VATICANO, Balcani. Il presidente serbo Aleksandar Vučić ricevuto in udienza dal pontefice

Nello scarno comunicato stampa emesso al termine colloquio privato di 35 minuti è stato espresso compiacimento per i buoni rapporti tra la Santa Sede e la Serbia, tuttavia Bergoglio in un successivo breve incontro coni giornalisti non ha fatto la minima menzione alla questione del Cossovo

Il presidente della Repubblica di Serbia Aleksandar Vučić è atterrato a Roma recando con sé tre doni per il pontefice che lo avrebbe di lì a poco ricevuto in udienza: un’icona di Stefano II Nemanjić Prvovenčani (principe di Raška e successivamente primo sovrano della Serbia unita), un pastorale con smeraldi e un’edizione pregiata del Vangelo.

Questo nelle sue mani, ma nei suoi pensieri le dinamiche internazionali e le prospettive della sua nazione, con riferimento in primo luogo alla questione del Cossovo, per i serbi come lui Kosovo i Meothija.

Prima di partire da Belgrado, Vučić aveva dichiarato la sua intenzione di chiedere al capo della Chiesa cattolica romana di non riconoscere l’indipendenza di quella che per i Serbi rimane una loro provincia autonoma.

La Santa Sede non si è ancora pronunciata sulla controversa questione che si trascina dall’attacco sferrato alla Jugoslavia di Milošević dalla Nato.

A quel tempo gli Usa erano guidati dall’amministrazione democratica presieduta da Bill Clinton, politico al quale gli albanesi dell’Uçk hanno in seguito eretto un monumento nella loro capitale Pristina.

Era il 1999 e le forze armate e la polizia di Belgrado dovettero ritirarsi da quel territorio. Oggi da quei giorni sono trascorsi venti anni e il Cossovo albanese ha dichiarato unilateralmente la propria indipendenza, ma, nonostante il tempo trascorso permangono ancora aperte molte – troppe – controversie che oppongono albanesi a serbi e, su scala regionale e globale, i loro alleati e protettori.

Quest’oggi, assistiti da due interpreti, Bergoglio e Vučić hanno avuto un colloquio privato durato trentacinque minuti.

Il papa, all’atto di donare al presidente serbo – che, va ricordato, è di fede ortodossa – i suoi testi e un medaglione raffigurante l’angelo della pace, si è soffermato su un commento al “Documento per la fratellanza umana”, sottolineando che non devono esserci violenze tra musulmani e cristiani.

«Nel corso dei cordiali e aperti colloqui – si legge nel comunicato stampa del Vaticano – è stato espresso compiacimento per i buoni rapporti esistenti tra la Santa Sede e la Serbia, nonché apprezzamento per il contributo che la comunità cattolica offre al bene dell’intera nazione, specialmente in campo sociale».

Successivamente, i due interlocutori si sono intrattenuti sulla situazione nel Paese balcanico e sui passi compiuti verso l’integrazione europea.

Inoltre – riferisce l’agenzia ACI Stampa -, sono stati affrontati temi di comune interesse nel contesto regionale, in particolare «l’importanza della promozione di una fruttuosa collaborazione tra i popoli a servizio della pace e sul ruolo positivo che le religioni possono svolgere nel processo di riconciliazione».

Il Presidente è stato ricevuto anche dal cardinale segretario di stato e Pietro Parolin da Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati.

In una breve conferenza stampa dopo l’udienza pontificia il presidente Vučić si è detto soddisfatto dell’atmosfera che ha contraddistinto il colloquio, ma non ha fatto alcun riferimento alla questione del Cossovo.

(foto: Photo Presidency/Dimitrije Goll- predsednik.rs)

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