SIRIA, conflitto. L’attacco di Erdoğan e la “luce verde” di Trump: il messaggio all’Europa

Parla il generale Giuseppe Morabito, membro della Nato Foundation: «Curdi bersaglio ideale, poiché considerati da un Erdoğan in difficoltà alla stregua dei terroristi del Pkk, mentre Trump non ha risolto il problema dei 60.000 terroristi jihadisti catturati nel nord della Siria. La Turchia sta inviando un chiaro messaggio all’Europa e questa è una dinamica che presto potrebbe interessare direttamente l’Italia»

   L’ufficiale in congedo è stato intervistato da Clarice Contini per la testata Online Babylon, a geopolitical experience il 10 ottobre 2019 – Quello del Rojava per i curdi è un sogno e probabilmente rimarrà tale, specie alla luce della nuova offensiva lanciata nel nord della Siria dalla Turchia», spiega il generale Giuseppe Morabito, membro della Nato Foundation, che ieri ha organizzato a Roma un interessante convegno sulla situazione in Medio Oriente dopo lo Stato Islamico.

   «I curdi hanno già ottenuto una grande vittoria nel nord dell’Iraq dove hanno formato il Kurdistan iracheno con capitale Erbil. Va detto che le etnie curde che vivono nella regione mediorientale – tra Turchia, Iran, Siria, Iraq e Armenia – non vanno affatto d’amore e d’accordo e non hanno tutta questa voglia di unificarsi», aggiunge Morabito. Per Babilon il Generale ha risposto a un paio di quesiti.

 

   A cosa punta il presidente turco Erdogan?

«In questo momento nel nord della Siria stiamo assistendo al tentativo di Erdoğan di tornare ancora una volta ad affermarsi come uomo forte della Turchia in vista delle prossime tornate elettorali. Erdoğan deve far fronte a una situazione economica interna difficile e per questo motivo ha deciso di puntare su un nuovo intervento militare per dimostrare di avere in mano il suo Paese. I curdi sono il bersaglio ideale, essendo considerati da Erdoğan indistintamente alla stregua dei terroristi del Pkk».

 

   Questo accordo come può tornare favorevole a Trump?

«Trump non ha risolto il problema dei 60.000 terroristi jihadisti catturati dai curdi nel nord della Siria. Il presidente degli Stati Uniti per mesi ha chiesto ai governi dei Paesi europei, da dove buona parte di questi jihadisti proviene, di prendersene carico. Ma finora non ha ricevuto alcuna risposta. Adesso, dando il nulla osta a Erdoğan per una nuova campagna militare nel nord della Siria, la detenzione di queste migliaia di miliziani non sarà più sicura: in una situazione di conflitto potrebbero infatti avere più facilità di fuga, o essere direttamente spinti dai curdi verso i confini turchi. Di fronte a una situazione del genere Erdoğan avrebbe due scelte: fermare e catturare i jihadisti con un dispendio economico, logistico e militare enorme; oppure lasciare che passino dalla Turchia per dirigersi verso i Balcani. Se le cose dovessero andare così, come è assai probabile, il problema tornerebbe all’Europa. Ecco come Trump, attraverso la Turchia, sta mandando un messaggio chiaro all’Europa. E questa è una dinamica che presto potrebbe toccare direttamente anche l’Italia».

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