SALUTE, epidemie. Peste suina africana (ASF), sequestrati a Padova 10.000 chili di carne importata illegalmente dalla Cina

Ritirate dal mercato dieci tonnellate di prodotto dato il pericolo di contagio e posto preventivamente sotto sequestro l’esercizio commerciale gestito da un cittadino cinese che riforniva ristoranti e rosticcerie etniche. Le carni sequestrate sono state immediatamente distrutte

Nell’ambito del dispositivo permanente di contrasto ai traffici illeciti, predisposto dal Comando provinciale della Guardia di Finanza di Padova, i militari in forza alla Compagnia, in collaborazione con il Servizio veterinario e del SIAN (Servizio Igiene, Alimenti e Nutrizione) dell’Ulss 6 Euganea, hanno sequestrato presso un magazzino di ingrosso alimentare sito nella Zip di Padova 9.420 chilogrammi di carni suine di origine cinese, in quanto la relativa importazione è vietata sulla base di un provvedimento del Ministero della Salute finalizzato a scongiurare la diffusione anche in Italia dell’epidemia di peste suina africana che ha recentemente colpito la Cina.

Da una preliminare attività di analisi e approfondimento sui flussi di importazione delle merci dalla Cina effettuata dalle Fiamme gialle, avendo avuto particolare cura nel controllo di quelle di natura alimentare, i militari hanno proceduto successivamente alla mappatura e al monitoraggio degli esercizi commerciali dediti a tale commercio, operanti in particolare nella zona industriale patavina.

La società così individuata, gestita da un cittadino cinese, ha attirato l’attenzione degli investigatori a causa dello spiccato dinamismo che la contraddistingueva, in quanto essa, nell’arco di un brevissimo tempo, era divenuta una delle maggiori a livello regionale nel settore delle forniture all’ingrosso di prodotti etnici destinati alla ristorazione orientale.

L’analisi dei rischi ha consentito di intervenire in modo mirato al momento  dell’arrivo di un container di importazione (che ufficialmente trasportava solo generi alimentari di origine vegetale) al fine di verificarne la corretta rispondenza alla normativa doganale quanto a quella in materia di tracciabilità ed etichettatura.

Al momento dello scarico è stato constatato che i numerosi bancali di generi alimentari accatastati nei pressi del capannone in uso all’azienda ispezionata erano stati lasciati per lungo tempo nel piazzale antistante, in prossimità di un consistente ammasso di rifiuti, con conseguente pericolo per la salubrità degli alimenti in ragione delle precarie condizioni igienico-sanitarie.

È stato quindi appurato che tre dei quattro soggetti intenti allo scarico dell’automezzo erano sprovvisti di un regolare contratto di lavoro per le mansioni svolte per conto dell’impresa commerciale ispezionata, pertanto segnalata ai sensi della normativa giuslavoristica.

Richiesto il supporto del personale dell’Unità sanitaria locale – la ULSS nr. 6 Euganea di Padova -, in particolare degli ispettori del Servizio veterinario e del SIAN (Servizio igiene, alimenti e nutrizione).

Un primo esame della merce consentiva di verificare che tutte le derrate erano state stoccate in quel container, provocando un’interruzione della catena del freddo. Pertanto, l’intera partita di merce, consistente in circa 23.000 chilogrammi di prodotti vegetali, è stata sottoposta a sequestro amministrativo al fine di esperire analisi microbatteriologiche per scongiurare la circolazione di partite di merce nocive per la salute pubblica.

Nel corso delle operazioni di scarico del container, emergeva la preoccupante circostanza che i prodotti alimentari di origine vegetale altro non fossero che un carico di copertura per celare l’importazione illegale di carne suina.

Infatti, l’esame dei prodotti di origine animale consentiva al personale specializzato dell’ULSS di appurare che si trattava di 9.420 chilogrammi di carni suine provenienti dalla Cina, altamente pericolose per il grave rischio di contaminazione dovuto alla peste suina africana (ASF, African Swine Fever), malattia virale che ha colpito migliaia di capi in diversi paesi e che imperversa soprattutto negli allevamenti del continente asiatico.

Un carico decisamente corposo, a conferma che, con l’approssimarsi dei festeggiamenti del capodanno cinese, le carni suine sono particolarmente richieste dagli immigrati di quel Paese, che le acquistano a prezzi inferiori incuranti delle potenziali conseguenze per la salute.

Sentito il Ministero della Salute, il personale dell’ULSS ha emesso un provvedimento d’urgenza disponendo l’immediata distruzione delle carni illegalmente importate.

L’imprenditore cinese responsabile del fatto è stato deferito alla Procura della Repubblica di Padova per i reati di commercio di sostanze alimentari nocive (art. 444 c.p.), diffusione di malattie delle piante o degli animali (art. 500 c.p.), contrabbando (art. 282 del DPR 43/73 – testo unico leggi doganali) e per violazione della disciplina igienica della produzione e della vendita delle sostanze alimentari e delle bevande (artt. 8 e 12 della legge 283/62).

L’eventuale condanna a suo carico, essendo il fatto di particolare gravità e provocando pericoli alla salute pubblica, potrebbe condurre alla chiusura definitiva dell’esercizio e alla revoca del provvedimento amministrativo che consente lo svolgimento dell’attività commerciale.

Al riguardo, al fine di impedire fin da subito l’ulteriore perpetrazione di condotte criminali e alla luce dei numerosi precedenti specifici in capo ai titolari, il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Padova, su proposta della locale Procura della Repubblica, ha disposto il sequestro preventivo dell’attività commerciale subito eseguita dai Finanzieri.

L’impresa commerciale gestita dal cittadino cinese non andrà esente neppure da sanzioni in materia di normativa doganale poiché le carni suine sequestrate e successivamente distrutte erano state acquistate in contrabbando, infatti, erano state sdoganate a Rotterdam (Olanda) e poi importate nel territorio dell’Unione Europea senza pagare i dazi doganali e l’Iva (Imposta sul valore aggiunto), che ora la competente Agenzia delle Dogane provvederà a recuperare.

Alla luce del patrimonio informativo acquisito attraverso la disamina della documentazione fiscale reperita presso l’azienda, i Finanzieri, unitamente al personale dell’ULSS, hanno effettuato nei giorni seguenti tre ulteriori interventi presso due clienti e u concorrente della ditta cinese al fine di rinvenire eventuali altri lotti di carne suina illecitamente importati.

Altre irregolarità accertate hanno avuto a oggetto circa duecento chilogrammi di generi alimentari (animali e vegetali) rinvenuti presso i magazzini di rivenditori e ristoratori ispezionati, in quanto conservati in condizioni igieniche inidonee.

Ulteriori controlli sono in corso da parte dell’ARPAV con riguardo allo stoccaggio e allo smaltimento dei rifiuti.

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