Probabilmente a partire da domani l’esercito israeliano abbatterà dieci edifici, per complessivi settanta appartamenti abitati da circa 350 palestinesi, tra i quali nove rifugiati, a ridosso della barriera di separazione (Gheder hafrada/security fence) costruito da Israele per separare Gerusalemme dalla Cisgiordania (West Bank).
I tre giudici della Corte suprema hanno deciso all’unanimità a favore delle demolizioni e respinto il primo ricorso dei proprietari delle case.
«I firmatari del ricorso hanno iniziato e continuano a costruire strutture senza ricevere un permesso speciale dal locale comandante militare», hanno scritto nelle motivazioni della loro sentenza. E hanno aggiunto che gli edifici palestinesi, costruiti a breve distanza dal muro, potrebbero fornire «una copertura per eventuali aggressori».
Una volta emessa la sentenza, che si prevede favorevole alle demolizioni, le ruspe entreranno in azione per ridurre le case palestinesi in un cumulo di macerie. Il costo delle demolizioni sarà addebitato alle famiglie che abitavano gli immobili.
Il sobborgo di Sur Baher si trova nei territori palestinesi occupati, dunque, le leggi internazionali vieterebbero alle autorità dello Stato di Israele di porre in essere provvedimenti a danno della popolazione civile palestinese.
I residenti di Gerusalemme Est e delle aree adiacenti sono stati colpiti da un significativo aumento delle demolizioni nel corso dell’anno corrente, dal canto suo l’Olp (Organizzazione per la liberazione della Palestina) ha emesso un comunicato nel quale si afferma che l’azione di demolizione «stabilisce un precedente che consentirà alle forze israeliane di distruggere un numero molto elevato di edifici palestinesi che sono situati nelle immediate vicinanze del muro.