AMBIENTE, calamità. Incendi, nuove tecnologie di contrasto: la “HyDrop” della Elbit

Dal settore della difesa è stato sperimentato un sistema antincendio impiegabile in volo anche da alte quote. Sfere liquide biodegradabili sganciate su una traiettoria balistica che consente di investire con precisione le zone in fiamme

Estinguere gli incendi con un minore impiego di risorse mantenendo allo stesso tempo gli operatori in una condizione di maggiore sicurezza, un risultato che, grazie a una serie di dimostrazioni pratiche, la Elbit afferma di avere conseguito.

L’impresa israeliana, nota per le sue ricerche e le realizzazioni di prodotti destinati ai settori della difesa e della sicurezza, ha sperimentato con successo una nuova tecnologia antincendio impiegabile da aeromobili anche da elevate quote di volo

Si tratta della cosiddetta tecnologia «HyDrop», che permette l’effettuazione di missioni aeree antincendio sia con la luce del giorno che di notte utilizzando sia aeromobili ad ala fissa che ad ala rotante.

Il nuovo sistema è stato recentemente testato con successo, dimostrando sul campo la propria efficacia nel corso di una dimostrazione effettuata a beneficio delle autorità dello Stato ebraico e della stampa.

Uno degli aspetti innovativi è quello relativo alla guida delle sostanze estinguenti sulle fiamme, soluzione mutuata da quella che trova ormai da anni una diffusa applicazione nella guida balistica terminale sul bersaglio delle armi sganciate dagli aerei e dagli elicotteri militari.

Ma le novità di HyDrop non si limitano a questo, poiché al posto dei tradizionali liquidi estinguenti e/o ritardanti, sul punto di rilascio individuato vengono indirizzate delle sfere liquide biodegradabili riempite di acqua, schiuma o sostanze ignifughe.

Esse vengono contenute in dispenser applicabili ai convenzionali aerei da carico oppure agganciati agli elicotteri.

Durante la citata dimostrazione – della quale è possibile vedere le immagini nel filmato pubblicato in pagina – due aerei della protezione civile hanno estinto le fiamme volando a 500 piedi dall’area interessata dall’incendio (poco più di 150 metri), quindi  da una quota quattro volte superiore a quella media in questo genere di missioni.

Il sistema è stato concepito per il rilascio di oltre una tonnellata e mezzo di sfere del peso di 140 grammi ciascuna, guidate su una traiettoria balistica calcolata per colpire con precisione l’obiettivo mediante un carico variabile da uno a due litri di liquido per la saturazione di un metro quadro di superficie.

La precisione del sistema è stata confermata nei test sperimentali, quando un velivolo ad ala fissa ha recapitato il 95% del suo carico sul bersaglio.

A partire dagli anni Cinquanta i corpi dei vigili del fuoco e i servizi di protezione civile hanno fatto ricorso al mezzo aereo per il rilascio di consistenti carichi di acqua o di particolari liquidi per spegnere le fiamme, impegnando gli operatori in missioni condotte da quote di 100-120 piedi, attività che tuttavia era quasi sempre possibile effettuare soltanto durante le ore diurne in ragione delle norme di sicurezza imposte per il volo a bassa quota.

Infatti, sorvolare terreni accidentati o centri abitati interessati da incendi che generano dense coltri di fumo comportano non indifferenti rischi per l’incolumità degli equipaggi.

Allo specifico riguardo, la Elbit ha inoltre dichiarato che il suo sistema HyDrop è impiegabile da quote comprese nella forbice aperta dai 500 ai 3.000 piedi (da 150 a 915 metri), cioè quote ritenute sicure per il volo notturno.

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