Su delega della Procura della Repubblica del capoluogo etneo, i militari del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Catania hanno dato esecuzione a un’ordinanza di misure cautelari emessa dal Giudice per le indagini preliminari (Gip) del Tribunale di Catania nei confronti di nove persone (sei detenute in carcere e tre agli arresti domiciliari) indagate, in concorso, per corruzione perpetrata nell’esecuzione di lavori di rifacimento delle strade affidati all’Anas S.p.A. Area Compartimentale di Catania, nonché nella sostituzione di barriere incidentate e nella manutenzione delle opere in verde lungo le medesime arterie.
Il provvedimento costituisce la terza misura del genere assunta nel quadro dell’operazione «Buche d’Oro», cioè dell’indagine condotta dal Nucleo di polizia economico-finanziaria delegata e coordinata dalla magistratura, che in precedenza aveva già portato all’emissione di nove misure restrittive della libertà, al controllo di appalti per un ammontare di quattro milioni di euro e all’individuazione di profitti criminali per 500.000 euro.
In questa tranche dell’inchiesta è stato portato alla luce il coinvolgimento di ulteriori responsabili di atti di corruzioni poste in essere nell’ultimo biennio, che secondo gli investigatori avrebbero visto implicati anche dipendenti dell’azienda pubblica.
Tra le persone tratte in arresto e condotte in carcere figurano anche il capo nucleo C del Centro di manutenzione D dell’Area tecnica compartimentale, competente per la manutenzione ordinaria e straordinaria di numerose arterie stradali siciliane e numerosi dipendenti e rappresentanti legali di società private.
Oggetto delle indagini le tratte delle strade statali 114 Orientale Sicula (dal Km 54,4 al Km 92,022 e dal km 105,25 al km 130), 114dir “Costa Saracena” (dal km 4,6 al km 12) e 194 (Ragusana, dal km 0,3 al km 11,7).
Si è pervenuti a questa fase attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, accertamenti bancari, esami della documentazione amministrativa concernente i lavori oggetto di illecite dazioni, nonché dal riscontro degli elementi desunti dagli interrogatori effettuati, nel corso dei quali alcuni funzionari dell’Anas coinvolti hanno reso ampie confessioni.
La consistente mole indiziaria ha consentito di portare alla luce l’esecuzione fraudolenta o – in alcuni casi – la mancata esecuzione di opere previste nei capitolati di appalto.
Le gare in questione, i cui bandi e la valutazione delle offerte, a seconda dell’entità dei lavori da affidare, erano a cura della Direzione generale dell’Anas o della struttura territoriale di coordinamento di Palermo, venivano aggiudicate anche con ribassi di oltre il 50 per cento.
Paradossalmente, i lavori oggetto di illeciti scambi di utilità tra imprese e funzionari corrotti si concludevano in tempi rapidissimi, questo in ragione dell’evidente necessità per entrambe le parti di incamerare quanto prima il profitto criminale derivante dal parziale o totale inadempimento dei vincoli contrattuali fissati.
Altro elemento concordante – secondo gli inquirenti – della piena sintonia esistente tra corrotti e corruttori sarebbe l’assenza di qualsiasi contenzioso.
Infatti, l’esecuzione degli appalti tracciati quali fonte di tangenti non vedeva quasi mai l’insorgere di contestazioni, bensì il puntuale e celere rilascio della piena conformità a quanto commissionato, così da velocizzare il più possibile il pagamento da parte della pubblica amministrazione, risultata vittima dei raggiri.
I fatti corruttivi oggetto del provvedimento cautelare evidenziano nuove casistiche di lavori non eseguiti a regola d’arte sulle principali arterie stradali della Sicilia centro-orientale.
Non soltanto la mancata scarificazione dell’asfalto da rimuovere, adottata quale stratagemma che consentiva un risparmio sugli oneri da tramutare successivamente in “mazzette”, ma anche la mancata o in alcuni casi parziale rimozione di barriere incidentate e/o inadeguate e del taglio di sterpaglie lungo le strade.
La consegna delle tangenti avveniva sia all’interno che all’esterno degli uffici dell’ente. Gli ulteriori gravi fatti di corruzione ricostruiti dal gruppo di magistrati specializzato nei reati contro la Pubblica amministrazione con l’ausilio dei Finanzieri del Nucleo Pef di Catania hanno permesso la delineazione di un quadro criminale ancora più esteso rispetto a quanto emerso in occasione dell’esecuzione delle precedenti ordinanze di custodia cautelare.
Infatti, l’intreccio corruttivo che ha unito pubblici ufficiali infedeli e imprenditori corruttori risulterebbe consolidato ormai da almeno un biennio. Essi hanno, da un lato concordato la non esecuzione dei lavori appaltati, dall’altro l’accelerazione delle procedure amministrative per il pagamento degli stessi lavori, in modo da incassare, quanto prima i profitti illeciti. Un vero e proprio sistema tangentizio posto in essere all’interno dell’area tecnica dell’Anas di Catania.