VATICANO, guerre d’oltre Tevere. Bergoglio riequilibra il vertice della Curia malgrado il «guasto all’ascensore»

Prima della partenza per l’Africa, papa Francesco annuncia il prossimo concistoro nel quale creerà tredici nuovi cardinali. Tra questi anche l’arcivescovo Zuppi, attuale metropolita di Bologna, “progressista” e molto vicino alla Comunità di Sant’Egidio. Delle resistenze opposte alla politica del pontefice argentino e delle prospettive future della Chiesa, insidertrend.it ha parlato con Francesco Lepore, caporedattore di “Gay News”

Papa Francesco è partito oggi per l’Africa, un viaggio pastorale che lo condurrà dapprima in Mozambico e, successivamente, in Madagascar e nelle Isole Mauritius. Un viaggio molto importante, il trentunesimo di questo pontefice, che si protrarrà fino al 10 settembre.

Le dinamiche relative all’ ex colonia portoghese sono state affrontate frequentemente negli ultimi giorni, infatti insidertrend.it ha avuto modo di approfondire numerosi aspetti concernenti il processo di pace che ha portato all’Accordo i due maggiori contendenti del Paese africano, Renamo e Frelimo.

Un’analisi – fruibile su questo sito – condotta anche per mezzo delle testimonianze rese da alcuni protagonisti delle stesse trattative, come gli esponenti della Comunità di Sant’Egidio che la testata ha intervistato sullo specifico argomento.

Bergoglio giunge a Maputo in un momento di fondamentali mutamenti e grandi speranze.

Tuttavia, oltre a quello della completa riconciliazione nazionale, permangono numerosi i gravi problemi che affliggono il Paese.

A cominciare dalla povertà e dal sottosviluppo, infatti, i venticinque milioni di abitanti devono fare i conti con una situazione economica tra le più critiche del pianeta, essendo il Mozambico agli ultimi posti nella classifica mondiale dello sviluppo umano.

Il pontefice dovrà inoltre affrontare le non facili sfide poste alla locale comunità cattolica, nonché il problema della convivenza delle etnie.

In Mozambico il 60% della popolazione pratica culti animasti e solo il restante 40% si professa cristiana, in maggioranza cattolica.

Il Madagascar, seconda tappa del viaggio pastorale di Bergoglio, maggiore Stato insulare dell’Africa per estensione territoriale, dalla sua indipendenza, ottenuta dalla Francia nel 1960, ha vissuto un lungo periodo di instabilità politica caratterizzato da frequenti e violenti colpi di stato militari.

Attualmente, la Repubblica semipresidenziale guidata da Andry Rajoelina è un paese dove tre abitanti su quattro vivono sotto la soglia di povertà.

Dei venticinque milioni e mezzo di malgasci oltre la metà professa religioni tradizionali e solo meno della metà è cristiano, di fede cattolica oppure protestante.

Sia il Madagascar che le Isole Mauritius soffrono per il marcato degrado ambientale, che rinviene le sue cause principale nella deforestazione e negli effetti devastanti dei ricorrenti cicloni.

Queste ultime, situate a circa 550 chilometri a est del Madagascar, sono indipendenti dal 1968, anno del ritiro britannico.

Costituitesi nella forma della repubblica parlamentare, sono oggi considerate tra gli stati più stabili del continente africano, beneficiando degli introiti derivanti dal turismo e dalla condizione di paradiso fiscale.

Su un totale di 1.300.000 abitanti, poco meno della metà dei mauriziani è induista, i cristiani sono il 32% della popolazione e i musulmani circa il 17 per cento.

 

Il concistoro del 5 ottobre. Annunciato dal papa domenica scorsa all’angelus, il concistoro del 5 ottobre vedrà la creazione di tredici cardinali, tre dei quali ultraottantenni che non entreranno quindi nel prossimo conclave, seppure potranno essere chiamati al Soglio petrino.

Proprio ieri, all’età di cento anni, è morto il cardinale più anziano al mondo, il colombiano José de Jesús Pimiento Rodríguez, arcivescovo emerito di Manizales.

Bergoglio, che ha molti nemici, riequilibra dunque il vertice della Curia. Egli è attaccato da fronde non soltanto cardinalizie, ma anche di alti prelati collocabili nella schiera cosiddetta «conservatrice», tra cui spiccano alcuni esponenti più in vista.

Come fece Carlo Maria Viganò, già moralizzatore durante il pontificato di Benedetto XVI e nunzio apostolico a Washington, nonché autore del dossier (memoriale) relativo alla presunta lobby gay interna al Vaticano e agli scandali a sfondo sessuale, un documento di 300 pagine consegnato da Ratzinger a Bergoglio.

All’angelus di domenica scorsa, nell’annunciare i nomi dei nuovi tredici cardinali che verranno creati il 5 di ottobre, ha voluto mettere in luce come la loro provenienza geografica indichi la natura e la esigenza missionaria della Chiesa.

Non è un caso, quindi, che soltanto cinque saranno i nuovi prelati europei: uno sarà un gesuita lussemburghese, un altro sarà l’attuale presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso (che è di Siviglia), il terzo (portoghese) è oggi l’Archivista di Santa Romana Chiesa, l’attuale arcivescovo di Rabat (anche lui spagnolo, di Almeria) e, infine, l’arcivescovo Matteo Maria Zuppi, metropolita di Bologna, religioso progressista vicino alla Comunità di Sant’Egidio, nel passato molto impegnato in Africa.

È la traccia del futuro che attende la Chiesa cattolica? Il futuro registrerà lo spostamento della sede vaticana a Maputo?

Certamente, questo prossimo sesto concistoro di papa Francesco renderà il Sacro Collegio meno eurocentrico (non è più romanocentrico dai tempi di Karol Woytjla), confermando le priorità della politica di questo pontificato, che sono l’aiuto ai migranti e il ponte tra le religioni.

Bergoglio rinforza dunque le proprie schiere, pur con qualche difficoltà. Come potrebbe essere stata l’imprevisto occorsogli nella tarda mattinata di domenica scorsa, quando l’ascensore pontificio «si è improvvisamente guastato» e non è riuscito a riportarlo al piano in tempo.

Come vanno letti questi ventuno minuti di ritardo? Proprio quando tutti i fedeli lo stavano attendendo trepidanti per l’angelus domenicale, laddove avrebbe fatto i nomi dei nuovi porporati.

Cosa sia successo davvero in quegli interminabili minuti solo il cielo lo sa, di sicuro c’è soltanto che gli accaniti e incorreggibili dietrologi ne hanno potuto ricavare “benzina per i loro motori”.

Qualche eminenza grigia, consapevole dei possibili perniciosi effetti per la propria fazione delle nuove nomine cardinalizie, ha forse bloccato nei corridoi del sacro palazzo l’autoritario pontefice, «gesuita e peronista», nel disperato tentativo di farlo recedere all’ultimo momento dalla sua grave decisione? O chissà, magari non è andata davvero così…

 (foto: Aci)

 

Di seguito è possibile ascoltare l’audio integrale dell’intervista con Francesco Lepore, vaticanista e capo redattore del periodico “Gay News” à

 

A185 – VATICANO, GUERRE D’OLTRE TEVERE: IL CONCISTORO DI BERGOGLIO. A insidertrend.it FRANCESCO LEPORE, vaticanista del periodico “Gay News”, spiega l’ultima (attuale) fase dell’infinito scontro intestino alla curia romana.

Il nuovo inaspettato concistoro voluto da papa Francesco, nel corso del quale il prossimo 5 ottobre verranno creati tredici nuovi cardinali, di questi tre saranno ultraottantenni, quindi si tratterà di figure che potranno partecipare ai concistori e venire chiamate al Soglio petrino, ma non votare nel conclave: gli altri dieci saranno in massima parte non italiani. Tuttavia, tra questi ultimi spicca il nome dell’attuale arcivescovo Matteo Maria Zuppi, metropolita di Bologna, un religioso progressista molto vicino alla Comunità di Sant’Egidio.

Francesco Lepore, ex sacerdote presso la Segreteria di Stato vaticana, parla del viaggio del pontefice, dell’Africa e infine, ripercorrendo le ultime tappe delle guerre che l’hanno dilaniata, giunge a trattare i temi del presente e del prossimo futuro di Santa romana Chiesa, incluse le nuove frontiere delle vocazioni e del potere.

Chi attacca Bergoglio? Esiste una lobby omosessuale in Vaticano? La realtà delle “cordate” interne che fanno capo ognuna a un protector.

La figura ondivaga e autoritaria di Jorge Bergoglio, dall’Argentina dei militari golpisti a Santa Marta.

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