Tamim bin Hamad al-Thani, emiro del Qatar, ha offerto la sua personale disponibilità al presidente americano Trump per fare da mediatore con i vertici della Repubblica Islamica dell’Iran al fine di ridurre il livello di tensione nel Golfo Persico, che nelle ultime settimane ha registrato una fase incrementale.
La notizia è stata pubblicata dal quotidiano kuwaitiano “al-Qabas”, che – citando fonti diplomatiche – ha rivelato anche che nel corso della visita ufficiale a Washington dello sceicco verranno siglati accordi di cooperazione bilaterale nei settori della difesa, energetico, finanziario e dei trasporti aerei.
Fonti di Doha hanno poi precisato che durante l’incontro fra i due capi di stato il focus verrà concentrato anche sulla cooperazione strategica.
Il viaggio di al-Thani in America, annunciato lo scorso giugno, avviene in fase di estrema tensione tra Usa e Iran, paese quest’ultimo con il quale il Qatar ha sempre mantenuto rapporti politici, posizione che dall’estate del 2007 ha provocato la dura reazione saudita e la conseguente rottura delle relazioni diplomatiche dapprima tra Doha e Riyadh, e successivamente anche con Egitto, Bahrein ed Emirati Arabi Uniti.
contestualmente da settori dei vertici militari di Teheran giungono minacciosi proclami: «Non abbiamo paura della guerra, al contrario la accoglieremmo con favore e siamo pronti a dare un’immediata risposta a ogni azione ostile dei nemici».
A esprimersi in questo modo è stato il maggiore generale Mohammad Bagheri, capo di stato maggiore dell’esercito iraniano, che ha inteso fare riferimento alla vicenda relativa al blocco della petroliera iraniana Grace 1 effettuato la scorsa settimana a Gibilterra da unità della Royal Navy britannica la scorsa settimana a Gibilterra.
Secondo Bagheri «i nemici della Repubblica Islamica non sono riusciti a realizzare i loro scopi e ora non sanno più come agire».
Egli ha poi aggiunto che «l’Iran ha mostrato che diversamente dai loro non cerca la rottura degli accordi, la guerra e l’aggressione, tuttavia dopo un anno di rispetto dell’accordo sul nucleare, a seguito del ritiro unilaterale americano ha adottato delle politiche di resistenza attiva».
Sempre Bagheri ha poi concluso il suo intervento affermando che in questa situazione «tenere colloqui con gli Usa significherebbe arrendersi, quindi la risposta iraniana agli appelli al negoziato e un deciso no».