L’arcivescovo Celestino Migliore è il nuovo nunzio apostolico in Francia, egli ha assunto l’ufficio a seguito della rinuncia da parte dell’arcivescovo settantacinquenne Luigi Ventura, recentemente coinvolto in un caso di molestie sessuali sul quale sta indagando la magistratura parigina.
Scegliendo Migliore il pontefice si è dunque orientato su un diplomatico di lungo corso, dato che l’arcivescovo sessantasettenne dal maggio del 2016 ricopriva il medesimo incarico presso un’altra importante nunziatura, quella di Mosca, esteso poi l’anno seguente anche all’Uzbekistan.
Oltralpe, Migliore dovrà affrontare una società moderna e secolarizzata, che in alcuni suoi settori registra anche un montante sentimento anticristiano.
La carriera diplomatica dell’arcivescovo cuneese ha avuto inizio quaranta anni fa presso la nunziatura dell’Angola, paese che da pochi anni si era liberato dalla colonizzazione portoghese.
In seguito aveva lavorato a Washington, al Cairo e a Varsavia, divenendo in seguito osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa, quindi era stato richiamato a Roma in qualità di sottosegretario per le Relazioni con gli Stati.
Gli incarichi successivi furono da nunzio, dapprima come osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite a New York, poi al vertice delle nunziature apostoliche a Varsavia e a Mosca.
Una esperienza, quest’ultima, che ne ha caratterizzato la propria formazione. Con riferimento ai rapporti tra la Chiesa ortodossa e quella cattolica egli si è recentemente espresso affermando che esse «rappresentano due storie, due culture, due mondi che per secoli sono andati avanti in parallelo. Se si sono incontrate, è per lo più sul terreno del pregiudizio e della diffidenza reciproca sfociati nella reciproca scomunica, in scaramucce e conflitti».
Migliore ha poi aggiunto che: «Pesa ancora il tempo perduto in reciproche recriminazioni teologiche ed ecclesiologiche, che in retrospettiva stanno perdendo la loro consistenza e si rilevano sempre più speciose e funzionali a una incapacità o scarsa volontà di riconoscere e approfondire, invece, le basi comuni e i punti di accordo».
L’arcivescovo Luigi Ventura, collocato a riposo dal 17 dicembre scorso per raggiunti limiti di età, aveva rinunciato al proprio incarico – rinuncia immediatamente accettata dal pontefice – a seguito della brutta vicenda nella quale era rimasto coinvolto in Francia, un caso di molestie sessuali – l’accusa è quella di «aggressione sessuale a danno di alcuni ragazzi» – per il quale il prelato era già stato ascoltato su propria richiesta dalla polizia giudiziaria francese nel mese di aprile del 2019, interrogatorio nel corso del quale si era reso disponibile al confronto con alcune delle sue presunte vittime.
Tre mesi dopo la Santa Sede decise di rinunziare all’immunità giurisdizionale della quale il prelato godeva in Francia in qualità di nunzio apostolico, garanzia della quale possono avvalersi i diplomatici in virtù della Convenzione di Vienna del 18 aprile 1961.
Il caso era esploso il 24 gennaio precedente, quando la magistratura parigina aveva avviato un’indagine a carico dell’arcivescovo Ventura a seguito di una denuncia presentata dalla municipalità della capitale francese.
In febbraio, un altro dipendente dell’amministrazione comunale aveva poi accusato di molestie il nunzio apostolico.