CULTURA, cinema. L’Europa desolata della grande guerra, nel film 1917 di Sam Mendes

“Aprile è il più crudele dei mesi, genera lillà da terra morta, confondendo memoria e desiderio”. E’ l’incipit del poema di Thomas Eliot, “La terra desolata”. Un territorio devastato, simbolo della crisi e della sterilità della civiltà occidentale che si accompagna all’illusione della bellezza espressa dalle effimere fioriture di primavera.

E’ probabilmente ricordando questi versi che Sam Mendes ambienta il suo “1917” nel mese di aprile. Non c’è niente di nuovo sul fronte occidentale e la guerra civile europea, cominciata con l’assassinio di Sarajevo, miete le sue vittime. Le tempeste d’acciaio sono abuliche attese in trincea e sanguinosi assalti all’arma bianca.

LA VERA OPERAZIONE ALBERICO

Uno stallo in cui nessuno guadagna un metro di terreno, a meno che qualcuno decida di abbandonare le posizioni. Lo faranno i tedeschi che si ritirano per far avanzare il nemico e coglierlo di sorpresa. Esattamente ciò che sta per accadere al battaglione britannico Devon che ha programmato un attacco.

Si tratta dell’operazione Alberico con la quale i tedeschi arretrarono di una quarantina di chilometri per avere un fronte più corto e più difendibile. Il territorio francese che lasceranno dietro di loro è terra bruciata e sterminio sistematico di animali da allevamento, per impedire che possano alimentare il nemico.

FERMARE LA STRAGE ANNUNCIATA

La missione dei due protagonisti del film, uno dei quali ha un fratello che fa parte proprio del battaglione Devon, è quella di consegnare un ordine che fermi il massacro annunciato. Un viaggio che i protagonisti compiono attraversando l’orrore della guerra e le trincee disseminate di trappole esplosive.

Ormai è un conflitto il cui vincitore sarà colui che riesce a sopravvive, come dice l’ufficiale destinatario del messaggio di fermare l’attacco. Un colonnello riluttante ad eseguire l’ordine superiore, perché consapevole che si tratta solo di un massacro rimandato di qualche giorno.

IL DESTINO DEI FIORI DI CILIEGIO

Quegli uomini hanno lo stesso destino dei fiori di ciliegio, sono tanto forti da fiorire da alberi tagliati, eppure sono già predisposti a cadere al suolo al primo soffiare del vento. Ciò che lascia presagire la pioggia di petali che coglie il sopravvissuto mentre sta quasi per morire nel fiume.

La storia, inizia e si conclude sotto un albero, racchiusa in un unico – finto – piano sequenza di 110 minuti. Una scelta stilistica che immerge lo spettatore nella storia, consentendogli di esplorare lo spazio insieme ai protagonisti e di crearsi una mappa virtuale del campo di battaglia.

Nel solco di “Orizzonti di gloria” di Kubrick – rievocato nelle carrellate in trincea e nella struggente canzone sul finale – ma anche di “Salvate il soldato Ryan” di Spielberg, Sam Mendes mescola l’estetica del cinema a quella dei videogiochi. Tra molto compiaciuto virtuosismo e qualche bel momento di poesia.

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