IRAQ, tensioni. Il Pentagono prende le distanze dal conflitto «sottotraccia» in atto

Mentre nel nord le forze armate turche usano la “mano pesante” contro i kurdi del Pkk, nelle province sciite del Paese si combatte una guerra ormai non più sotterranea tra Israele e Iran. Washington si tira fuori dagli ultimi attacchi contro le milizie alleate di Teheran direttamente sostenute dai pasdaran

Mentre nel nord del Paese Ankara sta “implementando” le sue operazioni militari «Artiglio 3» e «Frantumazione», usando la “mano pesante” contro i curdi del Pkk (in questo sostenuta da altri curdi, quelli di Barzani, che vendono il loro petrolio anche ai turchi e, comunque, attraverso il terminale turco di Ceyhan), nelle province sciite si combatte la guerra sempre meno sottotraccia tra Israele e Iran.

Un conflitto dal quale, visti gli ultimi sviluppi sul campo e la propria presenza militare (a dire il vero negli ultimi tempi ridotta da Trump) gli americani prendono le distanze.

E  lo fanno per bocca di un autorevole fonte, Jonathan Rath Hoffman, assistente per gli affari pubblici del Segretario alla Difesa, principale consigliere di quest’ultimo nonché viceministro della difesa per le comunicazioni strategiche e portavoce del Pentagono.

Egli, nella giornata di ieri si è espresso al riguardo mediante la seguente dichiarazione:

«Le forze armate degli Stati Uniti d’America non hanno condotto il recente attacco a un convoglio o attacchi recenti che hanno portato all’esplosione di strutture e depositi di munizioni in Iraq. Le affermazioni contrarie sono da ritenersi quindi false, fuorvianti e provocatorie».

«Sosteniamo la sovranità Irachena – ha poi aggiunto Hoffmann – e ci siamo ripetutamente espressi contro qualsiasi azione potenziale da parte di attori esterni che incitano alla violenza in Iraq.  Il governo di Baghdad ha il diritto di mantenere la propria sicurezza interna e di proteggere la propria democrazia. Di conseguenza stanno conducendo un’indagine sui recenti attacchi».

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