EGITTO, la morte di Mubarak. A 91 anni si è spento l’ex rais

Per l ‘Occidente il generale succeduto a Sadat ha rappresentato un imprescindibile “uomo forte” nello scacchiere mediorientale. Forse il suo declino è iniziato con lo scontro intestino sottotraccia per il controllo dell’economia del Paese arabo

Muhammad Hosni Sayyid Ibrahim Mubārak è morto oggi all’età di novantuno anni in un ospedale militare della capitale egiziana.

Militare di carriera (era un generale dell’aeronautica) e successivamente anche personalità politica di primo piano nel mondo arabo, aveva ricoperto la carica di presidente del suo Paese per quasi trent’anni, a partire dal 14 ottobre 1981 (nell’immediatezza dell’assassinio del suo predecessore Anwar al-Sadat, azione compiuta da militari ribelli appartenenti al movimento dei Fratelli musulmani) fino all’11 febbraio 2011, quando venne deposto a seguito delle partecipate proteste di piazza che lui fece reprimere duramente.

A diffondere la notizia sono stati i media egiziani e, in seguito, la conferma del decesso è stata data alcuni minuti dopo dai suoi famigliari.

Mubarak aveva detenuto il potere per trenta anni, uno dei simboli di quell’autoritarismo in Nord Africa e nel Medio Oriente (i cosiddetti Paesi arabi «moderati») del quale l’Occidente ha avuto estremo bisogno nel tentativo di mantenere gli equilibri politici e strategici nell’importante regione.

Secondo quanto riferito dal figlio Alaa, Mubarak era stato ricoverato un mese fa in terapia intensiva a causa di un problema di salute, dove era stato sottoposto a un intervento chirurgico, ricovero confermato anche dal suo avvocato.

Nel 2011 la sua deposizione aveva aperto la strada alle prime elezioni democratiche nel Paese, nelle quali si era poi affermato il partito di matrice fondamentalista dei Fratelli musulmani (Ikwan al-Islami), formazione politica fino a quel momento duramente repressa dal regime autoritario, ma laico, al cui vertice c’era Mubarak.

Il successivo esecutivo uscito dalle urne, quello presieduto da Mohamed Morsi (anche lui recentemente deceduto in stato di detenzione) era stato a sua volta abbattuto da un colpo di stato militare, dopo che nuovi gravi e violenti disordini avevano riportato il Paese sull’orlo del caos.

Il generale dell’esercito Abdel Fattah al-Sisi, responsabile di quel colpo di stato, tuttora alla guida dell’Egitto, aveva ottenuto successivamente una formale sanzione al suo insediamento grazie alla sua elezione alla carica di presidente nelle successive elezioni.

Nel 2017 Mubarak era stato assolto dalla corte d’appello dall’accusa di aver dato l’ordine di sparare e uccidere manifestanti nel corso dei moti di piazza Tahrir del 25 gennaio 2011, ai quali si attribuisce la spallata della piazza che avrebbe messo fine al suo potere.

La prima sentenza di condanna all’ergastolo emessa a carico dell’ex rais per la morte di centinaia di manifestanti durante la Primavera egiziana, era stata successivamente ribaltata dal grado di giudizio successivo, che aveva stabilito la ripetizione del processo.

Mubarak poté così uscire dall’ospedale militare di Maadi, a sud del Cairo, dove era stato astretto a detenzione.

Coinvolto complessivamente in quattro processi anche con le accuse di corruzione e appropriazione indebita, alla fine ne era sempre uscito assolto, tranne che nel caso del procedimento intentatogli per aver utilizzato in concorso con i suoi figli del denaro pubblico allo scopo di ristrutturare la sua residenza personale, nel quale gli venne irrogata una condanna a tre anni di reclusione, per altro già scontata in precedenza nel corso de periodo della sua custodia cautelare.

Si può forse affermare che i suoi figli rientrino appieno nella sua fase di declino e caduta in disgrazia, infatti, l’inizio della fine del suo potere – condiviso con un establishment formato da alti gradi delle forze armate e altre componenti del micidiale Deep State egiziano – quello “Stato profondo” che in buona parte gli è sopravvissuto – può essere collocato immediatamente prima dell’esplosione delle proteste di piazza che dettero il via alla “Primavera egiziana”.

Una dinamica tutta interna ai palazzi del potere egiziani alla quale non è mai stato conferito adeguato risalto dai media.

Essa, avrebbe preso avvio nelle forme di uno scontro sottotraccia quando, ormai già malato, il presidente egiziano avrebbe tentato di sbilanciare in favore del gruppo di potere riconducibile al proprio figlio la gestione di una significativa fetta dell’economia nazionale, che, storicamente, nella sua massima parte è controllata da militari, elementi dei vari mukhabarat (gli apparti di intelligence) e uomini d’affari a loro vicini.

Un comunicato ufficiale diffuso nel pomeriggio ha reso noto che le esequie del deposto quarto presidente della Repubblica egiziana si occuperanno le stesse forze armate.

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