ECONOMIA, Unione Europea. Previsioni per il 2019-2020: «Che fretta c’era… maledetta primavera»

Moscovici sviscera tutta una serie di dati sullo stato attuale e le previsioni per il futuro dell’economia dell'Unione e della zona euro; il commissario agli affari comunitari è rassicurante: «Malgrado tutto l’economia europea da prova di resilienza», ma quando un giornalista italiano gli chiede della situazione del proprio paese lui non si sbilancia troppo e glissa, «c’è tempo, ne riparleremo a giugno…»

Eccoci qua, se qualcuno si aspettava il plotone d’esecuzione, beh, quello al poligono di tiro non c’è arrivato. Almeno nelle dichiarazioni ufficiali l’Italia governata dalla coalizione (o forse sarebbe più appropriato definirla «contratto di governo») non è stata inchiodata sulle impietose cifre della sua condizione economica.

Infatti, nel corso della sua conferenza stampa – che ha seguito quella di Juncker, che, tra l’altro, ha affermato che «i primi colonizzatori della Transilvania non furono i sassoni, bensì i lussemburghesi» -, il commissario europeo agli affari comunitari Pierre Moscovici, stimolato da un giornalista di Radio Radicale (David Carretta) ha svicolato l’argomento replicando ai quesiti postigli da quest’ultimo rifugiandosi nella classica melina pre-elettorale.

Domanda: data la situazione dei conti e del bilancio dello Stato italiano (tradotto: nel 2020 disavanzo al 3,5% e debito pubblico al 135% del pil a fronte di una crescita dello 0,1%) pensate di istruire una procedura contro Roma per infrazione dei parametri del Patto di stabilità e crescita?

Risposta di Moscovici: «Oggi non si parla di Patto di stabilità e crescita, ci si tornerà certamente su, ma se ne tratterà nel “pacchetto di primavera” nel mese di giugno. In quella sede si valuteranno le riforme varate e i provvedimenti assunti dal Governo Conte»

Insomma, Moscovici “il duro” stavolta non si sbilancia, segno che a Bruxelles si vuole prendere ancora tempo, poi si vedrà.

Ma diamo un’occhiata ai dati e alle previsioni che, con piglio ragionieristico, ha fornito il commissario europeo nel quadro delle previsioni economiche di primavera per il 2019 e il 2020.

Nel secondo semestre del 2018 è stata registrata una debolezza, dovuta al netto rallentamento della produzione mondiale e ad ostacoli interni ai Paesi membri dell’Unione europea, comunque – secondo Moscovici – i fondamentali dell’economia sussistono.

I ritmi di crescita per il prossimo futuro vengono tuttavia visti rallentare, nella zona euro 1,2 % per l’anno in corso e 1,5% per il prossimo. Sempre considerando la zona euro, la politica di bilancio dovrebbe espandersi, con un deficit in aumento dell’1% sul pil e un calo complessivo del debito.

L’inflazione in moderata crescita (di pari passo con il previsto aumento dei salari) dovrebbe sostenere la spesa delle famiglie (la domanda interna nel 2018 è stata grazie proprio per effetto del risparmio di queste ultime).

Le difficoltà – ha proseguito Moscovici – sono esogene ed endogene all’Unione. Il rallentamento della domanda mondiale rinviene diverse cause, quali le tensioni sui mercati globali derivanti dal confronto Usa-Cina, ma anche nell’indebolimento del manifatturiero mondiale, con picchi nell’automotive in Europa che investono in primo luogo Germania e Italia, perturbazione che è effetto dell’elevato grado di integrazione industriale europea. Ci si attende comunque una normalizzazione in corso d’anno. La crescita economica mondiale per il 2020 viene data al 3,2 per cento.

Le cause endogene, invece, vanno ricondotte principalmente agli effetti negativi ingenerati del brexit sugli investimenti privati. La fuga è verso attività considerate “sicure”, quali i titoli del debito sovrano, con immancabili effetti sui loro tassi di interesse, calmierati in qualche modo per effetto delle politiche monetarie.

I bassi prezzi delle materie prime energetiche (che ci si aspetta subiscano ulteriori moderazioni) hanno agito positivamente sul tasso di inflazione.

Per quanto concerne il mercato del lavoro, la disoccupazione in Europa è in ribasso, seppure sia ancora elevata, per il 2020 ne viene prevista un’ulteriore abbassamento.

Il disavanzo generale nella zona euro, nel 2018 allo 0,5% del pil, per il 2020 è previsto in aumento allo 0,9 %, causa la minore crescita in alcuni Paesi membri unitamente al varo di politiche fiscali espansive.

Per la Commissione europea i rischi potenziali sono rappresentati dai possibili errori di natura politica (come il ricorso a forme di protezionismo) e nelle dispute commerciali a livello globale (Trump docet).

Ma al riguardo Moscovici si è espresso in maniera ottimistica: «L’economia europea – ha affermato – da prova di resilienza nonostante le condizioni internazionali sfavorevoli e le incertezze».

A questo punto non resta che attendere il vertice europeo di Sibiu programmato per dopodomani, venerdì 9 maggio, una data importante per l’Unione, davvero.

Condividi: