Durante la trasmissione del discorso televisivo del presidente Jair Bolsonaro si sono sentite “paneladas” (proteste battendo pentole) in varie zone di San Paolo, Rio de Janeiro e altre città brasiliane, al termine di una giornata segnata da proteste contro la politica ambientale del governo.
A San Paolo, sull’Avenida Paulista – arteria principale del centro della metropoli, e sede tradizionale delle contestazioni di piazza – decine di migliaia di manifestanti si sono concentrati e hanno bloccato il traffico, prima di sfilare verso la sede dell’agenzia di protezione ambientale Ibama. A Rio, i manifestanti hanno attraversato il centro della città da Cinelandia alla sede della Banca di sviluppo (Bndes), bloccando il traffico in varie strade e ripetendo slogan contro Bolsonaro e il suo ministro dell’Ambiente, Ricardo Salles, il cui impeachment è stato chiesto al Supremo Tribunale Federale (Stf) dal partito Rete di Sostenibilità, la cui leader, Marina Silva, è stata ministra dell’Ambiente del governo di Luiz Inacio Lula da Silva che rassegnò le sue dimissioni dal governo per il mancato sostegno alla sua politica ambientale di protezione della foresta amazzonica.
Per domare gli incendi in Amazzonia, diventati ormai una crisi internazionale, Jair Bolsonaro ha ordinato l’invio dell’esercito e promesso tolleranza zero nei confronti dei piromani. «Noi siamo un governo con tolleranza zero nei confronti del crimine e nel campo dell’ambiente non c’è differenza: noi agiremo in modo deciso per mettere sotto controllo gli incendi», ha detto, in un discorso televisivo, il presidente brasiliano che è stato duramente criticato per non aver protetto la foresta amazzonica.
Intanto la questione degli incendi in Amazzonia sta assumendo sempre più una dimensione internazionale e sarà tra i temi dell’ordine del giorni al summit G7 di Biarrtiz. Certamente non sarà una riunione di routine, visto che ieri, alla vigilia del vertice, Francia e Irlanda hanno minacciato di bloccare l’accordo Ue-Mercosur se il Brasile non prenderà misure concrete per fermare la catastrofe.
di Giovanni Parrella