L’idrogeno sarà davvero l’energia del futuro, pronta a sostituire (almeno in parte) le fonti fossili?
Nel passato non pochi guru ambientalisti si sono applicati nell’indicare una strada green all’umanità, tuttavia le loro argomentazioni avevano alimento spesso, non propulsori, bensì polemiche, ma oggi si riparla di «Generazione H».
Ormai i tempi sono maturi, anche a causa dei martellanti allarmi lanciati all’opinione pubblica sul riscaldamento del globo e degli effetti prodotti al riguardo dalle fonti energetiche fossili.
La settimana scorsa, a Roma ha avuto luogo The Hidrogen Challenge 2019 ESG global Conference, un incontro a livello internazionale promosso dalla Snam, una società partecipata al 31% da Cassa depositi e prestiti (Cdp Reti controlla inoltre Terna e Italgas), che per prima in Italia ha avviato la sperimentazione dell’immissione di una miscela di idrogeno al 5% in volume e gas naturale nella rete di trasporto.
L’esperimento. All’inizio dello scorso mese di aprile, Snam, per la prima volta in Europa, aveva iniziato a fornire idrogeno misto a gas naturale servendosi di una rete di trasmissione ad alcuni utenti industriali. L’esperimento pilota è stato condotto in Campania, a Contursi Terme, una località in provincia di Salerno, dove due imprese industriali locali – un pastificio e un’azienda di imbottigliamento di acque minerali – sono divenute utenti del sistema di erogazione di H2NG, cioè della miscela di idrogeno e gas.
Una fornitura proseguita per circa un mese, utile alla verifica di una innovazione che, se in futuro applicata su larga scala – a detta di tecnici e amministratori – potrebbe consentire l’immissione annua in rete di 3,5 miliardi di metri cubi, dunque un quantitativo equivalente ai consumi annui di un milione e mezzo di famiglie, col risultato previsto di una riduzione delle emissioni di anidride carbonica pari a 2,5 milioni di tonnellate, cioè un volume corrispondente al totale delle emissioni di tutte le auto di una città delle dimensioni di Roma o della metà delle auto di una regione popolata quanto la Campania.
La sperimentazione rappresenta il primo passo della Snam nell’abilitazione dello sviluppo dell’idrogeno, mediante la verifica della piena compatibilità delle infrastrutture con i crescenti quantitativi di idrogeno miscelato al gas naturale, oltre allo studio delle modalità di produzione di idrogeno da elettricità rinnovabile. Entro la fine del 2019 Snam prevede di introdurre nella rete di trasmissione del gas naturale un mix di idrogeno al 10 dieci per cento.
«I gas rinnovabili come l’idrogeno green e il biometano – affermò in quell’occasione l’amministratore delegato di Snam Marco Alverà – avranno un ruolo centrale nel mix energetico de-carbonizzato oltre il 2050, insieme alle fonti rinnovabili tradizionali, l’idrogeno, dunque, sarà sempre più importante nelle strategie di Snam».
Le magnifiche e progressive sorti dell’energia pulita. Il mantra degli ambientalisti è quello che l’idrogeno svolgerà un ruolo cruciale nel garantire il raggiungimento degli obiettivi europei e globali di de-carbonizzazione al 2050, dato che la sua combustione non genera emissioni nocive.
Inoltre – ma sempre in prospettiva -, l’idrogeno prodotto attraverso l’elettrolisi da fonti rinnovabili come sole e vento, permetterà a queste risorse non programmabili di beneficiare della capillare rete di trasporto del gas e degli stoccaggi, contribuendo a fronteggiare la sfida dell’intermittenza della cosiddetta «energia verde».
Aspettative confermate anche nei discorsi delle personalità intervenute alla conferenza mondiale sull’energia che, essi affermano, «sta soppiantando il carbone».
Tuttavia, per ottenere questo ambizioso e auspicabile risultato – sempre parole dei conferenzieri convocati da Snam -, «serviranno uno sforzo comune e tanti investimenti».
Ed effettivamente, l’Italia avrebbe anche il potenziale per divenire nei prossimi decenni l’hub europeo dell’idrogeno, in quanto dotata della rete gasiera più estesa del continente e, contestualmente, “ponte” verso il Nord Africa, che sarà il futuro luogo di produzione della maggior parte dell’idrogeno verde da energia solare.
“Generazione H”, titolo del libro scritto da Marco Alverà, è stato anche il simbolico filo conduttore della due giorni del centro congressuale della Lanterna alla quale hanno preso parte tra gli altri, oltre allo stesso amministratore delegato di Snam, anche Luca Dal Fabbro (presidente del Gruppo), Giuseppe Conte (Presidente del Consiglio dei ministri), Stefano Patuanelli (ministro dello Sviluppo economico), Faith Birol (direttore dell’Agenzia energetica internazionale), Stefano Besseghini (presidente dell’Agenzia italiana per l’energia) e l’ambasciatore dello Stato di Israele Dror Eydar.
La partecipazione delle imprese del settore. Il dibattito di Roma, che è stato organizzato in collaborazione con il World Economic Forum, ha visto inoltre la partecipazione dei principali attori presenti sui mercati, non meno di settanta imprese sia nazionali che estere attive nella filiera dell’idrogeno, oltreché, naturalmente, i rappresentanti di banche, istituzioni finanziarie internazionali e fondi come BlackRock e Mubadala.
Verso un «green new deal»? A parlare di «green new deal» è stato il capo del governo Conte, «Se l’idrogeno diventerà il fattore addizionale di trasformazione per rispondere alle sfide di cui ho finora parlato – ha affermato -, ecco, allora sarà certo merito anche dei vostri sforzi. Vincere la sfida dell’idrogeno può rappresentare, per il nostro Paese, una grande opportunità. Anzi, considero questo obiettivo il primo dei pilastri su cui si fonda il green new deal, punto qualificante del programma di governo, al quale stiamo lavorando con la massima determinazione».
Altri hanno quindi sottolineato le grandi opportunità offerte dall’idrogeno nella transizione energetica.
«L’idrogeno – ha illustrato il presidente della Snam – rappresenta una delle soluzioni energetiche del futuro, infatti, un chilogrammo di idrogeno riscalda una famiglia per due giorni, fa camminare una macchina per 130 chilometri ed è in grado di produrre nove tonnellate di acciaio. È quindi un bene prezioso».
Idrogeno, dunque, quale “elemento chiave” nella de-carbonizzazione e nella lotta ai cambiamenti climatici se sviluppato su vasta scala.
Sempre secondo Alverà, gli studi condotti dalla Snam su uno scenario di profonda de-carbonizzazione proiettato al 2050, vedrebbero l’idrogeno coprire quasi un quarto dei consumi di energia in Italia.
Riguardo allo sviluppo, Snam ha stipulato due importanti accordi. Uno con l’Autorità israeliana per l’innovazione, mirato a favorire la collaborazione tra la Snam e le aziende dello Stato ebraico, l’altro – che è un accordo quadro finalizzato a progettualità e analisi comuni per lo sviluppo dell’idrogeno e in generale dei gas rinnovabili e la mobilità sostenibile – con il Consiglio Nazionale delle Ricerche.
Di seguito è possibile assistere ai lavori The Hidrogen Challenge 2019 ESG global Conference tramite↓