CRIMINALITÀ, Latina. Sequestro di beni, società e disponibilità finanziarie di una persona ritenuta vicina alla ‘ndrangheta

L’operazione “Gerione” è stata condotta dal Comando provinciale della Guardia di Finanza di Latina e dalla SCICO, coordinati dalla Procura della Repubblica, Direzione distrettuale antimafia di Roma

Militari del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Latina in collaborazione con il Servizio centrale investigazione criminalità organizzata (SCICO), coordinati dalla Procura della Repubblica, Direzione distrettuale antimafia di Roma, hanno eseguito un provvedimento emesso dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Roma, con il quale è stata disposta l’applicazione della misura di prevenzione del sequestro in relazione all’ingente patrimonio – costituito da imprese commerciali, beni immobili e disponibilità finanziarie – riconducibile a S.G., classe 1974, di Reggio Calabria, attivo principalmente nel settore dell’edilizia, nell’immobiliare e nel commercio di prodotti elettronici.

I beni sottoposti a vincolo (53 immobili, tra appartamenti e terreni, un opificio industriale, 5 autoveicoli, una imbarcazione, conti correnti, quote societarie e l’intero compendio aziendale di 10 società) nelle province di Roma, Milano, Reggio Calabria e Latina, sono risultati, a vario titolo, nella disponibilità del proposto, da anni residente in provincia di Latina e gravato, a partire dagli anni Novanta, da plurimi precedenti penali e numerose sentenze definitive di condanna per reati contro il patrimonio, di bancarotta fraudolenta ed evasione fiscale.

Le attività investigative condotte dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Latina hanno consentito di accertare il rilevante spessore criminale del soggetto, identificandolo quale appartenente ad una famiglia vicina a note cosche malavitose facenti parte dell’organizzazione criminale calabrese della ‘ndrangheta, nonché la sua raffinata e pervicace capacità delinquenziale, testimoniata dalle attività di riciclaggio dei capitali illeciti dallo stesso poste in essere mediante la creazione di numerose società, anche all’estero, intestate a prestanome.

Da ultimo, il predetto S.G. nel 2018 è stato tratto in arresto, unitamente ad altri tre soggetti, in quanto ritenuto responsabile di tentato omicidio – commesso ai danni di due imprenditori romani con l’utilizzo di bombe a mano e fucili automatici d’assalto tipo Kalashnikov -, estorsione e usura, reati commessi con l’aggravante del metodo mafioso.

Gli approfondimenti patrimoniali, condotti con il continuo supporto operativo del Servizio centrale investigazione criminalità organizzata, hanno permesso, mediante l’interrogazione massiva delle banche dati in uso al Corpo, l’esame di copiosa documentazione bancaria e lo sviluppo di segnalazioni per operazioni sospette di elaborare schede globali molecola afferenti l’accumulazione illecita di un ingente patrimonio. Il proposto, infatti, poteva disporre, direttamente o indirettamente, di un compendio di beni il cui valore è risultato decisamente sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati.

Le tesi investigative trovavano, inoltre, ampio e pieno riscontro nelle dichiarazioni rese da taluni collaboratori di giustizia i quali confermavano che S.G., al fine di tenere sotto traccia i propri affari, si avvaleva di prestanome incensurati apparentemente operanti nella legalità.

Il provvedimento ablativo costituisce l’epilogo di complesse indagini economico-patrimoniali condotte, ai sensi del cosiddetto «Codice antimafia», e si fonda sul riconoscimento, a carico del proposto, di una qualificata e permanente pericolosità sociale che si è manifestata con gravi episodi delittuosi commessi anche nel periodo in cui il medesimo era sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale.

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