UNIONE EUROPEA, allargamento. Balcani, l’Albania chiede di entrare: opportunità e sfide di un’inclusione

In un Unione europea in crisi e sotto la pressione di forze sovraniste e antisistema i Paesi dell’Europa sudorientale chiedono di divenirne membri. A Tirana, in un clima di forte polarizzazione politica, viene chiesta a Bruxelles una data per negoziare. Il dossier albanese verrà ripreso in considerazione al prossimo Consiglio d’Europa in programma per la fine di giugno? Se ne è discusso a Roma in una tavola rotonda organizzata dal Partito Radicale

Più Balcani in Europa, più Europa nei Balcani, l’Albania chiede con forza l’amissione all’Unione in qualità di paese membro, a Tirana si afferma che «non esistono alternative geopolitiche».

In un clima di forte polarizzazione politica, dai Balcani viene chiesto a Bruxelles una data per negoziare, ma quale potrà essere l’approccio alla procedura d’ingresso? Il “dossier” albanese verrà ripreso in considerazione al prossimo Consiglio d’Europa in programma per la fine di giugno?

Dall’integrazione all’inclusione, poiché una regione balcanica più forte è nell’interesse di tutti, ma in questa fase così travagliata il processo di adesione subirà un’accelerazione oppure un rallentamento?

In effetti esistono delle criticità, tuttavia non sono insormontabili e molto dipenderà anche dalla politica albanese. Una sfida dunque (come quella rappresentata dalla lotta alla corruzione e al raggiungimento di elevati livelli di trasparenza e legalità), tuttavia associata a delle evidenti opportunità.

Dei temi relativi alla futura adesione dei Paesi balcanici alla Ue si è trattato nel corso della tavola rotonda “Stati Uniti d’Europa tra opportunità e sfide: quale futuro per l’Albania?”, organizzata dal Partito Radicale nella sua sede storica di Via di Torre Argentina.

In un’Unione in crisi e messa sotto la pressione dalle forze sovraniste e antisistema i Paesi dell’Europa sudorientale chiedono di divenire membri. Ma che cosa è oggi l’Europa?

Non è certamente una federazione di Stati, poiché ha mantenuto il suo impianto intergovernativo, inoltre – a detta dei partecipanti al convegno – essa sconta almeno due “peccati originali” che avrebbero impedito la piena integrazione: uno è stato il limitare le competenze della Banca centrale europea al controllo del tasso d’inflazione, l’altro la fissazione a Maastricht di rigidi parametri, come quello deficit/pil, che ha riflesso i suoi effetti sugli investimenti provocando recessi nei meccanismi di crescita.

L’incubo è quello della futura dissolvenza europea nel mondo globalizzato del XXI Secolo, tra i due vasi di ferro americano e cinese. Questa Europa di oggi non è né federale né sufficientemente democratica, quindi per evitare sudditanze di matrice neocolonialista maggiori di quelle attuali da parte di Washington e Pechino dovrebbe sviluppare la propria unità, imprescindibile da un proprio epos continentale.

È certamente cosa non facile, poiché si tratta di trasformare l’attuale Unione in una federazione dove il parlamento di Strasburgo sarebbe veramente sovrano e la Difesa verrebbe assicurata da un unico esercito comune.

Tra le ipotesi esplorate quella di puntare a un “nucleo duro” coincidente con l’area euro e dotato di un bilancio federale, poi, attorno, un primo cerchio formato dagli attuali Paesi membri allargato a quelli che lo diverranno in futuro; infine il secondo cerchio, consistente in un’area di libero scambio Europa-Africa che si estenderebbe dalla Turchia al Marocco.

Dunque un Unione europea per consenso e non per conquista, come invece è avvenuto nel corso dei secoli passati, prima ai tempi dei Romani, poi col sacro Romano Impero, quindi con Napoleone e, infine con i cannoni e gli Stuka di Adolf Hitler.

Anche questa una grossa sfida, che comunque varrebbe la pena accettare.

 

La registrazione integrale della tavola rotonda è fruibile di seguito su questo sito (audio A143ABC)

 

 

A143ABC – BALCANI, UNIONE EUROPEA: INTEGRAZIONE DEI PAESI DELLA REGIONE SUDORIENTALE, il percorso di Tirana verso l’inclusione. Stati Uniti d’Europa tra opportunità e sfide: quale futuro per l’Albania?

L’Europa federale (che non c’è) e quella intergovernativa (che invece esiste, ma che ha cominciato a funzionare male), accelerare o rallentare il processo di adesione del Paese delle aquile? L’adesione di Tirana rafforzerebbe la regione balcanica e questo è interesse anche dell’Europa, Tavola rotonda, Partito Radicale, sede nazionale, Roma, Via di Torre Argentina, 24 maggio 2019.

Interventi di: ELISABETTA ZAMPARUTTI (Presidenza del Partito Radicale, tesoriere di Nessuno tocchi Caino, moderatrice), ANILA BRITI (Ambasciatrice d’Albania in Italia), GIUSEPPE BASINI (parlamentare della Repubblica eletto nelle liste della Lega), MARIO BALDASSARRI (economista, presidente del Centro Studi Economia Reale, già viceministro dell’Economia), TEÙTA VODO (Segretario per le Relazioni internazionali del Partito socialista albanese, già viceministro della Giustizia della Repubblica d’Albania), GIULIO MARIA TERZI DI SANT’AGATA (ministro plenipotenziario, già ministro degli Affari Esteri), Sir GRAHAM WATSON (membro del Comitato economico e sociale dell’Unione europea, già Presidente del Partito dell’Alleanza dei Liberali e dei Democratici per l’Europa), TITTI DI SALVO (Presidente di Libertà e Diritti Socialisti europei, già parlamentare del Partito Democratico), NICCOLÒ RINALDI (già parlamentare europeo), EMIR LUSHNJARI (giurista, Caj Mali) ELA DACI (rappresentante del Forum Albanians for EU), GJERGJI KAJANA (pubblicista).

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