen­ce, un quadro complessivo controverso. Il progressivo rallentamento dell’econo­mia, le sempre più incerte prospettive demografiche, le turbolenze manifestate­si in forme diverse nella “periferia” del Paese – a partire da Hong Kong e dalla provincia dello Xinjiang -, il confronto, talora aspro, con gli Stati Uniti in nome della competizione economica e della supremazia tecnologica nonché, da ulti­mo, l’esplosione dell’epidemia di Coronavirus si sono rivelati sfide quanto mai delicate per il gruppo dirigente.

Cina, controllo delle «terre rare»: possibile confronto con gli Usa. Il tema del controllo delle cd. Terre rare (complesso di 15 elementi appartenenti alla categoria dei lantanidi – ai quali, per comunanza di caratteristiche, vengono abitualmente associati scandio e ittrio – che trovano applicazione come process/product enablers in molteplici ambiti hi-tech) si è proposto nel corso del 2019 come rinnovato, possibile paradigma di confronto tra Stati Uniti e Cina. Pechino si è affermata da oltre un ventennio in qualità di primo esportatore mondiale di Terre rare.

Artico, terreno di confronto economico e commerciale. L’occhio dell’intelligence ha colto nel 2019 un deciso avanzamento del pro­cesso di integrazione nel cosiddetto “spazio globale” delle Regioni Artica e Antar­tica, ormai percepite quali nuove frontiere dello sviluppo economico e commerciale. Si tratta di un’evoluzione favorita dal rapido scioglimento dei ghiacci polari, che interviene in un contesto nel quale il confronto strategico trova sempre più spesso manifestazione in aree periferiche del globo, attraverso la lente della competizione economica e della lotta per la gestione delle risorse.

MINACCCE ALL’ECONOMIA NAZIONALE E AL SISTEMA PAESE

Intelligence, presidio economia in uno scenario mondiale fragile e volatile. A fronte di uno scenario geo-economico mondiale caratterizzato da fragili­tà e volatilità, sulle quali si innesta una competizione internazionale sempre più accesa e agguerrita, l’impegno del Comparto intelligence a presidio dell’economia nazionale è stato volto a garantire l’afflusso in sicurezza di capitali nel nostro tessuto produttivo, a supportare l’internazionalizzazione delle imprese italiane e a preservare le filiere industriali, a partire da quelle operanti nei settori di rilevanza strategica, da aerospazio, difesa e sicurezza a trasporti, infrastrutture e telecomu­nicazioni.

Golden Pover, più incisivo ed efficace controllo sugli investimenti esteri. Nel 2019, il Governo ha mirato a rendere più incisivo ed efficace l’esercizio del Golden Power sul controllo degli investimenti esteri, esten­dendone l’ambito di applicazione, tra l’altro, a quei settori che hanno acquisito crescente rilevanza in connessione con gli avanzamenti tecnologici e che risulta­no particolarmente esposti alla competizione globale. In questo senso, con la leg­ge 133/2019, di conversione del decreto legge 105/2019 (recante “disposizioni urgenti in materia di perimetro di sicurezza nazionale cibernetica e di disciplina dei poteri speciali nei settori di rilevanza strategica”) si è voluto assicurare imme­diata tutela ad ambiti quali l’intelligenza artificiale, la robotica, le biotecnologie e i media, in sintonia con le previsioni del Regolamento (UE) 2019/452.

2019: prioritaria attenzione dell’Intelligence sulle manovre tese all’acquisizione di imprese. Alla prioritaria attenzione intelligence sono state quelle manovre di acquisizione di imprese nazionali in vario modo suscettibili di determinare una perdita di know how e di competitività con riflessi sulle capacità produttive e sulle prospettive occupazionali. La ricerca informativa è stata orientata soprattutto ad approfondire natura e matrice degli investitori esteri, tenuto conto che, quanto più azionariato e governance risultano riferibili ad entità pubbliche e/o opache, tanto più elevato è il rischio che i deal si prefiggano anche finalità “altre”, pure di ordine non convenzionale.

2019, attività di Intelligence indirizzata verso i fenomeni di concorrenza sleale. L’attività info-operativa è stata anche indirizzata verso i fenomeni di concorrenza sleale in danno delle nostre imprese: dumping, acquisizione indebi­ta di informazioni sensibili aziendali e know how, azioni di influenza e campagne disinformative/denigratorie hanno rappresentato, anche nel 2019, strumenti di alterazione delle ordinarie dinamiche di mercato.

2019: lancio iniziativa Asset per rafforzare il rapporto con le imprese. Nell’ottica della promozione e diffusione della cultura della sicurezza si è avvertita l’esigenza di strutturare, rafforzare ed estendere il rapporto degli Organismi informativi con il mondo imprenditoriale, guardando non solo agli operatori strategici, ma anche alle piccole e medie imprese, ossatura del nostro tessuto produttivo, più vulnerabili alle iniziative di ingerenza e spionaggio da parte di attori ostili. È quindi maturata l’idea di dar vita ad “Asset”, una “missione itinerante” dei Vertici e di specialisti del DIS in diverse realtà del territorio nazionale, per far conoscere mandato e prospettiva del Comparto informativo, sensibilizzare gli operatori economici sulle tipologie della minaccia e fornire indicazioni sulle possibili contromisure.

2019, attenzione dell’Intelligence sul segmento telecomunicazioni.

Ha catalizzato l’attenzione dell’intelligence il segmento delle tele­comunicazioni, con riferimento tanto alle prospettive connesse alla tecnologia 5G, quanto all’integrità e allo sviluppo dell’attuale sistema infrastrutturale, con­nettore indispensabile in un ambiente sempre più digitalizzato.

2019, attività dell’Intelligence anche su settori trasporti e logistica. L’attività intelligence ha interessato inoltre: il settore trasporti e logistica, specie per quel che concerne i porti anche in relazione agli accordi in fieri con Pechino nell’ambito della Belt and Road Initiative; l’automotive, in ragione della necessità di preservare il ruolo di traino economico e di volano della ricerca applicata ricoperto dalle pregiate filie­re nazionali della componentistica; il manifatturiero, espressivo delle eccellenze del Made in Italy, il farmaceutico e il biomedicale, fiori all’occhiello nel campo Ricerca & Sviluppo.

Continuativo e mirato impegno a tutela del sistema energetico nazionale. Continuativo e mirato è stato pure l’impegno degli Organismi informativi a tutela del sistema energetico nazionale, che, avviato sul sentiero della transizione verde, prospetta nuove sfide sul piano della sicurezza, di breve e di lungo periodo. Tenendo conto di entrambi gli orizzonti temporali, il monitoraggio dell’intelli­gence ha riguardato in particolare le dinamiche del settore privato, lo sviluppo tecnologico e l’evoluzione delle politiche energetico-ambientali a livello interna­zionale nonché la stabilità dei nostri approvvigionamenti.

Mafie: evoluzione tecnologica frontiera della minaccia. La produzione informativa sulla criminalità organizzata pone in luce l’attitudine dei sodalizi ad ade­guare ed affinare i propri strumenti operativi soprattutto per quel che attiene alla movimentazione e al reimpiego di denaro di provenienza delittuosa. Una versa­tilità illecita volta ad eludere i presidi antiriclaggio ed antievasione, ma che guar­da con crescente interesse anche alle nuove tecnologie digitali e agli strumenti di tecno-finanza, a partire dalle cripto-valute. In questo senso, gli inediti ambiti di agibilità offerti, di fatto, alle mafie dall’evoluzione tecnologica rappresentano senza dubbio la vera frontiera della minaccia, come peraltro testimoniato dalle specifiche iniziative normative assunte, nel corso del 2019, sul piano sia interna­zionale che nazionale.

Narcotraffico: sostenuto attivismo dei sodalizi nigeriani. L’attenzione dell’intelli­gence è rimasta elevata per ciò che concerne i sodalizi ni­geriani cosiddetti «cultisti», che, seppure duramente colpiti sul piano in­vestigativo e giudiziario, hanno continuato ad evidenziare un so­stenuto attivismo specie nel nar­cotraffico e nello sfruttamento della prostituzione. Le evidenze informative hanno riguardato, tra l’altro, le modalità di trasfe­rimento in madrepatria degli ingenti introiti – incluse le som­me di denaro drenate all’interno della comunità di connazionali – che confluiscono nelle casse delle consorterie maggiormen­te rappresentative.

TERRORISMO JIHADISTA

Terrorismo: raccordo permanente tra Intelligence e Forze di polizia. Prioritario per l’intelligence si è confermato, anche nel 2019, il contrasto alla minaccia terroristica di matrice jihadista. Si è trattato di un impegno a 360 gradi, in Italia e all’estero, tradottosi in ar­ticolate manovre informative nel monitoraggio delle evoluzioni del fenomeno e delle dinamiche interne alle principali formazioni, nell’analisi della propaganda ed in molteplici, complesse attività di approfondimento e riscontro. Tutto questo in raccordo permanente con le Forze di polizia – attraverso il Comita­to di Analisi Strategica Antiterrorismo e uno scambio informativo assiduo e circola­re – nonché con la Farnesina e lo Stato Maggiore della Difesa.

Daesh attore globale: sopravvivenza alla perdita di territorio e del leader fondatore. Se il collasso territoriale di DAESH, con la cattura di migliaia di jihadisti in Siria e Iraq, ha costituito un passaggio fondamentale nella lotta al terrorismo, la portata eversiva della formazione resta elevata e, come già accaduto per al Qaida, destinata a sopravvivere alla morte del suo leader fondatore. Tutt’altro che sconfitta come entità territoriale e nella sua dimensione ideologica, l’organizzazione ha mantenu­to postura e orizzonti dell’attore globale, confermandosi riferimento ideologi­co per simpatizzanti e sostenitori su scala mondiale; ha avviato una ridefinizione dei residui assetti organizzativi e di comando, anche per recuperare capacità di proiezione esterna; si è mostrata particolarmente vitale nelle aree di origine; ha rafforzato la propria presenza in quadranti africani ed asiatici, con una marcata e preoccupante concentrazione nel Sahel, stabilendo relazioni ora di competizione ora di cooperazione tattica con sigle del qaedismo storico.

Daesh, istigazione dell’azione: consigli pratici per gli attacchi. Daesh ha continuato, direttamente o attraverso i suoi mujaheddin virtuali, ad ispirare e istigare all’azione i suoi adepti, tentando pure di agire da “connettore” tra singoli soggetti e dispensando consigli pratici per realizzare attacchi contro i «crociati».

Daesh: consolidamento strutture clandestine e compimento azioni asimmetriche. Daesh si è mostrato particolarmente vitale nei territori di origine, ove ha consolidato le proprie strutture clandestine e portato a segno numerose azioni di natura asimmetrica. La tattica stessa dell’insorgenza sembra essere stata ele­vata a sistema con dedicate campagne mediatico/operative, a partire da quelle varate con il video messaggio di Abu Bakr al-Baghdadi del 29 aprile, nel quale si invitavano i seguaci a condurre una “guerra di logoramento” nel Levante e in Africa, specie in Libia, Mali e Burkina Faso.

Daesh: confronto con al-Qaeda in diverse aree. La proiezione di Daesh oltre la “culla” siro-irachena ha portato in più aree al confronto con al-Qaeda, finendo in ogni caso per incidere sulle già instabili condizioni di sicurezza. È il caso della Somalia ove, nonostante la presenza di un attore qaedista for­te, al-Shabaab-AS, l’attivismo della pur ridotta branca locale di DAESH ha deter­minato un ulteriore deterioramento della sicurezza del Paese. In tale quadrante, infatti, i rapporti fra le due organizzazioni sono stati competitivi, caratterizzandosi per un crescente numero di scontri armati e per vere e proprie campagne di al-Shabaab contro Daesh.

Daesh: focus su foreign fighters nei campi di Iraq e Siria. Tra i dossier securitari legati alla fase post-califfale si è confermato centra­le, per complessità e potenziali implicazioni, quello dei combattenti di DAESH e delle loro famiglie presenti in strutture e campi di detenzione in Iraq e Siria. La difficoltà di pervenire ad una puntuale quantificazione e identificazione di tali soggetti, il rischio di fughe, i problemi connessi al rimpatrio, alla gestione e al reintegro di interi nuclei familiari già intranei al progetto di al-Baghdadi hanno rappresentato, seppure in presenza di diversi numeri, sensibilità e legislazioni, un prioritario ambito di impegno per le intelligence a livello internazionale ed oggetto di assiduo scambio informativo e di analisi.

Daesh, donne e minori: urgente “disintossicazione”. La presenza, accanto a donne “irriducibili”, di molti minori allevati nel segno del jihad e della violenza segnala la necessità e l’urgenza di percorsi di “disintossicazione” tesi a scongiurare un “passaggio di testimone” alle nuove generazioni.

Jihad in Europa: minaccia prevalentemente endogena. Le azioni di stampo jihadista realizzate in Europa nel 2019 confermano l’insidiosità di una minaccia che resta prevalentemente endogena e che ha visto, in linea di continuità con gli ultimi anni, l’attivazione di lone wolf (lupi solitari), il ricorso a mezzi facilmente reperibili e pianificazioni poco sofisticate. Per tutte, Daesh ha continuato a rappresentare il principale ispi­ratore, attraverso gli appelli al jihad reiterati dalle “case madri” mediatiche o lanciati e ripostati dai sostenitori sparsi nel mondo, il cui ruolo è parso tanto più rilevante quanto più è andato ridimensionandosi l’apparato propagandistico ufficiale.

Terrorismo, attentatori eterogenei. L’eterogeneità del profilo degli attentatori è valsa a ribadire l’ampiezza del no­vero dei soggetti a rischio: individui con trascorsi criminali o con pregressi contatti con locali circuiti radicali; sostenitori attivi di organizzazioni terroristiche; internauti dediti al consumo e alla diffusione di manuali per la realizzazione di attentati fai da te.

Terrorismo, jihad digitale centrale: presa su vasto uditorio. Centrale il ruolo del jihad digitale che, nell’offrire agli aderenti una sorta di “cittadinanza” di un Califfato ancora in vita nella sua dimen­sione virtuale, consente all’organizzazione terroristica di mantenere presa su un vasto uditorio, promuovere contatti telematici tra propri affiliati e soggetti per­meabili al messaggio radicale, minori inclusi, incoraggiare da remoto processi di radicalizzazione e la maturazione di determinazioni offensive.

Terrorismo: minaccia composita sul territorio nazionale. Sul territorio nazionale l’intelligence ha dovuto misurarsi con una minac­cia composita, poiché riferibile a processi di radicalizzazione individuali, attivismo di soggetti attestati su posizioni estremiste, proselitismo, propositi ritorsivi da parte di Daesh, pervasiva pro­paganda istigatoria.

Radicalizzazione: rafforzate capacità di lettura e di prevenzione. Rispetto al fenomeno della ra­dicalizzazione si è risposto con un “presidio avanzato”, volto a rafforzare le capacità di “lettura” e di prevenzione dell’estremismo islamista attraverso lo sviluppo di sempre maggiori sinergie, oltre che con le Forze di polizia, con attori pubblici e privati operanti a livello territoriale.

Costante impegno su rischio ripiegamento in Italia di combattenti in fuga dai teatri del jihad. Costante impegno informativo è stato riservato al rischio di un ripiega­mento in Italia di combattenti in fuga da teatri di jihad (e di loro congiunti) e, più in generale, al possibile ingres­so/transito nel nostro Paese di stranie­ri a vario titolo connessi ad attori ter­roristici.

Radicalizzazione: le carceri continuano a costituire una realtà sensibile. Come per il resto d’Europa, l’ambiente carcerario continua a rap­presentare, anche in Italia, una realtà sensibile sotto il profilo della radicalizzazione islamista, che agisce, a sua volta, da moltiplicatore di tensioni e pulsioni violente, nei confronti tanto dei detenuti di fede non islamica o non aderenti alla causa jihadista, quanto degli agenti penitenziari e del sistema carcerario. Aggressioni, disordini e manife­stazioni di giubilo in occasione di attentati compiuti in Europa hanno fatto emer­gere la pericolosità di alcuni stranieri, detenuti per reati comuni e radicalizzatisi dietro le sbarre, per i quali è stato conseguentemente adottato provvedimento di espulsione.

Terrorismo: impiego di strumenti digitali e ricorso alla tecnofinanza per il finanziamento. Il sistema finanziario internazionale è chiamato a fronteggiare nuovi ambiti di vulnerabilità connessi al possibile utilizzo di strumenti digitali e di tecnofinanza anche per operazioni di finanziamento del terrorismo, sebbene la loro diffusione non sembri aver assunto, ad oggi, dimensioni, frequenza e modalità paragonabili a quelli fatti registrare dalla criminalità organizzata. Allo stato, infatti, le attività informative dedicate allo specifico fenomeno non hanno fatto emergere un siste­matico impiego delle valute virtuali per le operazioni di raccolta fondi né da parte di Daesh né ad opera delle compagini qaediste.

IMMIGRAZIONE CLANDESTINA

Immigrazione, Intelligence: repentine variazioni del trend. La strutturale dipendenza dei movimenti migratori da fattori push and pull (tra i quali spiccano le condizioni di crisi dei Paesi di partenza e gli squilibri de­mografici ed economici tra aree del mondo) fa sì che qualsiasi linea di tendenza debba considerarsi soggetta a variazioni anche repentine. Si tratta di dinamiche estremamente aleatorie rispetto alle quali resta, viceversa, concreta e urgente la necessità che l’Europa risponda ad un fenomeno che la investe nella sua interezza esprimendo una posizione unitaria e condivisa.

Immigrazione: specifica attenzione rivolta al teatro di crisi libico. Specifica attenzione è stata soprattutto riservata alle evoluzioni del teatro libico, anche a causa del perdurante conflitto in corso e dell’immutata operatività delle locali filiere criminali che lucrano sul traffico di esseri umani. Ciò potrebbe pure depontenziare le attività di vigilanza esercitate dalle Autorità di Tripoli con­tribuendo ad aumentare gli arrivi sul territorio nazionale. Il conflitto ha, da un lato, concorso a indebolire il presidio del territorio, e, dall’altro, determinato la chiusura di alcuni centri di raccolta, con relative ripercussioni sulle capacità di gestione dei migranti da parte della Libia, che ha continuato a rappresentare la principale meta per le correnti migratorie dal Sud del Continente (a novembre – secondo stime dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni – erano presenti nel Paese oltre 600mila migranti).

Immigrazione: gestione criminale permane fattore determinante. Un fattore de­terminante, di spinta, dei flussi migratori clandestini resta la gestione criminale delle tratte terrestri e marittime, a disegnare una mappa articolata “presidiata” da network delinquenziali di varia caratura e consistenza in cui ai profitti sui trasfe­rimenti si associano quelli del vasto indotto criminale che si alimenta negli snodi del traffico, lungo percorsi di viaggio sovente segnati da abusi e sfruttamento, nonché nei Paesi europei di transito e destinazione.

Immigrazione, sbarchi autonomi anche dalla Libia. Il fenomeno dei cd. sbarchi autonomi (detti anche occulti o fantasma) – che prevede il raggiungimento delle nostre coste, con naviglio di ridotte dimensioni, in elusione dei controlli e la successiva dispersione dei migranti sul territorio – è parso consolidarsi anche per le partenze dalla Libia, e non più solamente dalla Tunisia o dai litorali turco-ellenici.

EVERSIONE ED ESTREMISMI

Anarco-insurrezionalismo: ambienti dalle proiezioni imprevedibili. La minaccia anarco-insurrezionalista ha continuato a rappresentare un ambito di impegno prioritario per l’intelligence, tanto sul piano della ricerca quanto su quello dell’analisi. Si tratta di ambienti dalle proiezioni offensive imprevedibili che, anche nel 2019, si sono distinti per aver concretizzato, dichiarato o coltivato propo­siti ritorsivi connessi a sviluppi investigativi e giudiziari a carico di militanti d’area.

Anarco-insurrezionalismo: ricorso al sabotaggio, tra le più insidiose prassi operative. Tra le più insidiose prassi operative dell’anarco-insurrezionalismo resta il ricorso al sabotaggio, tradottosi in attacchi incendiari contro ca­bine dell’alimentazione elettrica situate in alcuni tratti nevralgici della linea fer­roviaria nazionale, come ad esempio l’episodio del 22 luglio ai danni dello snodo ferroviario dell’Alta Velocità di Rovezzano e quello del 6 novembre nei pressi della stazione Roma Tiburtina.

Anarco-insurrezionalismo: slanci in chiave antimilitarista, ambientalista e di contrasto del «dominio tecnologico». Sebbene l’anti-repressione abbia costituito tematica centrale e trainante per l’in­tero circuito militante, non sono mancati slanci mobilitativi in chiave antimilitarista, ambientalista e contro il «dominio tecnologico», in linea con la propensione dell’area ad attivarsi su più fronti nella prospettiva finale di un “abbattimento del sistema”.

Movimento antagonista: interesse per mobilitazione internazionale su cambiamento climatico. L’antagonismo ha mostrato interesse anche per le mobilitazioni indette a livello internazionale sulla questione del cambiamento climatico: sul terreno, partecipando a manifestazioni in varie città; sul piano propagandistico, ponendo strumentalmente in connessione ambientalismo, inte­ressi economici di multinazionali del comparto militare ed energetico e questio­ne migratoria, in una logica di contrapposizione tra “Occidente neo-colonialista e imperialista” e “sfruttati del Terzo Mondo”.

Destra radicale, allarme lanciato dai consessi internazionali di intelligence. L’attività degli organismi informativi in direzione della destra radicale ha necessariamente tenuto conto di uno scenario di fondo che, confermando gli allarmi lanciati nei più qualificati consessi internazionali d’intelligence, ha fatto registrare gravissimi attentati – a partire da quello di Christchurch del 15 marzo – e una molteplicità di episodi di violenza motivati dall’intolleranza religiosa e dall’odio razziale.

DOCUMENTO DI SICUREZZA NAZIONALE

Cyber, obiettivo primario dell’Intelligence: contrasto delle campagne di spionaggio digitale. In ragione dell’elevata disponibilità di tool offensivi e della loro estrema per­vasività e persistenza, l’arma cibernetica si è confermata, anche nel 2019, strumen­to privilegiato per la conduzione di manovre ostili in danno di target, sia pubblici che privati, di rilevanza strategica per il nostro Paese. Obiettivo primario dell’intelligence ha continuato ad essere il contrasto del­le campagne di spionaggio digitale, gran parte delle quali riconducibili a gruppi strutturati.

Cyber: gruppi APT privilegiano compromissione e-mail. I gruppi APT hanno continuato a privilegiare la compromissione dei sistemi di gestione e smistamento della posta elettronica, in cui sono state inoculate sofisticate ed inedite versioni di artefatti malevoli. In tale ambito, l’intelligence ha avuto modo di rilevare come gli attac­canti abbiano monitorato le comunicazioni elettroniche scambiate da utenti del target – tra cui anche quelle di figure apicali – procedendo poi a sottrarre illecita­mente i contenuti, il tutto in modo assolutamente stealth.

Cyber, target privilegiati: i sistemi informatici della Pubblica Amministrazione. Tra i target privilegiati si sono confermati i sistemi informatici di Pubbliche Amministrazioni centrali e locali. La ripartizione degli attacchi in ambito pubblico ha visto in leggero aumen­to quelli diretti verso i principali Ministeri ed in diminuzione quelli in danno di assetti IT di enti locali.

Cyber, haktivismo minaccia più consistente. Guardando alla minaccia dalla pro­spettiva degli attori ostili, il 2019, nel con­fermare il trend degli ultimi anni, ha iden­tificato l’hacktivismo come la minaccia numericamente più consistente, seguito dalle campagne digitali di matrice statuale, in leggero calo rispetto al 2018. Tale riduzione potrebbe tuttavia essere ascritta sia alle aumentate capacità di offuscamen­to degli attori statuali, sia alla crescente disponibilità nel dark web di impianti malevoli che contri­buiscono entrambe a rendere arduo il processo di attribuzione.

Cyber: predominante ricorso a tecniche di SQL injection e spear-phishing. Le tipologie di attacco rilevate han­no confermato il predominante ricorso dei gruppi antagonisti a tecniche di SQL Injection per violare le infrastrutture delle vittime, solitamente precedute da attività di scansione di reti e sistemi (cosiddette «Bug Hunting») alla ricerca di vulnerabilità da sfruttare nelle fasi successive dell’attacco. A tali tecniche si sono affiancate massive campagne di spear-phishing, tese vero­similmente all’inoculazione di impianti malevoli, quali web-shell e rootkit, di norma impiegati per acquisire il controllo remoto delle risorse compromesse.

Cyber: minaccia ibrida al fine di indebolire la tenuta dei sistemi democratici occidentali. La minaccia ibrida si è caratterizzata, anche nel 2019, per il pre­valente impiego di strumenti cyber per indebolire la tenuta dei sistemi democra­tici occidentali. Su tale fronte è proseguita l’azione di coordinamento del Comparto a livello sia nazionale, con l’avvio di dedicati raccordi inter istituzionali volti a mettere a sistema e potenziare le capacità di risposta del nostro Paese, sia internazionale, con l’obiettivo di seguire ed orientare in modo favorevole ai nostri interessi gli sviluppi sulla materia, nei molteplici esercizi dove la stessa è trattata.

5G: estensione del Golden Power. Il nostro Paese ha scelto di estendere al 5G l’ambito del cosiddetto «Golden PowerÖ, prescrivendo agli operatori di notificare i contratti per l’acquisizione di beni e servizi connessi a quelle reti conclusi con fornitori extra-europei. In tale contesto, il Governo può opporre il veto all’acquisizione o imporre prescrizioni di sicurezza, la cui attuazione è oggetto di specifico monitoraggio.

Cyber, significativo contributo dell’Intelligence al «Perimetro di sicurezza nazionale». Significativo è stato il contributo fornito dall’intelligence all’istituzione del «Perimetro di sicurezza nazionale cibernetica», volto a consentire al Paese di fronteggiare adeguatamente le sfide poste dall’evolversi della minaccia ciberne­tica nelle sue molteplici forme, definendo un’area di protezione rafforzata dei nostri asset ICT strategici, in un quadro di forte sinergia inter istituzionale e pub­blico-privato.

Cyber: compiti del DIS arricchiti da CSIRT

A qualificare ulteriormente gli avanzamenti nell’ecosistema cyber nazionale è intervenuta la costituzione presso il DIS del Computer Security Incident Response Team-CSIRT italiano (CSIRT), struttura che si affianca al Nucleo per la Sicurezza Cibernetica (NSC) e al punto di contatto unico NIS (anch’essi istituiti presso il Dipartimento e con i quali il suddetto Team è chiamato ad interfacciarsi) di cui risulta per­tanto potenziato il ruolo di snodo dei livelli politico, operativo e tecnico. Il DPCM prevede che la nuova struttura inizi ad operare entro maggio 2020, assumendo i compiti sin qui assolti da CERT-N e CERT-PA rispetto a cittadini, imprese e amministrazioni pubbliche.

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