Come sarà la prossima manovra economica del governo giallo-verde a trazione leghista?
Matteo Salvini in televisione a “Porta a Porta” è categorico e afferma che l’esecutivo in attualmente carica «non ha nessuna intenzione di rispettare il fiscal compact», quindi di impegnare ventitré miliardi per non fare scattare le clausole di salvaguardia (aumento dell’Iva).
Insomma si richiede più flessibilità all’Europa e si prevedono (almeno nelle dichiarazioni a uso mediatico) più stanziamenti alla voce “investimenti” in infrastrutture sia fisiche che digitali, onde rilanciare la crescita economica del Paese.
Ma «il capitano» non si limita a questo e ribadisce che si interverrà anche sul cosiddetto cuneo fiscale (differenza tra costo complessivo del lavoro all’imprenditore per un lavoratore e quanto quest’ultimo percepisce concretamente in busta paga).
Riguardo alla «tassa piatta», che interesserebbe imprese e famiglie con redditi fino a 50.000 euro, il vicepresidente del Consiglio e leader della Lega ha parlato di un piano dettagliato pronto per essere presentato al Consiglio dei ministri e al Parlamento.
Non aumenterà l’Iva e non si farà ricorso neppure a una tassa patrimoniale che aggredisca immobili e depositi bancari, ma si dice deciso a trattare con Bruxelles sulle clausole di salvaguardia.
Finché il tasso di disoccupazione nel Paese non si sarà allineato a quello medio europeo – è la sua tesi – l’Italia ha il diritto di investire (in deficit) su sviluppo, infrastrutture, occupazione e servizi sociali. Ma resta pur sempre l’elevata spesa corrente.
Ammesso che li trovi, il governo Conte questi 30 miliardi sarà costretto a spalmarli in un arco temporale maggiore di un anno (il 2020), dato che le spending review in Italia non mai riuscite concretamente, mentre invece la quota di spesa per investimenti in bilancio è stata sempre abbassata.
Il nuovo contesto politico europeo, con l’apporto ri-bilanciante di forze contrarie a un’eccessiva austerità, tuttavia non necessariamente sovraniste o anti-sistema, forse consentirà una negoziazione sul rigido limite del 3% posto al deficit, pur senza eccessive speranze sull’ampiezza dei margini di manovra per Roma.
Al riguardo Confindustria si è espressa per bocca del suo presidente, «la flat tax va approfondita – ha dichiarato Vincenzo Boccia -, stiamo da tempo a chiedere una tassazione più leggera sui fattori di produzione».
Mentre a Bruxelles e Strasburgo iniziano i confronti per le prossime nomine ai vertici della Commissione europea, Moscovici si è espresso su quello che sarà l’atteggiamento dell’Unione riguardo all’eventuale futuro sforamento italiano del limite del 3% del deficit/pil fissato dal Patto di stabilità e crescita.
Una pronuncia attesa, seppure a rappresentare un concreto pericolo per l’economia italiana restino sempre “i mercati”.
E infatti, nella giornata di ieri lo spread era arrivato a toccare quota 290, probabilmente a causa dell’effetto annuncio provocato da Salvini con le sue dichiarazioni su flat tax e deficit pubblico, comunque, nel pomeriggio è poi calato di qualche punto base a 284 (che è comunque alto).
Sono state le caute parole del commissario agli affari economici interni Pierre Moscovici a influenzarne il corso raffreddandone l’impennata, egli, come accennato, ha affermato di «non prediligere la strada delle sanzioni da applicare all’Italia», alla quale, tuttavia, potrebbero essere richieste delle misure correttive in ragione del mancato rispetto dei vincoli sui conti pubblici.
Egli ha quindi anticipato l’avvio di un carteggio con il governo di Roma sui provvedimenti aggiuntivi in manovra di bilancio che potrebbero venire richiesti.