GOLFO PERSICO, escalation della tensione. Le nuove e più precise armi degli ayatollah

Nelle acque e nei sovrastanti cieli della regione si utilizzano armi vecchie e nuove. Sperimentazioni e operazioni la cui paternità è a volte di difficile attribuzione si susseguono sempre più. Gli iraniani affinano le tecniche in vista di una malaugurato sviluppo di natura «cinetica» della crisi in atto

Fonti israeliane riferiscono dell’impiego da parte iraniana di nuovi e più precisi sistemi d’arma in attacchi (secondo il sito Debka sarebbero stati almeno sei) contro gli alleati degli Usa nella regione.

In particolare si cita il missile da crociera SOUMAR, del quale si riferisce il ridotto margine di errore circolare (CEP), stimato in un metro e mezzo.

Del SOUMAR si conosceva l’esistenza, tuttavia – si afferma sempre nella nota dell’agenzia di informazioni ritenuta vicina ai servizi segreti dello Stato ebraico – non era noto il fatto che Teheran ne avesse ceduto alcuni esemplari ai suoi alleati Houti impegnati nella guerra civile nello Yemen, questo fino al loro utilizzo nell’azione contro l’aeroporto saudita di Abha del 19 giugno, infrastruttura distante circa 200 chilometri dal confine.

Analizzando sinteticamente l’elevato standard di  intervento in possesso delle forze speciali della marina della Repubblica islamica, Debka affronta brevemente i sabotaggi effettuati ai danni delle navi cisterna fuori dal porto di Fujairah (EAU) tra il 12 e il 14 maggio scorsi e quindi si sofferma sull’assolutamente poco chiara dinamica relativa all’attacco alle due superpetroliere (una norvegese e una giapponese) nel Golfo dell’Oman, che ha avuto luogo un mese dopo, il 13 giugno, azioni la cui responsabilità i vari attori regionali si rimpallano e che ha provocato un incremento esponenziale della tensione.

Si ritiene che il SOUMAR altro non sia se non un missile da crociera a lungo raggio evoluzione del Meshkat , a sua volta derivato dal Kh-55, che fu di  produzione sovietica e che venne ceduto in alcuni esemplari a Teheran nel 2001 dall’Ucraina.

Gli Emirati arabi uniti e le altre petromonarchie della sponda del Golfo Persico opposta a quella iraniana sarebbero tra i più esposti al coinvolgimento diretto in caso l’escalation attualmente in atto conducesse a un conflitto «cinetico» vero e proprio, con tutte le conseguenze in termini di perdite di vite umane, di distruzione materiali e di danno all’economia.

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