ISRAELE, elezioni politiche. Valle del Giordano: Gantz dichiara di sostenerne l’annessione

Boutade elettoralistica per sottrarre consensi al Likud? La sinistra intravede nel disperato tentativo del leader di Kahol Lavan i pericoli di una deriva a destra della coalizione all’opposizione. Sullo sfondo, il “piano di pace” di Trump influenza la campagna elettorale

Israele, Natanyahu e Gantz

Il leader dell’opposizione Benny Gantz, esponente della formazione politica Kahol Lavan, ha affermato che, qualora eletto premier, «coordinandosi con la comunità internazionale» si impegnerà a estendere la sovranità dello Stato ebraico alla Valle del Giordano.

Dal canto suo, l’attuale primo ministro in carica, Benjamin Netanyahu, che in precedenza aveva avanzato un suo piano di annessione di quello stesso territorio, non ha indugiato un istante approfittando dell’opportunità fornitagli dalle dichiarazioni rese dal suo principale avversario politico per chiedere un voto immediato alla Knesset senza attendere l’esito delle prossime elezioni al fine di fare approvare una decisione delicata come quella, divenuta a questo punto consensuale.

Tuttavia, negli ambienti del Likud si ha piena consapevolezza del fatto che la comunità internazionale non sarà mai d’accordo su un passo del genere, dunque Gantz adesso si trova esposto al fuoco incrociato dei likudnik, che con riguardo alla sue dichiarazioni parlano di pura e semplice propaganda,  e la sinistra che invece lo accusa di trascinare la coalizione in una pericolosa deriva a destra.

Il punto di vista di Gantz sulla Valle del Giordano ha suscitato forti critiche in alcuni settori del suo stesso partito, malgrado – con ogni probabilità – si tratti esclusivamente di una operazione propagandistica condotta in campana elettorale per sottrarre consensi al Likud attraendone parte dell’elettorato nel proprio campo.

Le ragioni alla base dell’assunzione di questa inedita posizione sulla Valle del Giordano da parte del leader di Kahol Lavan andrebbero rinvenute nelle complesse dinamiche in atto sullo scenario politico israeliano, rimesse parzialmente in discussione dal famigerato e tuttora oscuro “piano di pace” per il Medio Oriente proposto dal presidente Usa Donald Trump, in particolare dalla sua tempistica.

Evidentemente Gantz ha compreso di trovarsi spiazzato rispetto a esso, in una dimensione che lo ha visto sostanzialmente escluso dal canale relazionale con la Casa Bianca, poiché riguardo a tale spinoso problema l’amministrazione repubblicana in carica a Washington è stata in contatto praticamente solo con Netanyahu, mentre le ripetute richieste di incontro rivolte ai funzionari americani sono state ripetutamente eluse.

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