Come preconizzato in precedenza, la rappresaglia di Teheran per l’eliminazione del generale comandante della Quds Force ucciso dagli americani, nonostante le distensive dichiarazioni ufficiali dei vertici della Repubblica Islamica non si sarebbe esaurita nell’operazione “Soleimani Martire”, cioè nella selva di missili andati in parte fuori bersaglio e in parte a segno ma senza provocare vittime tra i militari statunitensi, un’azione in grande stile che era stata “comunicata” al nemico per il tramite del governo do Baghdad.
In molti avevano previsto una pianificazione a più ampio spettro includente obiettivi di varia natura e situati non soltanto in territorio iracheno.
E infatti, almeno stando alle informazioni diffuse da fonti israeliane, si registrerebbero alcune dinamiche che indurrebbero a ritenere una riconfigurazione del proprio complesso offensivo sul vasto teatro mediorientale da parte di Teheran.
Tali dinamiche possono venire interpretate nel senso di preparativi finalizzati al compimento successivo di azioni di natura bellica o terroristica, poste in essere da elementi propri (Pasdaran) e/o formazioni e milizie alleate.
Su impulso dei Guardiani della Rivoluzione (IRGC) elementi apicali delle milizie sciite irachene sarebbero stati trasferiti in Iran dopo avere evacuato i propri centri di comando e le proprie basi, principalmente nei maggiori centri urbani.
Contestualmente parte dei combattenti appartenenti queste stesse milizie si sarebbero confusi tra la popolazione irachena a seguito di un’apparente smobilitazione, recando tuttavia al seguito le loro armi.
Inoltre, alcuni comandanti delle milizie sarebbero stati rischierati in Siria nelle aree attualmente sotto il controllo del governo di Damasco.
Infine, la struttura militare del Partito di Dio libanese (Hezbollah) starebbe evacuando le proprie basi e le postazioni situate nella valle della Bekaa.
Intanto gli israeliani hanno liberato due cittadini siriani detenuti nelle carceri dello Stato ebraico condannati in precedenza per gravi reati quali spionaggio, terrorismo, omicidio, partecipazione a un’organizzazione terroristica e altro.
La notizia è del 10 gennaio scorso, si tratta di due persone originarie di un villaggio del Golan che sono state scarcerate sulla base dell’accordo raggiunto dal governo di Gerusalemme con la Russia, che lo scorso anno aveva permesso la restituzione della salma di Zachary Baumel, militare di Tsahal caduto in combattimento.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha approvato il rilascio in vista della visita ufficiale del presidente della Federazione russa, in programma entro la fine di questo mese.
È stato proprio Vladimir Putin a organizzare personalmente lo scambio di prigionieri interponendo i propri buoni uffici con Bashar al-Assad.