Sei anni fa è stata depositata in Parlamento una proposta di legge di iniziativa popolare mirante alla legalizzazione dell’eutanasia. Tuttavia a certe condizioni, poiché, ad esempio, non riguarderà i minori e neppure la sofferenza psichica, ma solo quella fisica, derivante da malattie irreversibili e quando diviene insopportabile. È la cosiddetta legalizzazione dell’assistenza medica alla morte volontaria.
Per ottenere questo risultato, alcuni dei promotori hanno anche compiuto azioni di disobbedienza civile. Come Marco Cappato, l’ex parlamentare oggi esponente dell’Associazione Luca Coscioni che il 27 febbraio del 2017 accompagnò a morire di “suicidio assistito” in una clinica svizzera dj Fabo, al secolo Fabiano Antoniani, un ragazzo rimasto tetraplegico a seguito di un incidente stradale.
La Corte Costituzionale ha concesso al Parlamento della Repubblica un periodo di tempo per prendere decisioni sulla materia, periodo che terminerà il prossimo 24 settembre.
Infatti, se le Camere nel frattempo non interverranno approvando un specifica legge in materia, terminerà la sospensione del processo a Cappato e la Consulta si vedrà costretta a emettere un sentenza per “colmare la lacuna”.
Diversa, seppure non meno drammatica, la vicenda della giovane olandese Noa Pothoven, che si è lasciata morire cessando di alimentarsi e di bere. A lei lo Stato non ha concesso l’autorizzazione all’eutanasia, intesa essa nel senso stretto del termine, cioè l’iniezione di una sostanza letale dopo che il soggetto è stato sedato.
All’età di undici anni fu vittima di una prima violenza sessuale nel corso di una festa con degli amici. Un anno dopo, quando era praticamente ancora un bambina, ne subì una seconda, infine, all’età di quattordici anni, venne stuprata per la strada da due adulti.
Nel pieno della sua adolescenza subì dunque una serie di gravissimi traumi che la portarono a sviluppare una grave forma di anoressia, associata a una profonda sindrome depressiva, patologie che la indussero a elaborare il pensiero del suicidio.
Alcuni hanno sottolineato la evidente contraddittorietà del suo comportamento: mentre rifiutava il cibo e le bevande coltivando la sua terribile intenzione di morte, chiedeva però contestualmente aiuto.
Ella scrisse un libro nel quale denunciò limiti e carenze del sistema sanitario e di assistenza del suo Paese, a suo giudizio incapace di rispondere ai suoi bisogni e tirarla così fuori da quell’incubo.
Domenica scorsa, nella sua casa di Haarlem, con la madre accanto, ha finito di vivere.
Dobbiamo considerarla una vittima dell’incapacità delle strutture pubbliche olandesi, che non hanno saputo prendersi cura di una come lei in quelle condizioni? Forse sì.
Si è trattato di un caso di eutanasia?
Non propriamente, dato che questa radicale soluzione gli fu negata, poiché – ma su questo aspetto i pareri sono tuttavia contrastanti – i medici che la seguivano ritennero che fosse ancora possibile insistere su di lei con delle terapie per guarirla.
È importante, però, riflettere anche sui perché si sia accesa una polemica su questa tragedia.
Essa è divampata a seguito della pubblicazione della notizia che l’Aia aveva concesso l’eutanasia alla ragazza e che, quindi, era lo Stato olandese il responsabile primo della sua morte.
Al riguardo va ricordato che in Olanda l’eutanasia è consentita anche ai minorenni di oltre dodici anni col consenso dei genitori e alle persone in stato di depressione.
Una manipolazione del fatto – si è affermato -, favorita della pubblicazione di questa versione da parte di un sito web, il “Daily Mail”, e successivamente ripresa senza accurate verifiche delle fonti da parte della stampa. Anche in Italia.
Siamo quindi di fronte a una caso di distorsione della verità?
Se così fosse, i media avrebbero finto di ignorare la liceità della possibilità del rifiuto dell’alimentazione e dell’idratazione da parte di un soggetto pienamente in grado di intendere e di volere.
Sulla vicenda Pothoven sono intervenuti in molti, Vaticano incluso Da oltre Tevere non si è mancato di ribadire il principio proprio dei cristiani della sacralità della vita.
E l’Italia?
In Italia la legge dello Stato non prevede che si possa dar da mangiare e da bere con la forza a qualcuno che è nelle condizioni di decidere autonomamente dei suoi comportamenti. È il principio della libertà personale dell’individuo sul proprio corpo, sancito dalla Costituzione.
Ma, come sempre accade, i temi etici alimentano grandi dibattiti e infinite polemiche. Si tratta di un vero campo minato, una categoria che si presta perfettamente alle strumentalizzazioni di varia natura, incluse ovviamente quelle politiche.
Sul caso Noa Pothoven e sui riflessi di esso sul dibattito relativo ai temi etici in Italia, insidertrend.it ha raccolto due opinioni diverse. La prima è quella della senatrice Paola Binetti, di orientamento cattolico, l’altra è quella di Marco Cappato, già parlamentare della Repubblica e attualmente esponente dell’Associazione Luca Coscioni.
Le registrazioni audio integrali delle due interviste (A150A e A150B) sono fruibili di seguito o nell’archivio di questo sito web.
A150A – TEMI ETICI, EUTANASIA: IL CASO NOA POTHOVEN RIAPRE IL DIBATTITO SUL FINE VITA. La tragedia della giovane olandese che ha deciso di lasciarsi morire ha rialimentato le polemiche. In Italia si attende la scadenza del 24 settembre: o sarà legge della Repubblica oppure la Corte Costituzionale dovrà pronunciarsi emettendo una sentenza sul processo a Marco Cappato, che accompagnò dj Fabo in Svizzera in una «clinica della morte»; a insidertrend.it interviene PAOLA BINETTI, senatrice dell’Udc eletta nelle liste di Forza Italia.
A150B – TEMI ETICI, EUTANASIA: IL CASO NOA POTHOVEN RIAPRE IL DIBATTITO SUL FINE VITA. La tragedia della giovane olandese che ha deciso di lasciarsi morire ha rialimentato le polemiche. In Italia si attende la scadenza del 24 settembre: o sarà legge della Repubblica oppure la Corte Costituzionale dovrà pronunciarsi emettendo una sentenza sul processo a Marco Cappato, che accompagnò dj Fabo in Svizzera in una «clinica della morte»; a insidertrend.it interviene MARCO CAPPATO, già parlamentare della Repubblica e attualmente esponente dell’Associazione Luca Coscioni.