L’Occidente si starebbe trovando nel pieno di un nuovo confronto globale che lo contrappone a potenti avversari, una «seconda guerra fredda», come recita il titolo dell’ultimo libro scritto dal direttore del quotidiano “La Stampa” Maurizio Molinari, presentato giovedì scorso – a due giorni dal trentesimo anniversario della caduta del muro di Berlino -, presso il Tempio di Adriano, nell’auditorium di Confcommercio in Piazza di Pietra a Roma.
Si è trattato di un dibattito moderato dalla giornalista dell’emittente televisiva La7 Alessandra Sardoni al quale hanno partecipato l’autore del saggio e due personaggi della politica, Nicola Zingaretti (Segretario del Partito Democratico e Presidente della Regione Lazio) e Antonio Tajani (esponente di Forza Italia e Presidente del Parlamento europeo). La tesi di fondo è che in questa hybrid warfare l’Occidente sia spiazzato, messo sotto attacco da Cina, Russia, Corea del Nord e Turchia, con l’Europa quale epicentro dello scontro e l’Italia – come si era verificato nel corso della prima guerra fredda – “anello debole” della catena. Terminata l’era del mondo diviso in blocchi, l’arena si è andata popolando di nuovi giganti come la Repubblica Popolare cinese, che sta giocando una partita alternativa a quella dell’Occidente. In un tempo della storia dove tutto sembra comprensibile diviene tuttavia difficile comprendere appieno la natura profonda degli epocali mutamenti, che non sono soltanto geopolitici, dato che si riflette direttamente anche sulla condizione degli uomini che popolano il pianeta, in qualche modo costretti nelle “caselle” dei loro destini. Il saggio di Molinari induce il lettore a una riflessione su tutti questi aspetti, una riflessione indefettibile, poiché non comprendere la realtà circostante rende più difficoltosa la reazione alle minacce. Il nuovo ordine multipolare individua nelle democrazie liberali un nuovo nemico che si situa al di fuori delle categorie politiche storiche della destra e della sinistra. Esse sarebbero in pericolo a causa di un combinato composto che a lungo andare vede aumentare sempre più il suo potere detonante grazie all’azione di due fattori: le deliberate attività poste in essere dai loro antagonisti e gli squilibri sociali indotti dall’economia. Il primo si concretizza nelle forme della «guerra ibrida» (hybrid warfare), espresse mediante il ricorso alle armi cibernetiche, in alcuni casi al terrorismo, oltreché alle attività condotte su diversi piani, quali quello economico e quello demografico. I contorni di questa sfida sono radicalmente diversi da quelli del passato per vari motivi, in primo luogo perché gli attori principali non sono più due come ai tempi del confronto tra gli Usa e l’Urss, bensì molteplici, e inoltre per il fatto che oggi le armi più temibili non sono più quelle nucleari e, per certi aspetti, neppure quelle “cinetiche” convenzionali, ma digitali, mentre gli scontri si caratterizzano per la loro estrema asimmetricità. Secondo l’autore il pericolo maggiore deriverebbe dalle tecnologie emergenti, «poiché i rivali dell’Occidente sono in grado di svilupparle e poi utilizzarle per influenzare l’avversario». Al riguardo, Molinari parla anche di una latro grave rischio correlato al primo, del quale la Nato si starebbe occupando in modo particolare, si tratta del divario interno all’Occidente nello sviluppo di queste stesse tecnologie, che vede alcuni Paesi progredire maggiormente rispetto ad altri. Egli giunge dunque alla conclusione che la simultaneità di questi due fenomeni – l’attacco esterno e gli squilibri interni – stanno formando una miscela potenzialmente dirompente, che imporrebbe all’Occidente un urgente ripensamento delle proprie difese cibernetiche. Il secondo fattore di rischio deriva invece dagli squilibri sociali indotti a livello planetario dalla redistribuzione della ricchezza prodotta. Infatti, negli ultimi tempi si è assistito a un aumento esponenziale delle disuguaglianze che, a fronte di una concentrazione globale della ricchezza in poche mani, ha impoverito fasce sempre più consistenti della popolazione mondiale. Una delle conseguenze di questa dinamica è stato l’assottigliamento della classe media, fondamentale “cuscinetto” al quale da sempre viene demandata la funzione di ammortizzatore delle tensioni sociali nel mondo capitalistico. Essa è andata via via anemizzandosi, incrementando le schiere della cosiddetta «società del rancore», caratterizzata da un sentimento frutto – nella situazione attuale di buona parte dell’Occidente – del blocco della mobilità sociale e della mancata redistribuzione dei dividendi sociali derivati dalla ripresa economica seguita alla recente crisi. In essa le insoddisfazioni e le rabbie del presente si sommano alle nostalgie del passato e le paure riguardo al futuro, in una condizione esistenziale che offre scarse possibilità all’individuo di elaborare credibili programmi di vita nel lungo termine. La storia insegna che le democrazie non riescono a sopravvivere a periodi di emarginazione dal sistema della gente prolungati come quello che l’Occidente sta attualmente attraversando, dunque si rende necessario pervenire a forme di democrazie maggiormente “inclusive”, anche come strumento difensivi dall’assedio descritto nel saggio del direttore de “La Stampa”.
Il libro di Molinari verrà presentato anche a Milano lunedì 11 novembre alle ore 16.00 presso Palazzo Clerici, sede dell’Ispi, in Via Clerici 5, evento al quale parteciperanno Gianpiero Massolo, Paolo Gentiloni Silveri e Angelo Panebianco.
Maurizio Molinari, Assedio all’Occidente. Leader, strategie e pericoli della seconda guerra fredda, editore La nave di Teseo, collana I fari, pagine 240, prezzo 18 euro
di seguito è possibile ascoltare l’audio integrale del dibattito di presentazione del libro, che ha avuto luogo a Roma il giorno 7 novembre 2019 (A208)
|
A208 – STRATEGIA, XXI SECOLO: LA «SECONDA GUERRA FREDDA» E I SUOI PROTAGONISTI. Presentato a Roma “Assedio all’Occidente”, ultimo saggio sugli scenari politici internazionali di Maurizio Molinari.
L’Occidente si troverebbe nel pieno di un nuovo confronto globale che lo contrappone a potenti avversari, una «seconda guerra fredda», come recita il titolo dell’ultimo libro scritto dal direttore del quotidiano “La Stampa” Maurizio Molinari, presentato giovedì scorso – a due giorni dal trentesimo anniversario della caduta del muro di Berlino -, presso il Tempio di Adriano, nell’auditorium di Confcommercio in Piazza di Pietra a Roma.
Al dibattito moderato dalla giornalista dell’emittente televisiva La7 ALESSANDRA SARDONI sono intervenuti lo stesso MAURIZIO MOLINARI (autore del saggio), NICOLA ZINGARETTI (Segretario del Partito Democratico e Presidente della Regione Lazio) e ANTONIO TAJANI (esponente di Forza Italia e Presidente del Parlamento europeo).
La tesi di fondo è che attuale hybrid warfare in atto l’Occidente si trovi spiazzato, messo sotto attacco da Cina, Russia, Corea del Nord e Turchia.
L’Europa sarebbe l’epicentro dello scontro e l’Italia, come verificatosi anche nel corso della prima guerra fredda, costituirebbe l’anello debole della catena.