EUROPA, unità e minacce. Trenta anni fa la caduta del Muro di Berlino: seminario in Senato

L’evento è stato organizzato dalla senatrice Laura Garavini in collaborazione col centro studi e analisi Vision&Global Trends. Affrontati i temi delle opportunità per il futuro ma anche delle minacce

Si è svolto questa mattina presso la sala della Commissione Difesa del Senato il seminario organizzato dalla senatrice Laura Garavini in collaborazione col centro studi e analisi Vision&Global Trends per ricordare i trent’anni dalla caduta del Muro di Berlino.

L’evento si è articolato in due distinti panel, protagonisti del primo Axel Schaefer (deputato del Bundestag), Viktor Elbling (ambasciatore della Rft in Italia), la senatrice Tatjana Rojc, Tiberio Graziani (presidente di Vision&Global Trends) e Vito Borrelli (rappresentante in Italia della Commissione europea);

del secondo panel erano parte Franco Venturini (editorialista del Corriere della Sera), lo stesso Tiberio Graziani (stavolta in veste di moderatore), Pier Virgilio Dastoli (presidente del Movimento Europeo), Lucio Caracciolo (direttore della rivista di geopolitica Limes), Giuseppe Romeo (saggista), Tiziana di Simone (giornalista e conduttrice di RAI Radio 1 Caffè Europa), Lisa Caramando (analista di Vision&Global Trends) e Vincenzo Maddaloni (presidente del Centro Studi Berlino 89), hanno assistito al dibattito anche un gruppo di studenti liceali.

«La caduta del muro è un’occasione di riflessione. Anche e soprattutto a trent’anni di distanza. Per i tedeschi rappresentò una grande emozione. Ma anche noi, come italiani e come europei, ci siamo sentiti parte di questa grande rivoluzione. Si sentiva la potenza di quel momento, con tutti gli effetti che avrebbe determinato. I berlinesi ottennero questo risultato semplicemente scendendo in piazza. Attraverso il loro pretendere la democrazia». Così si è espressa aprendo il convegno la senatrice Laura Garavini, vicepresidente vicario del gruppo Italia Viva e vicepresidente della commissione Difesa.

«La storia d’Europa – ha proseguito la senatrice -, è cambiata in maniera indelebile con la caduta del muro. Pensiamo alla fine di determinati spaccati ideologici in Italia. Cambiamenti inimmaginabili prima. E proprio la consapevolezza di che cosa questo evento rappresentasse a livello globale deve accompagnarci ancora oggi. Perché, a distanza di trenta anni, osserviamo delle tendenze preoccupanti. Che dobbiamo contrastare, se non vogliamo ricreare le condizioni che hanno portato alla costruzione di quel muro. Penso ad esempio al grande esodo dei nostri giovani, la cui forte emigrazione verso l’estero ricorda purtroppo quella del passato, da sud verso nord. O anche quella tedesca, da est verso ovest. Ma il vero fenomeno contro il quale dobbiamo tenere alta la guardia è il rifiorire dei movimenti nazionalisti. Proprio nei Paesi dell’ex Unione Sovietica si stanno riaffermando preoccupanti forze politiche di estrema destra. Per questo – ha concluso – è fondamentale che si rifletta ancora sul muro. E che lo facciano le persone che credono nell’Europa. E che desiderino abbattere muri e costruire ponti».

«È un grande onore essere qui oggi – ha poi dichiarato il parlamentare Axel Schaefer -, siete forse l’unico paese in Europa che ha accolto questa ricorrenza in un parlamento nazionale per mettere in risalto il significato europeo di un evento fondamentale che non riguarda solo la Germania. Nel 1989 la maggior parte dei tedeschi era rassegnata alla divisione del muro. Quel 9 novembre è stato vissuto come una rivoluzione pacifica. La cortina di ferro non è caduta a Berlino. È iniziata a crollare in Ungheria, Repubblica Ceca, Polonia e in altri luoghi permeabili grazie a dei politici molto coraggiosi. Il nostro compito, oggi, è preservare la libertà e la democrazia. Gli interessi nazionali sono sacrosanti, ma quelli comuni lo sono ancora di più».

«La caduta del muro è il ricordo di una grande gioia – ha invece esordito l’ambasciatore tedesco Viktor Elbling -, ma anche di una grande sorpresa. Un evento inaspettato, perché l’obiettivo politico di una riunificazione era stato sì accettato, ma nessuno si aspettava che l’avremmo vissuto davvero. Dopo la caduta del muro si parlava di una confederazione dei due stati tedeschi, che già dopo alcuni giorni non valeva più. La gente cominciò a muoversi, l’unificazione totale fu spontanea e velocissima, nonostante solo nel febbraio precedente ci fosse stato l’ultimo ragazzo morto nel tentativo di attraversare il muro».

Egli ha poi concluso che: «L’unificazione europea è un cantiere aperto. L’esempio tedesco può essere un buon esempio anche per gli altri paesi. La Germania resterà sempre, insieme all’Italia, il garante dell’unità europea».

La parola è poi passata a Tatjana Rojc, parlamentare della minoranza slovena del Friuli Venezia Giulia.

«Io vengo da una zona di confine – ha affermato -, sono triestina, ma appartengo alla minoranza slovena. Il confine orientale italiano ha sempre ricordato la situazione della Germania divisa dal muro. Il cammino verso il sogno europeo è stato lunghissimo, ha attraversato tutto il Novecento. Nel 1989 eravamo convinti che l’Unione europea fosse invincibile, oggi ci accorgiamo che non è proprio così, ma che la sua esistenza va tutelata, monitorata, curata. La Brexit e la questione catalana sono la spia di nuove spinte, nuovi disagi, nuove possibili derive».

Tiberio Graziani ha quindi invitato nel suo intervento a non soffermarsi esclusivamente su una lettura ottimistica del crollo del muro, ma a valutarne tutti gli aspetti, come la dissoluzione della Jugoslavia e le guerre che ne sono derivate.

Uno sguardo a 360°, dunque, che permetta a trenta anni di distanza di non abbassare la guardia e valutare con cognizione di causa ogni aspetto del reale in cui tutti siamo immersi.

Anche Vito Borrelli, in rappresentanza della Commissione europea, ha invitato i presenti a monitorare costantemente la situazione della democrazia in un momento nel quale stanno sorgendo muri «sei volte più lunghi rispetto a quelli presenti in Europa al termine del secondo conflitto mondiale».

Il secondo panel è stato aperto dal giornalista Franco Venturini. «Fummo tutti sorpresi – ha ricordato -, il potere sovietico era talmente chiuso da non lasciar percepire quanto fosse fragile. Io ero corrispondente da Mosca e non avevo presagito quello che sarebbe accaduto. Nonostante già a Varsavia nel 1989 il Partito comunista al potere dialogasse con l’opposizione. Il muro ancora teneva, ma il Patto di Varsavia era già in dissolvimento. C’era poi Gorbacev, il cui ruolo in questa vicenda è stato spesso trascurato. La disgregazione di un impero senza spargimenti di sangue è una cosa rara. Ma è quello che è avvenuto. A Berlino quel giorno piangevano quasi tutti. È stata un’esperienza incredibile».

Pier Virgilio Dastoli ha ricordato le reazioni dei politici italiani all’epoca della caduta del Muro, illustrando i diversi atteggiamenti e il modo in cui si sono concretizzati oggi, nell’Europa in cui viviamo , ha affermato, «l’integrazione politica non è ancora stata raggiunta. Ma nonostante tutto, l’Unione europea è l’antidoto migliore affinché non riemergano quei fenomeni che hanno insanguinato il secolo breve. Certo, bisogna lavorare affinché questa situazione rimanga tale e anzi venga continuamente migliorata».

Tiziana Di Simone ha riportato i dati dell’Eurobarometro, che registrano il comune sentire dei cittadini europei all’epoca della caduta del muro, dati che dimostrano come la quasi totalità di essi volessero fortemente una riunificazione del Paese. Sempre l’Eurobarometro, ma stavolta nel 2000, ha riportato invece un’inversione di tendenza, col timore degli europei di una sorta di invasione dall’Est.

Tendenza che si è andata aggravando negli ultimi tempi e che rende necessario, dunque, ricordare cosa ha significato la caduta del muro e quello che può insegnare alle nuove generazioni.

Infine, Giuseppe Romeo ha parlato, di «un’accelerazione storica importante, la rappresentazione di una sorta di “moto” che ha spinto l’Europa a valutare seriamente l’opzione di unirsi».

L’Unione Europa di oggi, però – sempre secondo Romeo – sarebbe eccessivamente “liquida, senza identità”.

Condividi: