AMBIENTE, Amazzonia. Vaticano, nuovo sinodo per l’ecologia integrale

Pubblicato oggi lo strumento di lavoro per il sinodo sull’Amazzonia: “Nuovi cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale” affronta i temi del degrado ambientale e quelli prettamente pastorali e liturgici. Le vocazioni sacerdotali sono sempre più in calo, gli agguerriti (e ricchi) “evangelici” sottraggono sempre più terreno alla Chiesa cattolica romana: presto verrà affidato un ministero ufficiale alle donne?

«Madre terra» è un’espressione caratteristica dei popoli amerindi ripresa nel testo di “Nuovi cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale”, pubblicato oggi dalla santa Sede.

In esso vengono affrontate non soltanto le tematiche relative al degrado ambientale di regioni come quella amazzonica, ma anche problematiche di natura pastorale e liturgica.

Infatti non sono poche e neppure di poco conto le problematiche che attualmente assillano la Chiesa cattolica romana. È noto come l’ambiente e le preoccupazioni che il suo degrado ingenera figurino tra le priorità dell’agenda di questo pontefice gesuita assiso allo scranno petrino col nome di un monaco.

Un prete sudamericano di origini piemontesi che non ha mancato di farsi dei nemici nel corso del suo ministero, ma che non manca di suscitare rispetto per il suo agire a tratti ardito.

Pochi giorni fa all’interno delle Mura leonine ha avuto luogo il summit con i manager delle «big oil» e dei fondi di investimento, oggi le attenzioni sono nuovamente rivolte all’America Latina.

Ci sarà molto di rivoluzionario e di innovativo tra gli argomenti all’ordine del giorno nel prossimo sinodo sull’Amazzonia: mancano i sacerdoti e molte etnie chiedono adattamenti liturgici alle loro culture.

Tema delicati, soprattutto in un continente dove il cattolicesimo perde terreno in favore dell’aggressivo proselitismo degli evangelici. Una lotta senza quartiere e senza esclusione di colpi che aderisce perfettamente a quella «guerra» post-ideologica dove entrambi i belligeranti pongono alla base del loro agire radicati principi informatori.

Ce la farà la Chiesa a sopravvivere anche a questo XXI Secolo? Chissà, però per l’intanto si sta attrezzando almeno ci prova, tra mille resistenze, esterne e interne. Interessi ed equilibri sempre più messi in discussione.

Gli effetti della secolarizzazione si fanno sentire, e i traumi di un clero in parte deviato e in parte finanziere non fanno altro che accentuare il dolore dato dalla piaga aperta nel corpo di una Istituzione bimillenaria che si vede costretta a mettersi urgentemente al passo con i tempi.

Le vocazioni sono ormai in calo da tempo e i giovani non vengono più attratti da una spiritualità che non sentono più. Che fare?

Si può tentare di intervenire, magari come si farà al prossimo sinodo, mediante la proposta di ordinazione sacerdotale anche di uomini sposati, anziani e indigeni; o discutere sulla possibilità di affidare un ministero ufficiale alle donne.

Richieste del resto non nuove come quelle di coinvolgere i consacrati nella lotta alla povertà e al declino morale, alla dissoluzione della famiglia, allo sfruttamento e alla corruzione. Nel testo si parla anche della conversione ecologica, sinodale e pastorale come ha per altro indicato Bergoglio nei suoi documenti magisteriali.

Eppoi la comunicazione. Tra le proposte per una evangelizzazione maggiormente spinta figura anche quella di un migliore utilizzo della rete di radio cattoliche esistenti, che andrebbe rafforzata mediante una formazione più specializzata dei “comunicatori”.

Sono oltremodo evidenti le contromisure che si cerca di adottare sul piano del confronto con gli efficaci telepredicatori, soprattutto americani.

Nel testo sopravvive la traccia del clero latinoamericano legato alla Teologia della liberazione, in particolare nel linguaggio.Alcuni osservatori occidentali che hanno abbracciato la fede religiosa ne sottolineano la testimonianza nella terminologia utilizzata.

Ad esempio quando si scrive e si pronuncia la parola «martirio», non per odio alla fede bensì per odio alla giustizia. Anche questo sarà un tema di discussione, probabilmente.

In fondo la questione dello sfruttamento dei popoli amazzonici è ben presente nel magistero, già nel 1741 papa Benedetto XIV con la Immensa pastorum mise in luce la questione, ripresa successivamente da Pio X e dai suoi successori.

Tra le indicazioni fornite c’è anche quella di dare maggiore spazio alla teologia indica pan amazzonica e di promuovere contestualmente una cultura dell’onestà e della vita in armonia tra i popoli, le generazioni e la natura.

Viene inoltre affrontata la problematica questione di coloro i quali lasciano le zone amazzoniche per andare a vivere di espedienti nelle città, una piaga sociale cui si cerca di fornire una risposta pastorale.

L’Instrumentum Laboris del Sinodo è stato presentato stamane nella Sala stampa della Santa Sede dal Cardinale Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei Vescovi, dall’arcivescovo Fabio Fabene e da padre Humberto Miguel Yanez, gesuita e ordinario di teologia morale alla Pontificia Università Gregoriana di Roma.

Del Sinodo Speciale per la Panamazzonia saranno membri ex officio tutti vescovi residenziali e gli ordinari delle nove circoscrizioni ecclesiastiche panamazzoniche, cioè di Bolivia, Brasile, Ecuador, Perù, Colombia, Veneuzela, Guyana Francese, Guyana e Suriname, inoltre parteciperanno anche i presidenti delle sette conferenze episcopali della regione panamazzonica, alcuni capi dicastero della curia, la presidenza della Rete ecclesiale panamazzonica (REPAM) e i membri del Consiglio pre-sinodale nominati dal papa in occasione della preparazione all’assemblea speciale.

Nel corso del sinodo verranno eletti dall’Unione dei Superiori Generali quindici religiosi attivi nella regione.

Il testo di “Nuovi cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale” per il momento è disponibile soltanto in lingua castigliana, tuttavia è possibile leggerlo anche in italiano sul sito web della Santa Sede.

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