I finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Ferrara hanno eseguito una perquisizione in un esercizio commerciale etnico di generi alimentari della città estense, utilizzato dalla coppia di gestori – coniugi entrambi di nazionalità nigeriana – come una vera e propria banca abusiva che raccoglieva i risparmi dei connazionali presenti nel Ferrarese.
Nel corso delle operazioni è stato rinvenuto, e quindi successivamente sequestrato, denaro contante per 70.000 euro in banconote di vario taglio, che era stato abilmente occultato in buste di plastica tra gli arredi del negozio e suddiviso per singolo “cliente risparmiatore”.
Oltre all’ingente somma di denaro, la perquisizione disposta dalla Procura della Repubblica ha anche portato al rinvenimento di una vera e propria contabilità relativa alla gestione del denaro conferito dai clienti della struttura abusiva.
Questi, tutti di origini nigeriane, sfruttavano abitualmente il consolidato canale di trasmissione finanziaria che, dato il volume della (allo stato si può affermare soltanto presunta) movimentazione di denaro, farebbe però pensare a qualcosa di più grande e strutturato di una coppia “intraprendente”.
I due extra comunitari, dimostratisi in prima battuta non eccessivamente collaborativi con gli inquirenti, sono stati denunciati per abusiva attività di prestazione di servizi di pagamento.
Essi risultano essere soggetti già «noti all’Ufficio», poiché l’uomo ebbe problemi con la Giustizia a causa dell’uso di documenti di identità falsi, mentre la donna è pregiudicata per reati legati al possesso di sostanze stupefacenti.
In possesso di regolare permesso di soggiorno che gli consentiva la permanenza sul territorio italiano, gestivano la loro attività commerciale da anni, tant’è che erano stati attenzionati dalla Guardia di Finanza fin dal 2009, quando nel medesimo esercizio commerciale vennero riscontrate violazioni della normativa sanitaria, sul commercio e furono anche rinvenute piccole quantità di droga.
Le indagini, svolte dal Nucleo di polizia economico finanziaria di Ferrara, hanno preso avvio dall’analisi di flussi finanziari connessi all’approfondimento di numerose segnalazioni di operazioni sospette, inviate dall’Unità di Informazione Finanziaria istituita presso la Banca d’Italia (Uif) nei confronti dei due soggetti.
Nello specifico, le investigazioni delle fiamme gialle hanno permesso di rilevare cospicue movimentazioni finanziarie a favore dei due soggetti, con versamenti di denaro su carte di credito ricaricabili a loro intestate e successivi prelievi, tutti in contanti, soldi dei quali al momento non si conosce la successiva destinazione.
Un particolare di interesse emerso dalle indagini è quello che tutti coloro hanno versato denaro su queste stesse carte di credito ricaricabili sono tutti di Paesi dell’Africa centrale, si tratta sia di immigrati attualmente alloggiati in centri di accoglienza oppure persone implicate nello spaccio di sostanze stupefacenti.
Un altro aspetto di rilievo è quello riferibile alla provenienza dei due soggetti implicati, perché non si verifica spesso che attività del genere – almeno in territorio italiano – vengano poste in essere da persone di origine nigeriana.
Di questa non indifferente movimentazione di denaro – nel periodo 2017-2019 essa ammontava a circa 600.000 euro – sono in corso ulteriori accertamenti da parte della magistratura e dei militari delle Fiamme gialle, finalizzata alla ricostruzione dei flussi finanziari per determinarne sia la reale provenienza che la destinazione futura.
Allo stato delle indagini – o, almeno, a quanto di esse è dato per il momento sapere – non ci sarebbe certezza riguardo al coinvolgimento dei due pregiudicati denunciati a piede libero nel sistema cosiddetto dell’hawala, cioè di quella forma parallela e clandestina di raccolta del risparmio e di trasferimento di denaro posta in essere mediante canali paralleli rispetto a quelli ufficiali, fenomeno che costituisce un’allarmante distorsione del sistema bancario e strumento al quale fanno frequentemente ricorso soggetti provenienti principalmente da Paesi africani e asiatici, un traffico che si presta tuttavia perfettamente al riciclaggio e alla movimentazione di capitali illeciti, attesa l’assoluta mancanza di tracciabilità dei vari passaggi.
Infatti, non è certamente un caso che si tratti di uno dei mezzi di trasferimento di finanziamenti in uso alle organizzazioni criminali di quegli stessi Paesi nonché di quelle terroristiche di matrice jihadista.
Un sistema che nel tempo si è andato consolidando a partire dalle esigenze espresse dalla gente comune, anche in ragione della sfiducia (per cultura o per oggettive deficienze evidenziate dai sistemi bancari locali) nutrita dalle popolazioni locali nei confronti degli sportelli bancari dei loro Paesi.
Esso si basa sull’onore dei soggetti incaricati al trasferimento fisico del denaro ed è altamente sviluppato e utilizzato in Medio Oriente, Nord Africa, Corno d’Africa e Asia meridionale.
I vantaggi offerti dall’hawala sono di natura economica, in quanto i profitti derivano dalle commissioni e dai tassi di cambio di volta in volta applicati, che spesso non sono quelli legali.