MAROCCO, Italia. Di Maio a Rabat: affrontati i temi dell’immigrazione e dell’economia

Secondo il titolare della Farnesina il Paese nordafricano può aiutare Roma ad affrontare la crisi libica

Il ministro degli esteri Luigi Di Maio si è recato oggi in visita ufficiale nel Regno del Marocco per una serie di incontri istituzionali che hanno visto la questione migratoria tra i principali dossier affrontati.

Nella capitale Rabat egli ha incontrato il primo ministro Saaddedine El-Othmani e il ministro degli esteri Nasser Bourita.

In un messaggio diffuso in Rete, il titolare del dicastero della Farnesina ha inteso sottolineare che si trovava «qui (nel Paese maghrebino) per parlare di Mediterraneo, Libia, flussi migratori, rimpatri ed economia, soprattutto opportunità per le nostre imprese».

Il Marocco è tra i paesi con i quali l’Italia ha stipulato una serie di importanti accordi bilaterali, incluso quello relativo al rimpatrio dei migranti che non hanno diritto all’asilo.

«Questo incontro è un cambio di passo importantissimo per l’Italia per quanto riguarda le politiche nel Mediterraneo», in questo modo si è poi espresso il ministro degli Esteri dopo aver siglato un accordo di partenariato.

«Guardiamo al Marocco come a un Paese strategico per definire una politica di sistema di tutto il Mediterraneo – ha infine aggiunto nel corso della conferenza stampa ufficiale congiunta col suo omologo ospite Nasser Bourita -, poiché può aiutarci ad affrontare la crisi libica».

Per quanto concerne l’economia, va rilevato che lo sviluppo del Paese maghrebino viene legato a un miglioramento del contesto imprenditoriale e della base infrastrutturale, oltreché della progressiva liberalizzazione della valuta locale (il dirham) e dall’aumento degli investimenti nei settori industriali orientati all’esportazione».

Negli ultimi anni il governo di Rabat ha cercato di porre rimedio alla situazione critica varando un piano industriale che potesse mitigare il malcontento popolare che aveva portato all’ondata di proteste di piazza nel Paese.

La creazione di migliaia di nuovi posti di lavoro in vari settori è stata una boccata di ossigeno per un’economia asfittica.

Dati ufficiali riportano che nel 2017 il secondario, che include il settore industriale automobilistico, ha contribuito in media al 25% del prodotto interno lordo. Nel caso di specie sono stati i francesi a intervenire massicciamente, sia PSA Group (che include i marchi Peugeot, Citroen, DS, Opel e Vauxhall Motors), che Renault, hanno  stipulato alcuni accordi con produttori di componentistica nel quadro della delocalizzazione di un ecosistema dell’automotive.

È stato così che negli ultimi quattro anni il Regno maghrebino è divenuto il maggiore produttore di automobili della regione mediterraneo-nordafricana (Mena), rappresentando l’automotive la principale voce delle esportazioni prima dei fosfati.

Fosfati di cui è ricca la contesa area del Sahara occidentale, militarizzata da decenni da Rabat, che ha vissuto continue tensioni e conflitti con i Saharaui del Fronte Polisario, sostenuti dall’Algeria.

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