Leonardo (già Finmeccanica), «campione nazionale» dell’industria aerospaziale e della difesa italiana, è approdato sul Bosforo alla 19ª edizione dell’International Defence Industry Fair (IDEF).
Perché Istanbul? Perché il quello dei sistemi d’arma permane un tradizionale settore di collaborazione tra Roma e Ankara, dato che le imprese del settore – in primo luogo, appunto, Leonardo – da oltre quaranta anni collaborano con il governo turco, al punto che il gruppo di Piazza Monte Grappa ha recentemente ribattezzato (re-branding, si precisa nel comunicato stampa) la sua filiale locale in Leonardo Turkey Havacılık, Savunma ve Güvenlik Sistemleri A. Ş..
Sempre nel medesimo comunicato stampa si afferma che presso il padiglione 3 nello Stand 313° vengono presentate le tecnologie di cyber-sicurezza e contro-droni, oltre alle soluzioni per la sicurezza, l’aerospaziale e la difesa, come l’elicottero T129, i radar di difesa aerea, i sensori navali e, più recentemente, il programma satellitare Göktürk.
«I sistemi di gestione delle navi e del traffico aereo – prosegue la nota per la stampa – sono la presenza di Leonardo in Turchia, assicurando quasi 1.500 chilometri di costa e oltre venti torri di controllo del traffico aereo».
Il gruppo industriale di Piazza Monte Grappa ha inoltre sviluppato il programma turco SMART (ammodernamento sistematico delle risorse ATM Turchia), con un centro di controllo principale situato ad Ankara e un backup a Istanbul, che sostiene le operazioni di gestione del traffico aereo nei settori dello spazio aereo della Turchia situati anche a Izmir, Ercan, Dalaman, Bodrum e Antalya.
All’IDEF, Leonardo offre ai clienti regionali anche una scuola internazionale di addestramento al volo (IFTS), precedentemente lanciata con L’Aeronautica militare italiana e basata sul velivolo M-346 Advanced Trainer Aircraft.
«Combinando le capacità tecnologiche e di prodotto di Leonardo con le competenze dell’Aeronautica Militare Italiana nel settore dell’addestramento al volo militare – si afferma -, L’IFTS è la piattaforma ideale e flessibile per preparare i piloti ad operare con gli aerei da combattimento di ultima generazione come L’Eurofighter e L’F-35».
Leonardo offre inoltre al Governo turco il suo aereo multi-missione C-27J Spartan e l’elicottero multiruolo medio/pesante AW101, macchina in grado di essere impiegata in una vasta gamma operazioni sia terrestri che marittime.
Insomma, una partecipazione importante a un’expò del settore armiero che si colloca in una fase non certo facile attraversata dal Paese ospite. Infatti, la Turchia, oltre a essere interessata da forti tensioni interne di natura politica – che ne stanno ponendo a dura prova la tenuta del proprio sistema democratico, peraltro eroso dalla marcata deriva autoritaria avviata dall’attuale presidente in carica -, si trova impegnata militarmente su almeno due fronti, senza contare le forze rischierate in Qatar.
Uno è il fronte esterno, in realtà a ridosso della frontiera con la Siria, l’altro è quello interno, endemico, che vede il complesso delle forze di sicurezza di Ankara perennemente attive nelle province sud-occidentali del Paese contro la guerriglia curda.
Un alleato, la Turchia, divenuto in poco tempo critico per Washington, che dopo il giro di walzer sulle alleanze regionali compiuto da Erdoğan ha pensato bene di lanciare qualche inequivocabile segnale allo storico alleato turco nella Nato.
Le relazioni con Mosca nel campo della difesa si sono fatte sempre più intense, con Ankara che parrebbe ormai decisa – se non si verificheranno a breve termine rivolgimenti al vertice dello Stato – all’acquisizione e allo schieramento del sistema missilistico antiaereo e antimissile S-400.
Quindi Washington per il momento non cederà ai turchi le batterie di missili Patriot e, tanto per restare alle forniture di armi, ha bloccato anche le consegne di componenti e manualistica dell’F-35, nonché del relativo supporto tecnico indispensabile alla formazione del personale dell’aeronautica in vista dell’immissione in linea dei velivoli.
Va rilevato che Ankara è un partner di notevole caratura nell’ambito del programma di sviluppo del Joint Strike Fighter, al quale contribuisce con 195 milioni di dollari in vista della prevista acquisizione di un centinaio di esemplari nella versione A e venti (decisione annunciata ma non ancora formalizzata) nella versione B, quella che dovrebbe equipaggiare la nave Anadolu, nuova ammiraglia della marina turca.
Sulla base dei contratti inizialmente stipulati, i turchi si sono assicurati quote della produzione di componenti del velivolo, quali le sezioni centrali della fusoliera, i piloni di carico per le armi aria-terra nonché i sistemi elettronici a esse associati.
Inoltre, la locale industria Kale Aerospace possiede l’esclusiva mondiale su alcuni elementi del carrello e su altre componenti prodotte in sub-fornitura. Ankara si era anche assicurata la produzione dei motori per i propri F-35.
I primi due esemplari di F-35A consegnati ufficialmente all’aeronautica turca il 21 giugno del 2018 (quindi formalmente nella disponibilità di Ankara) sono stati bloccati dal Congresso degli Usa in una base aerea dell’Usaf in America, mentre le altre due macchine la cui consegna era prevista quest’anno molto probabilmente non avverrà.
La sanzione politica ai turchi ha generato però dei problemi agli americani, poiché per rimpiazzare i primi nella veste di fornitori è necessario un certo periodo di tempo (circa due anni), con conseguenti nella produzione e il concreto rischio di compromettere lo sviluppo di una serie di tecnologie chiave.
Allo scopo precipuo, il Pentagono non ha mai smesso di trattare con la Turchia per giungere ad un accordo, tuttavia, nel frattempo ha iniziato a guardarsi intorno per rinvenire dei fornitori alternativi.