Almeno cinquemila manifestanti hanno occupato quest’oggi l’aeroporto per protestare ancora una volta contro il governo che amministra l’ex colonia britannica e contro la Repubblica popolare cinese, alla quale Hong Kong sta facendo gradualmente ritorno.
Cancellati tutti i voli per la città con effetti disagevoli su numerose rotte internazionali.
Lo sciopero al – quale hanno aderito duemila lavoratori aeroportuali, con una consistente quota di piloti, assistenti di volo e controllori del traffico aereo – ha sostanzialmente bloccato uno degli scali più trafficati dell’Asia, rendendo praticabile un sola pista.
La partecipata manifestazione degenerata in scontri di piazza con violente della polizia, era stata organizzata in seguito alla diffusione in rete di un video girato nel fine settimana nel quale appariva un agente che malmenava duramente un manifestante. Un fine settimana anch’esso turbato da manifestazioni di piazza e violenze.
Non è la prima volta che i dimostranti danno vita a iniziative del genere, poiché in precedenza si era già verificato quando bloccarono la ferrovia metropolitana cittadina e i treni urbani, mettendo così in crisi la locale rete dei trasporti, della quale fruiscono quotidianamente cinque milioni di persone.
Colpire i centri nevralgici e i settori del mondo produttivo mediante occupazioni, boicottaggi e scioperi nell’importante hub finanziario internazionale.
Dal canto suo, il governo di Pechino sta irrigidendo la propria posizione. Nel corso di una conferenza stampa che ha auto luogo nella capitale, il portavoce dell’Ufficio per Hong Kong e Macao ha affermato che le proteste in atto sono vero e proprio «terrorismo».
Conseguentemente, si teme un giro di vite nella repressione delle prossime proteste. Non è casuale, infatti, la diffusione di un video da parte dell’Armata popolare di liberazione dove appaiono unità corazzate e fanteria in movimento nella vicina provincia di Shenzhen.
Nel frattempo le quotazioni dei titoli azionari della Cathay Pacific sono crollate al livello più basso mai registrato dal giugno 2009.
Il calo è stato del 4,9%, mentre del 6,2% è stato quello dei titoli di Swire Pacific Ltd, società madre di Cathay Pacific.
A causare il tracollo borsistico sono state le critiche pubblicamente espresse dalle autorità comuniste cinesi riguardo al fatto che alcuni dipendenti compagnia area di Hong Kong avessero aderito alle proteste di oggi.
L’agenzia Bloomberg riferisce del licenziamento di due dipendenti impiegati presso lo scalo aeroportuale e di un pilota (quest’ultimo soltanto sospeso), al quale si sarebbe proceduto su dirette pressioni di Pechino, questo mentre Rupert Hogg – Ceo della compagnia aerea – ha ammonito personalmente riguardo alle «conseguenze disciplinari» che verranno applicate a carico di coloro i quali «parteciperanno ai disordini».
Le dimostrazioni contro il governo locale e la Repubblica popolare cinese hanno avuto inizio quando nell’ex colonia britannica si è avuta notizia del progetto di introdurre una controversa legge che consentirebbe ampie facoltà di estradare persone nella Cina comunista, un provvedimento considerato erosivo dei diritti e della libertà degli abitanti di Hong Kong.