«Il suicidio decima non solo le famiglie, ma anche le unità militari», queste le parole pronunciate da un alto funzionario del Dipartimento della Difesa, James N. Stewart, che, citando la morte di un militare dell’Usaf appartenente a un’unità che egli stesso in passato ha comandato, nel corso di un suo intervento a una conferenza che ha avuto luogo giovedì a Nashville, ha aperto uno squarcio nel velo che ricopre un fenomeno per l’amministrazione Usa alquanto imbarazzante, quello dell’incremento del tasso dei suicidi tra il personale delle forze armate, sia in servizio che in congedo.
Oltre alla debolezza umana, negli ultimi tempi sarebbe emersa anche la carenza di strumenti idonei a contrastare questo devastante fenomeno, in crescita soprattutto tra i veterani delle varie guerre combattute nel mondo dagli americani.
Riferendosi a esso, Stewart ha parlato di «numeri allarmanti», aggiungendo che le varie agenzie governative dovranno intensificare la loro collaborazione al fine di garantire meno traumatica possibile la transizione dal servizio attivo alla vita civile.
Investiti di questo difficile compito dal 2015 sono lo stesso Dipartimento della Difesa, il Department of Homeland Security, quello della Salute, le agenzie federali e altri partner. (foto: US DoD)