ECONOMIA, Italia. Povertà: cinque milioni gli italiani in stato di grave disagio economico

I dati si riferiscono al 2018, ultimo anno prima dell’erogazione del reddito di cittadinanza. Il tasso di povertà assoluta permane stabile, mentre il fenomeno in sé presenta un andamento decrescente all’aumentare dell’età del soggetto di riferimento e inoltre risente fortemente anche del livello di scolarizzazione

I dati diffusi ieri dall’Istituto nazionale di statistica (Istat) fotografano un’Italia dove il tasso di povertà assoluta permane stabile. Sono infatti 1.822.000 le famiglie in stato di grave disagio economico (lo scorso anno erano 44.000 di meno) per complessivi cinque milioni di persone, cioè l’8,4% del totale della popolazione del Paese.

Al sud si registra 9,6% delle famiglie in  queste condizioni, mentre al nord quasi la metà (il 5,8%).

I “minorenni poveri” sono invece 1.260.000, pari al 12,6%. All’incirca la metà delle famiglie in povertà assoluta vive in un’abitazione in affitto.

Le famiglie con minori in povertà assoluta sono oltre 725.000 (l’11,3%, cioè oltre quattro punti di della media nazionale, che si attesta al 7%). La maggiore criticità per le famiglie con minori si evince non soltanto nei termini dell’incidenza, ma anche dall’intensità, infatti il livello di povertà raggiunge il 20,8% (rispetto al 19,4% del dato nazionale). Le famiglie con minori risultano quindi più spesso povere.

Quelle in condizioni di povertà relativa, invece, sono poco più di tre milioni (l’11,8% del totale), pari a quasi nove milioni di persone (15% del totale).

Rispetto al 2017 il fenomeno si è aggravato al settentrione, dove si è passati dal 5,9% al 6,6%, e in particolare nel Nordest, dove si è registrato un incremento dell’incidenza dal 5,5% al 6,6%, mentre nel Mezzogiorno la dinamica è stata inversa, dal 24,7% del 2017 al 22,1% del 2018, con una riduzione dell’incidenza sia nel Sud continentale (da 24,1% a 22,3%) che nelle Isole (da 25,9% a 21,6%).

Il fenomeno della povertà familiare presenta quindi un andamento decrescente all’aumentare dell’età del soggetto di riferimento. Le famiglie di giovani, infatti, generalmente posseggono minori capacità di spesa in quanto dispongono di redditi mediamente più contenuti delle altre, inoltre hanno meno risparmi accumulati o beni ereditati.

Per quanto riguarda gli stranieri, nel 2018 l’incidenza della povertà assoluta è stata del 30,3%, per un totale di circa un milione e mezzo di persone in stato di povertà assoluta.

Infine, la diffusione della povertà decresce al crescere del livello di studi raggiunto, poiché, se il soggetto di riferimento nella sua vita ha conseguito un titolo almeno di scuola secondaria superiore l’incidenza è pari al 3,8%, mentre sale al 10% se la scolarizzazione è bassa e il soggetto ha conseguito soltanto un titolo di scuola media inferiore.

Associando poi il titolo di studio alla condizione professionale dell’individuo di riferimento nella rilevazione statistica, si riscontra che se esso ricopre un livello di dirigente, quadro o impiegato la sua famiglia è meno esposta ai rischi di cadere in uno stato di povertà assoluta, infatti l’incidenza è bassa, dato che si attesta all’1,5%, ma se il soggetto di riferimento è un operaio o «assimilato» il livello di rischio aumenta di molto (le famiglie povere incluse in questa categoria sono infatti il 12,3% del totale), se è un disoccupato in cerca di lavoro la percentuale si impenna al 27,6.

I dati si riferiscono al 2018, ultimo anno prima dell’erogazione del reddito di cittadinanza.

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