MEDIO ORIENTE, Iran. Spionaggio israeliano, il gruppo Mojahedin-e-Khalq utilizzato per la segnalazione degli obiettivi da colpire

La potente e ramificata organizzazione, in passato responsabile anche di stragi terroristiche e durante la guerra al seguito delle truppe del dittatore Saddam, collabora da tempo con i servizi segreti dello Stato ebraico in funzione del contrasto del comune nemico, la Repubblica islamica iraniana

Non si tratta certo di una novità il fatto che i servizi segreti israeliani si avvalgano del supporto di elementi dell’organizzazione Mojahedin del popolo iraniano (Mko) al fine di portare a termine operazioni di natura «cinetica» e non solo, come ad esempio le attività propagandistiche e di influenza nel mondo.

L’ultima denuncia proveniente a Teheran è quella relativa all’attacco aereo effettuato il 28 luglio scorso contro il campo di Ashraf, nella provincia irachena di Diyala, confinante direttamente con l’Iran e non distante da Baghdad.

Lo riferisce il sito di informazione “Debka” (ritenuto vicino al Mossad), che rende inoltre nota l’indiscrezione secondo la quale Maryam Rajavi, storica leader del MKO, si sarebbe recata segretamente a Tel Aviv accompagnata da un gruppo di attivisti di elevato livello della sua organizzazione allo scopo di fornire all’intelligence e all’aeronautica dello Stato ebraico dettagliate informazioni riguardo alla conformazione e ai depositi interni e sotterranei di armi pesanti presenti presso Camp Ashraf, del quale lo stesso Mko in passato si era servito per alcuni anni.

A seguito del raid della Iasf (Israel Air and Space Force) gli iraniani hanno poi ammesso che le strutture più sensibili del campo di Ashraf avevano subito colpi diretti e che un certo numero di ufficiali e di militi appartenenti al Corpo dei Guardiani della Rivoluzionarie erano stati uccisi, questo, come recitava la nota ufficiale di Teheran, «a causa della perfida collusione dell’Mko con Israele».

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