CONSIGLIO NATO-RUSSIA, Trattato INF e operazioni militari. Muro contro muro tra Bruxelles e Mosca

«Dalla Russia nessun passo avanti», secondo il Segretario generale della Nato Jens Stoltenberg i diplomatici di Mosca sarebbero stati reticenti: da loro nessuna risposta sui missili CCS-8, né riguardo al loro eventuale impiego e neppure se intendono produrne altri

«La Russia non ha fornito alcuna indicazione sull’intenzione di tornare a rispettare il Trattato INF, relativo ai missili a medio raggio», questo ha affermato il Segretario generale della Nato Jens Stoltenberg nell’incontro con la stampa seguito al vertice Nato-Russia che ha avuto luogo questa mattina.

«Non abbiamo riscontrato alcun segnale relativo alla volontà di Mosca di rientrare nel Trattato INF – ha poi aggiunto -, poiché gli elementi sul campo costituiscono il problema».

Egli ha fatto riferimento ai nuovi sistemi missilistici potenzialmente in grado di essere armati con testate nucleari, sviluppati e schierati dai russi negli ultimi tre anni.

«Non hanno mostrato alcun segno o dichiarato l’intenzione di ritirare o distruggere questi missili – ha affermato ancora il Segretario generale -, mentre sarebbe possibile farlo in un brevissimo lasso di tempo. I Paesi membri della Nato hanno ribadito la richiesta affinché la Russia torni a rispettare il Trattato in maniera totale e verificabile e hanno evidenziato la necessità di salvare l’accordo, che rappresenta una pietra angolare per la sicurezza in Europa».

Dal canto suo la Russia ha espresso le proprie preoccupazioni riguardo all’applicazione del Trattato”.  I diplomatici di Mosca presenti al vertice non avrebbero però fornito risposte alle dettagliate domande sul numero di missili CCS-8 attualmente in dotazione all’Armata russa, né hanno illustrato la dottrina militare relativa al loro impiego e neppure chiarito se la Russia intenda produrne altri.

«Se Mosca non torna a rispettare l’INF – ha proseguito Stoltenberg -risponderemo, e lo faremo in forma difensiva. C’è ancora tempo per salvare il Trattato, anche se diminuisce giorno dopo giorno».

Il Trattato INF (Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty) venne siglato a Washington l’8 dicembre 1987 da Ronald Reagan e Michail Gorbačëv, a seguito del vertice di Reykjavík tra i capi delle due superpotenze di allora (Usa e Urss) tenutosi l’11 ottobre dell’anno precedente.

Nel corso del Consiglio sono stati affrontati anche gli aspetti relativi al dispiegamento di militari della Federazione russa nei paesi suoi confinanti, in particolare in Ucraina (dove la Russia si è annessa la Crimea) e in alcune regioni autonome della Georgia.

Sempre nella conferenza stampa seguita ai lavori del Consiglio, Stoltenberg ha confermato il sostegno della Nato alla sovranità e all’integrità territoriale di Tbilisi.

«La presenza di truppe militari russe in quelle regioni è una chiara violazione dell’integrità territoriale del paese», ha aggiunto Stoltenberg, sottolineando comunque la necessità di addivenire attraverso la diplomazia a una soluzione pacifica della nel Paese caucasico.

Poi, ha sollevato una questione che appare davvero spinosa, quella dell’ingresso nella Nato di paesi confinanti con la Russia e che con quest’ultima sono in stato di estrema tensione, se non di “guerra congelata”.

«La Georgia ha tutto il diritto di aderire alla Nato – ha infatti concluso Stoltenberg -, qualsiasi nazione ha la piena facoltà di decidere il percorso che intende seguire e nessun altro paese ha il diritto di intervenire o intralciare questo processo».

Belle parole, che tuttavia, pronunciate da uno di quelli che a suo tempo avrebbe dovuto cercare di risolvere il conflitto nella ex Jugoslavija, assumono il tono di un pericoloso esercizio di retorica a buon mercato.

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