CILE, manifestazioni di piazza. Escalation di violenza, nelle strade tornano i militari

Malgrado la decretazione dello stato di emergenza a Santiago non si arrestano i tumulti. Il presidente Pinera ha tuttavia aperto spazi di dialogo

Malgrado l’imposizione dello stato di emergenza e lo schieramento dei militari nelle strade della capitale nel tentativo di mantenere l’ordine dopo gli scontri degli ultimi giorni, nella capitale cilena proseguono violente le proteste.

Nella tarda mattinata di ieri, dopo alcune proteste pacifiche, gruppi di manifestanti è tornato a praticare la violenza nel corso della manifestazione di piazza, provocando la reazione della polizia, che li ha caricati ripetutamente facendo anche ampio ricorso al lancio di lacrimogeni per disperdere la folla.

Scontri in varie zone di Santiago, nella centralissima Plaza Italia, vicino al palazzo del governo e nel quartiere di Puente Alto, alla periferia sud della capitale. Alcuni autobus dell’azienda urbana dei trasporti sono stati dati alle fiamme, mentre anche in altre zone di Santiago sono state registrate proteste.

Il presidente Sebastian Pinera, che venerdì sera, dopo una giornata di violenze, aveva decretato lo stato di emergenza nelle province di Santiago e Chacabuco, a seguito di una riunione col ministro della difesa Alberto Espina ha disposto lo schieramento nelle strade di oltre quattrocento militari, che sono stati affiancati ai carabineros lungo i sedici assi viari principali della città.

Sempre venerdì, il ministro dell’interno Andres Chadwick, nel condannare gli incidenti e gli atti di vandalismo, ha altresì annunciato la possibile applicazione della cosiddetta legge sulla sicurezza dello stato, che consente alle corti di giustizia di accelerare i processi e di emettere le sentenze molto più rapidamente e irrogando pene più severe.

Le proteste di massa e gravi disordini di piazza sono state causate dell’aumento di prezzi del trasporto pubblico, un rincaro delle tariffe che ha inciso profondamente su ampi settori della popolazione cilena, in particolare quella residente nei maggiori centri urbani del paese. Infatti, nonostante il Cile sia tra i paesi più ricchi del Sudamerica, il divario sociale ha alimentato disagi e frustrazioni, portando conseguentemente alle proteste di questi giorni.

Nella notte di venerdì le violenze erano culminate nell’incendio di un palazzo dell’Enel, l’ente energetico cileno, scelto come obiettivo poiché il rincaro dei biglietti sarebbe la diretta conseguenza di un aumento dei costi dell’energia.
L’edificio è andato distrutto, ma fortunatamente era stato evacuato preventivamente, quindi non ci sono state vittime, seppure adesso sia a rischio crollo a causa dell’erosione provocata dalle fiamme.

Centinaia di manifestanti col volto coperto si sono resi protagonisti degli atti vandalici, in particolare assaltando e incendiando almeno dodici stazioni della metropolitana e saccheggiando numerosi negozi.

A seguito dei danneggiamenti il servizio di trasporto è stato sospeso su tutta la rete per il fine settimana, poiché – comunica l’azienda dei trasporti – i gravi danni cagionati alle infrastrutture non permettono la garanzia delle condizioni minime di sicurezza.

Il ministro dei trasporti Gloria Hutt, nel confermare tale sospensione, ha ribadito che gli aumenti annunciati dal governo rimarranno in vigore.

Il governo cileno conferma il “pugno duro” nei confronti dei responsabili di incendi e atti vandalici, tuttavia contestualmente il presidente Pinera ha aperto spazi di dialogo con coloro i quali ha definito pubblicamente come «coloro che sono stati colpiti dal rincaro delle tariffe».

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