SIRIA, attacco militare turco. Le contrarietà americane all’operazione «Sorgente di pace»

Malpancisti al Pentagono: il sottosegretario alla difesa Esper condanna l'incursione turca in Siria e ribadisce che gli americani sono con le forze democratiche siriane. Mark A. Milley, presidente dello Stato maggiore congiunto: «L'azione impulsiva del presidente Erdoğan ha messo gli Usa in una difficile situazione, data la relazione con il nostro alleato Nato».

Il segretario alla difesa Usa Mark T. Esper ha condannato l’invasione militare turca del nord della Siria, affermando che la mossa, definita «unilaterale», sarà foriera di complicazioni, quali la messa in pericolo dei civili, l’incremento dell’instabilità e il possibile  riemergere di nuclei combattenti e/o terroristici dello Stato Islamico.

Di concerto col generale  Mark A. Milley, presidente dello Stato maggiore congiunto delle forze armate americane, Esper ha aggiornato i giornalisti accreditati presso il Pentagono riguardo all’attuale situazione nell’area.

«Questa operazione – ha proseguito – mette in pericolo i nostri partner (delle Forze Democratiche siriane), rischiando inoltre di porre a repentaglio la sicurezza dei campi di prigionia dove sono detenuti gli jihadisti dell’Isis, destabilizzerà ulteriormente la regione».

Da quando ha assunto la carica, Esper ha interloquito in numerose occasioni col Ministro della Difesa Turco Hulusi Akar, mentre Milley ha conferito col generale Yasir Guler, responsabile della difesa turca. Entrambi hanno ribadito ai loro alleati Turchi il danno che l’incursione sta recando alle relazioni bilaterali tra Washington e Ankara, oltre a quelle in essere tra la Turchia e gli altri paesi membri della Nato.

Essi hanno inoltre sottolineato che se la Turchia continuerà la sua operazione, dovrà farsi carico della protezione dei civili e fornire la garanzia che tutti gli jihadisti dell’Isis attualmente detenuti nelle carceri curde rimangano in isolamento.

«Quando la Turchia ci ha comunicato l’imminenza dell’operazione militare – ha aggiunto il segretario alla difesa -, abbiamo trasferito un nostro piccolo contingente, meno di cinquanta elementi appartenenti alle forze speciali, fuori dalla zona dell’attacco. Questo al fine di garantire che le truppe americane non fossero coinvolte nei combattimenti tra i turche e i curdi. La sicurezza dei nostri uomini e donne in uniforme permane la nostra massima priorità».

Gli Stati Uniti stanno riposizionando le proprie forze nella regione allo scopo di migliorare la loro protezione.

Esper ha voluto poi sottolineare che le forze statunitensi non stanno abbandonando i loro partner curdi, dato che esse sono rimaste in altri distretti della Siria.

«Siamo ancora in collegamento con la SDF, ad eccezione di due piccoli avamposti che siamo stati costretti ad arretrare – ha affermato Milley, aggiungendo che – la frontiera siro-turca è lunga oltre 440 chilometri, mentre la zona dell’incursione turca è di 120 chilometri, ma altrove in Siria le forze Usa sono ancora in collegamento con loro».

«L’azione impulsiva del presidente Erdoğan che ha portato all’invasione del nord della Siria, ha messo gli Stati Uniti in una difficile situazione, data la nostra relazione con il nostro alleato Nato, la Turchia, che in passato ha combattuto al fianco degli Stati Uniti d’America. Piuttosto che essere trascinati in questo conflitto– ha poi concluso l’alto ufficiale americano –, preferiamo salvaguardare prima di tutto la sicurezza dei nostri soldati, esortando la Turchia a rinunciare alla sua operazione».

Condividi: