Si profila un’affermazione storica per i partiti ambientalisti in Svizzera, anche se la destra populista dovrebbe rimanere la prima forza politica del Paese. Secondo le proiezioni dell’istituto Gfs.bern, nella “Camera bassa” i Verdi (sinistra) ottengono 16 seggi in più, passando a 27 deputati (13%). I Verdi-Liberali (destra) guadagnano 8 seggi, per un totale di 15 eletti (il 7,6%).
Gli appelli della giovane attivista svedese Greta Thunberg, hanno avuto un’eco speciale in Svizzera, dove decine di migliaia di persone hanno partecipato allo “sciopero del clima”: alla fine di settembre, c’erano 100 mila persone in piazza a Berna; una mobilitazione che ha fatto sì che numerose città e cantoni, come Ginevra, venerdì proclamassero lo “stato di emergenza climatica”.
La portata della crescita dei partiti ambientalisti era la principale incognita delle elezioni, in cui si rinnovavano 200 consiglieri nazionali (nella ‘camera bassa’), eletti proporzionalmente, e i 46 consiglieri di Stato (“Camera alta”), eletti con un sistema maggioritario a doppio turno. In costante progresso dagli anni ’90, i populisti di destra dell’Unione Democratica di centro (Udc) – i cui proclami anti-migranti e dalle tinte xenofobe hanno spesso suscitato polemiche – escono indeboliti dal voto: il 27,3% dei suffragi, contro i 29,4% ottenuto nel 2015. A sinistra, anche il Partito socialista (Ps) registra perdite, con il 16,5% dei voti. In declino i liberali radicali (Plr), a destra, con il 15,2% dei voti. Stabile invece il Partito Democratico Cristiano (Pdc) all’11,8% (26 seggi).