SIRIA, invasione turca. Missili italiani a difesa delle truppe di Erdoğan?

Permane ancora schierata sulla frontiera siriana la batteria di ASTER-SAMP/T del Reggimento contraerei “Peschiera”, ma nel frattempo la situazione sul campo è completamente mutata. I turchi hanno invaso il Paese confinante e i curdi vengono stritolati dalla macchina da guerra di Ankara. Al riguardo la Lega di Salvini ha presentato un risoluzione in Parlamento

Ribaltati completamente i termini della questione, i militari italiani che, in forza del vincolo Nato, erano stati inviati a presidiare lo spazio aereo turco al confine con la Siria nell’ambito dell’operazione Active Fence, adesso si trovano involontariamente a fare da retroguardia al possente dispositivo bellico turco scatenato contro le milizie curde di Ypg e Ypi dal presidente Recep Tayyip Erdoğan.

Una disastrosa guerra d’aggressione che sta provocando già molte vittime e serissimi guai.

Restando ai soldati italiani, va sottolineata la pericolosa incognita relativa agli sviluppi delle dinamiche sul campo di battaglia: cosa potrebbe accadere se i curdi rispondessero all’attacco turco in maniera da porre a repentaglio la sicurezza degli italiani presenti in teatro?

E se al-Assad (e i Russi) decidesse di marcare il territorio siriano sostenendo militarmente i curdi in funzione anti turca, gli artiglieri del “Peschiera” lancerebbero i missili Aster in difesa della Turchia?

La partecipazione italiana all’operazione Active Fence – che è una missione Nato a tutti gli effetti – è stata votata nel luglio del 2019 da tutti i partiti politici tranne che dai parlamentari della sinistra del Partito Democratico (si espresse a favore anche il Movimento 5 stelle). Nei termini iniziali si trattava di contribuire alla sicurezza di un Paese alleato minacciato dal conflitto in atto in un paese a lui confinante, appunto la Siria dilaniata da anni di guerra civile.

Ma, alla luce delle decisioni di Erdoğan adesso la situazione non è più la stessa e quel dovere in capo a un Paese membro della Nato è venuto a cadere, poiché l’Anatolia sud-orientale non è più in pericolo nei termini nei quali lo era precedentemente la sua invasione della Siria.

Tuttavia il contingente militare italiano (unitamente a quello spagnolo dotato di Patriot) dotato di sistemi missilistici antiaerei e antimissile SAMP/T sono ancora lì a ridosso della linea di frontiera tra Turchia e Siria.

Si tratta di 130 uomini e una batteria di missili Aster dei quali la Lega di Salvini, mediante una risoluzione presentata alle Commissioni parlamentari Affari esteri e Difesa, ha chiesto il rapido rimpatrio, in quanto – recita il testo del documento – «con l‘attacco delle forze di Ankara alla Siria sono venuti a mancare i presupposti alla base dello schieramento del contingente in funzione anti-missilistica schierato al confine turco-siriano, cioè la protezione fornita alla popolazione turca lungo il confine»

La Task Force, integrata nella catena di Comando e Controllo della Ballistic Missile Defence Nato mediante i collegamenti con il Comando delle Forze aeree della alleate di Ramstein (Germania), aveva infatti lo scopo di garantire la difesa antiaerea e antimissile delle formazioni terrestri di Ankara e, all’occorrenza, concorrere alla difesa integrata dello spazio aereo turco.

A seguito del peggioramento delle condizioni di sicurezza dell’area a ridosso del confine turco-siriano era stata accolta la richiesta di Ankara relativa a un incremento del dispositivo di difesa area integrato allo scopo di difendere la popolazione residente nel caso dalla confinante Siria fossero stati lanciati dei missili sul territorio turco. A partire dal 2013 cinque Paesi dell’Alleanza atlantica hanno contribuito all’operazione schierando le loro batterie missilistiche: Germania, Italia, Spagna, Olanda e Stati Uniti d’America.

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