Malgrado la confermata vigenza delle sanzioni economiche imposte alla Russia (e le controsanzioni decise in risposta da Mosca), nel corso del 2018 l’Italia è stato il quinto paese che ha esportato di più nel Paese, qualcosa come il 10% del complesso delle esportazioni registrate dall’intera Unione europea. Di ostacolo all’interscambio commerciale si sono frapposti anche altri fattori, come la congiuntura economica sfavorevole che ha inciso sul potere d’acquisto dei russi provocandone un decremento. Questo ha colpito in modo particolare due voci trainanti del made in Italy, quali la moda e l’agroalimentare, tuttavia, si sono confermati attivi i settori chimico, meccanico e farmaceutico.
Ovviamente, nei rapporti bilaterali il settore energetico rimane quello fondamentale, infatti l’Italia si approvvigiona di gas naturale e petrolio dalla Russia, una dipendenza strategica, poiché attraverso le sue materie prime energetiche Mosca soddisfa il 40% del fabbisogno italiano. Una dipendenza sulla quale incidono le dinamiche di mercato e geopolitiche, fattori che possono determinare aumenti o cali dei prezzi. In questo senso, la realizzazione del gasdotto North stream 2, concepito per raggiungere la Germania aggirando la problematica Ucraina, renderebbe la Repubblica federale tedesca il principale paese di transito del gas russo diretto in Europa, con possibili effetti negativi sui prezzi del prodotto.
Inoltre ci sono le relazioni internazionali e i conflitti, come quello in atto a poche centinaia di chilometri a sud della Sicilia, in quella Libia disgregata e in fiamme dove l’Italia rinviene non pochi fondamentali interessi, in primo luogo energetici e nel campo del controllo dei flussi migratori.
E nel Paese nordafricano il Cremlino è in grado di esercitare una certa dose di influenza su uno dei protagonisti del conflitto in atto, il generale Khalifa Haftar. È noto come il governo di Roma appoggi Fayez al-Serraj, il premier riconosciuto dalla comunità internazionale asserragliato a Tripoli dall’Esercito nazionale libico di Haftar e dalle milizie alleate di quest’ultimo. Mosca, che ha preso parte alla Conferenza di Palermo del novembre scorso, ha gradualmente riacquisito un ruolo importante nella regione, dunque è in possesso di alcune buone carte da giocare sul tavolo del Mediterraneo e del Medio Oriente, magari proponendosi come mediatore tra i belligeranti libici.
In ritardo di un’ora rispetto al programma, l’aereo del presidente della Federazione russa Vladimir Putin è atterrato sulla pista dell’aeroporto di Fiumicino poco prima dell’una di questa mattina. Della delegazione che accompagnava Putin facevano parte anche il ministro degli esteri Sergeij Lavrov e quello dell’industria Denis Manturov. In una Roma blindata il corteo di autovetture ha quindi raggiunto il Vaticano dove il capo di stato ospite ha incontrato il pontefice, che lo ha ricevuto in udienza privata. Papa Francesco e Putin si sono parlati per circa un’ora, dopodiché quest’ultimo ha raggiunto il Quirinale per un pranzo con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Quindi è stata la volta del presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte, che ha incontrato Putin, col quale si è presentato ai giornalisti per una conferenza stampa congiunta. Nel programma della breve (soltanto dieci ore) ma intensa visita ufficiale in Italia del presidente russo, sono previsti inoltre un intervento al Forum di dialogo italo-russo della società civile presso la Farnesina e, infine, una cena di lavoro a Villa Madama nuovamente col capo del governo italiano Conte. Il Cremlino vorrebbe utilizzare l’Italia per rientrare in Europa? Possibile, in questo caso Mosca si avvarrebbe del governo Conte come di un cavallo di Troia, in fondo l’Italia di recente ha già siglato un memorandum d’intesa con Pechino.
Tuttavia, allo specifico riguardo gli osservatori internazionali e gli analisti della materia nutrono notevoli dubbi, poiché sarà molto difficile che – al di là delle dichiarazioni rese estemporaneamente alla stampa di tanto in tanto – Palazzo Chigi e il resto dell’esecutivo giallo-verde possano compiere passi ufficiali di un certo peso in favore di una eliminazione delle sanzioni economiche imposte alla Russia, e questo nonostante i danni che esse hanno provocato all’economia italiana.