EGITTO, Sinai. La guerra elettronica di al-Sisi contro gli jihadisti oscura anche lo Stato ebraico

Misure intenzionali hanno disturbato la rete mobile gestita da operatori israeliani: i militari del Cairo volevano interrompere le comunicazioni dei terroristi che utilizzavano schede Sim del Paese confinante

Le autorità militari di Gerusalemme lo hanno reso noto soltanto lo scorso mese, tuttavia i fatti in questione risalgono all’inizio del 2018, periodo in cui le forze di sicurezza egiziane hanno fatto ampio ricorso ad azioni di guerra elettronica allo scopo di interrompere le comunicazioni in corso tra le varie cellule di terroristi jihadisti attivi nella turbolenta e insicura penisola del Sinai.

Nei mesi di febbraio e di marzo le unità di guerra elettronica egiziane hanno bloccato le reti di comunicazione telefonica mobile israeliane nella zona a ridosso della Striscia di Gaza e negli insediamenti nei pressi del confine con il Paese arabo.

Lo ha reso noto il periodico IsraelDefense attraverso un articolo pubblicato il 28 novembre scorso, nel quale viene descritta la portata dell’operazione egiziana e la risposta dello Stato ebraico alle interferenze praticamente continue al sistema di telefonia cellulare.

In un primo momento il governo israeliano e le Israel Defense Force (le forze armate dello Stato ebraico) hanno evitato di accusare apertamente il Cairo del disturbo intenzionale alla rete cellulare, tuttavia, mano a mano che le proteste dei residenti locali si andarono intensificando, si videro costretti ad ammettere la natura e l’origine di quel jamming.

Gli egiziani avrebbero fatto intenzionalmente ricorso a saturazioni della rete di telefonia mobile mediante una serie di emissioni elettromagnetiche sulle stesse frequenze utilizzate dai gestori dei servizi di telefonia mobile israeliani.

Il loro obiettivo era quello di impedire le comunicazioni in atto tra le varie cellule di terroristi di matrice jihadista presenti nel Sinai per evitare che essi potessero coordinarsi durante le azioni di attacco all’esercito e alla polizia egiziana, ma le attività di guerra elettronica hanno colpito anche la rete israeliana oltre la frontiera bloccandola.

Non è ancora chiaro se i terroristi jihadisti utilizzino le schede Sim messe in commercio dai gestori di telefonia mobile nel territorio dello Stato ebraico, di certo c’è che la potenza del segnale emesso travalica le celle lungo il confine e fornisce una copertura anche in alcune zone del Sinai.

Inevitabilmente, la questione ha avuto degli strascichi oltremodo polemici. «Questo è un atto altamente irregolare – avrebbe riferito al periodico IsraelDefense una fonte che ha preferito mantenere l’anonimato -, in realtà, gli egiziani hanno preferito continuare a operare all’interno dello spettro elettromagnetico invece di collaborare con Israele nel tentativo di risolvere il problema».

Le autorità di Gerusalemme hanno contattato il Cairo, gli egiziani si sono rifiutati di ammettere che le misure di disturbo elettronico erano responsabilità del loro esercito.

Inoltre, gli israeliani avrebbero suggerito una riduzione della potenza dell’azione di jamming, ma si sono visti opporre un rifiuto e, conseguentemente, la guerra elettronica è proseguita fino al momento in cui sono state completate le operazioni militari di contrasto dei terroristi. Soltanto allora il blocco delle reti di telefonia mobile israeliane è cessato.

A Gerusalemme non ci si nasconde dietro a un dito e si afferma apertamente che si è trattato «senza ombra di dubbio di una mossa brutale da parte egiziana, una grave violazione della fiducia se osservata alla luce dell’accordo di pace tra i due Paesi».

La questione si è mitigata poi col tempo, quando, nei mesi successivi, si è pervenuti a una ricomposizione attraverso i canali diplomatici.

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