I dati relativi ai soggetti positivi al coronavirus trasmessi dagli ospedali delle varie regioni – ormai purtroppo non solo lombardi – al livello centrale, cioè all’Istituto Superiore della sanità.
In questa fase la preoccupazione primaria è quella di garantire alla persone risultate positive o sintomatiche il miglior livello di assistenza attraverso l’articolata rete di servizi resa disponibile.
Inoltre, è divenuta necessaria l’adozione di misure ispirate al principio di massima precauzione al fine di limitare e, quindi bloccare, la diffusione del virus. Questo anche attraverso l’adozione di alcune misure amministrative oltre, ovviamente, la sensibilizzazione della popolazione in ordine ai comportamenti più corretti da assumere per mantenere sotto controllo questa epidemia, quali le attenzioni all’igiene personale, agli eventuali contatti con soggetti risultati positivi al virus.
In questo senso si renderà necessario il supporto dei servizi sanitari, dei medici e delle farmacie, onde fugare dubbi ingeneratisi nella popolazione e fornire a essa risposte.
Il principio che informa la condotta delle autorità sanitarie e politiche è quello della massima precauzione, unito però all’approfondimento sistematico della catena epidemiologica dell’evento, poiché mano a mano che le conoscenze in materia progrediranno, in parallelo diverrà sempre più efficace la modulazione degli interventi di contrasto.
Il Ministero della Salute ha disposto una quarantena volontaria cosiddetta «fiduciaria» per le persone di ritorno da un viaggio in Cina nella finestra temporale degli ultimi quattordici giorni e di «sorveglianza attiva» per coloro i quali si sono recati in precedenza in aree a rischio.
I cittadini che ritengono di avere avuto contatti con persone contagiate da coronavirus devono chiamare il numero telefonico 112.
La situazione in Lombardia. Otto positività registrate nella giornata di oggi: cinque sanitari dell’ospedale di Codogno e tre pazienti. Il complesso approntato per fare fronte all’emergenza è attivo, da alcune ore si cercano di ricostruire le reti di collegamenti e legami avuti dalle persone risultate positive al virus.
Mediante l’emanazione di un’ordinanza riguardante l’area nella quale sono stati registrati casi di positività ai test del coronavirus, sono stati interessati dal regime di emergenza dieci comuni lombardi.
Si tratta delle municipalità di Codogno, Castiglione d’Adda, Casalpusterlengo, Fombio, Maleo, Somaglia, Bertonico, Terranova dei Passerini, Castel Gerundio e San Fiorano.
Secondo Silvio Brusaferro, dell’Istituto superiore di Sanità, «le misure che verranno adottate in Lombardia sono tra quelle più avanzate cui si è fatto ricorso nei paesi esteri al di fuori della Cina. Sono misure basate su evidenze ed esperienze maturate anche in alcune province cinesi che si stanno dimostrando efficaci nel controllo della diffusione».
Il ministro della salute Roberto Speranza ha sottolineato che in questo momento c’è bisogno di uno strettissimo coordinamento istituzionale, «dobbiamo lavorare insieme e unire tutte le forze di cui disponiamo».
Egli ha poi aggiunto che: «Ci sono già stati in Europa dei cluster, lo abbiamo visto in Germania, con sedici casi sostanzialmente tutti attorno alla stessa realtà aziendale, lo abbiamo visto in Francia, in alta Savoia, dove attorno a una scuola una serie di casi si sono succeduti, ora lo vediamo anche in Italia. L’Italia è pronta. Noi nei giorni scorsi avevamo preparato un piano, perché era evidente che ciò che è accaduto potesse in qualche modo verificarsi, ora si tratta di attuare nel modo più efficace possibile il piano già predisposto.
Un piano che, sempre secondo il titolare del dicastero della Salute, impone delle immediate scelte da compiere, «scelte di natura determinata, che investono un territorio che, chiaramente è stato circoscritto – si tratta dei dieci comuni lombardi sopra citati – poiché l’obiettivo essenziale che si vuole conseguire nelle prossime ore è quello di trattenere il virus entro una specifica area geografica».
Speranza ha poi concluso con un auspicio: «Penso che sussistano tutte le condizioni per gestire al meglio questa emergenza nel quadro di una sinergia inter-istituzionale».
Si sta lavorando a un’ordinanza a doppia firma (del ministro della salute e del Presidente della Regione Lombardia), con la totale condivisione del Commissario per l’emergenza coronavirus e Direttore del Dipartimento della Protezione civile Angelo Borrelli.
Con riguardo alla specifica area, essa disporrà tra l’altro disporrà la sospensione di tutte le manifestazioni pubbliche, di qualsiasi natura siano, la sospensione delle attività commerciali ad esclusione di quelle rivestenti pubblica utilità, la sospensione delle attività lavorative delle imprese che insistono su quel territorio, favorendo tuttavia modalità di lavoro che non prevedano la connessione diretta tra le persone (come ad esempio il telelavoro), la sospensione delle attività ludiche e sportive, nonché di quelle educative e dell’infanzia.
Le misure adottate verranno attuate sulla base di un tavolo di coordinamento a livello regionale e provinciale, con una “cabina di regia” che annovererà il ministro della salute Speranza, il Presidente della Lombardia Fontana, oltre al responsabile della Protezione civile e gli altri dirigenti regionali.
Per il Presidente Fontana si tratta «dell’unico mezzo attraverso il quale riuscire a bloccare questa possibile epidemia». Egli ha comunque rassicurato che, sulla base degli sviluppi della situazione nei prossimi giorni, a seconda degli sviluppi si potrà intervenire per modificare o ridurre le misure stabilite con l’ordinanza.
Allo stato attuale sono state individuate due strutture ricettive nelle province di Milano e di Piacenza in grado di assicurare il ricovero di 150-180 persone, è in corso un censimento di altre strutture, incluse quelle alberghiere.
Il Ministero della Salute ha varato un piano speciale che prevede la diffusione sul territorio nazionale di dispenser con disinfettanti per le mani, che dovrebbero essere collocati in prossimità delle fermate delle metropolitane, nelle stazioni ferroviarie, negli aeroporti e negli luoghi pubblici maggiormente affollati, allo scopo di garantire il massimo livello d’igiene e contrastare anche la possibile diffusione del virus.
I casi di contagio in Veneto. Nella giornata di ieri sono stati inoltre accertati i primi due casi di contagio da coronavirus in Veneto.
È intanto deceduto uno dei due pazienti ricoverati a Padova, entrambi anziani, che erano risultati positivi al test effettuato e quindi messi in isolamento nel reparto malattie infettive della locale azienda ospedaliera. La persona morta era un muratore in pensione di settantotto anni.
I loro tamponi, già risultati positivi al virus, erano stati inviati per l’effettuazione di più approfonditi riscontri all’istituto Lazzaro Spallanzani di Roma e si attendevano gli esiti degli ulteriori esami peritali.
Fino a quel momento nel Veneto i casi sospetti erano nove, riferiti a soggetti presentanti lievi sintomatologie respiratorie e che rientrati in Italia da aree a rischio della Cina, ma comunque tutti risultati negativi ai test di laboratorio.
Nella regione, in serata il numero dei bambini e degli adulti in isolamento fiduciario ammontava a settantasette.
La nuova fase. Secondo il professor Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, i casi segnalati in Lombardia sono i primi che si sono verificati sul territorio italiano e sarebbero indice dell’inizio di una nuova fase.
«Per la prima volta – ha aggiunto – siamo passati da casi di importazione a casi di circolazione locale del virus. Tuttavia, al momento non c’è motivo di elevare il livello di allarme in Italia.
Al riguardo, il presidente della Società malattie infettive e tropicali Marcello Tavio, ha tenuto a sottolineare che Il massimo livello c’è «se si contano molti casi autoctoni in varie parti d’Italia, cioè servono focolai plurimi che si accendono contemporaneamente. Soltanto a quel punto non vale più il criterio epidemiologico di contatto con una persona che ha avuto o ha il virus o è stata in un paese ad alto rischio, perché chiunque potrebbe avere il virus, ma siamo ancora fuori da questo scenario».
Egli ha quindi aggiunto che in Italia «siamo ancora in una situazione in cui il criterio epidemiologico, ovvero il contatto con persona malata o che proviene da un’area infetta, ha grande valore».
Quanto alla possibilità di trasmissione asintomatica del nuovo coronavirus, Tavio ha poi precisato che «le persone nella fase presintomatica, quando sono cioè asintomatiche ma di lì a poco sviluppano la patologia, sono potenzialmente infettive. Ci sono invece dubbi sui soggetti che restano totalmente asintomatici: per il momento non possiamo dire che le persone completamente asintomatiche trasmettono efficientemente l’infezione».