BALCANI, Cossovo. Accordo lontano, pessime le relazioni tra Pristina e Belgrado

Ripetute prese di posizione degli Usa: lo scambio di territori, ipotesi esplorata l'estate scorsa, non può prescindere da un riconoscimento formale serbo del Cossovo

L’ambasciatore americano in Serbia ha dichiarato che la soluzione della questione che oppone Belgrado a Pristina è stata prospettata nella lettera inviata dal presidente americano Donald Trump al presidente kosovaro Hashim Thaci e al capo del governo serbo Aleksandar Vučić. Scott ha affermato che «una soluzione globale alla questione del Cossovo («Kosova» per gli albanesi e «Kosovo i Metohija» per i serbi) dovrebbe includere il riconoscimento reciproco di Serbia e Cossovo».

Dopo gli apparenti spiragli dell’estate dello scorso anno, attualmente permane ancora bloccato il dialogo tra Belgrado e Pristina. Infatti, il contenzioso tra i due attori della scena balcanica parve aver trovato una via di soluzione quando, attraverso diversi canali diplomatici, Thaci e Vučić fecero trapelare la praticabilità dell’ipotesi di uno scambio di territori.

Lo schema è noto ormai da anni: esso prevederebbe il passaggio sotto la sovranità di Belgrado di buona parte dei territori del Cossovo settentrionale (a maggioranza serba) e sotto quella di Pristina di quelle sud-occidentali popolate in massima parte da albanesi.

Una soluzione auspicata anche da Washington che sembrava vicina a concretizzarsi, al punto che la Casa Bianca, per bocca del consigliere John Bolton, aveva reso noto che non si sarebbe opposta a una tale dinamica qualora fosse stata concordata dalle parti.

Ma le trattative in seguito si arenarono e oggi – almeno per il momento – l’opzione dello scambio non sarebbe più in agenda. Una situazione di stallo confermata anche dalla presa di posizione ufficiale del Dipartimento di Stato Usa, che ha rammentato sia a Pristina che a Belgrado che la base di ogni accordo dovrà essere necessariamente un riconoscimento formale da parte della Serbia dell’entità statuale nata dalla secessione armata della sua ex provincia autonoma.

Fatto sta che le relazioni bilaterali serbo-albanesi al momento permangono tese e l’incremento del clima di antagonismo tra le parti potrebbe condurre a un’ulteriore esasperazione dei sentimenti delle rispettive opinioni pubbliche.

Nella quotidianità dei comunicati stampa e delle prese di posizioni più o meno ufficiali, Belgrado e Pristina si rimpallano le responsabilità in ordine al fermo dei negoziati.

Vučić rinfaccia ai cossovaro-albanesi l’omessa attuazione del piano relativo alla formazione della comunità dei comuni serbi (alla quale verrebbero conferite ampie competenze), mentre gli albanesi accusano i serbi di ostacolare i loro progetti di politica energetica.

In attesa del previsto vertice di Berlino, in calendario per il prossimo 29 aprile, restano dunque in vigore i dazi imposti dal governo di Pristina sui prodotti provenienti dalla Serbia, nonostante le apparentemente concilianti parole del premier cossovaro Hramush Haradinaj, già studente di astronomia e membro di una potente famiglia albanese originario di Deçan, che durante il conflitto degli anni Novanta fu a capo della “Brigata 22” dell’Uçk finito sotto processo al Tribunale per la ex Jugoslavia dell’Aia.

Nel corso di una conferenza stampa tenutasi stamane a Pristina, egli ha affermato che «questa volta si riscontrano dei cambiamenti nello spirito del vertice di Berlino», riconoscendo che sarebbero mutate le dinamiche, «tenuto conto delle dichiarazioni e degli scritti fatti prima dell’incontro».

Il vertice di Berlino, promosso da Germania e Francia di concerto con i leader di Serbia e Cossovo verterà sui Balcani occidentali, con la questione del Cossovo e del dialogo serbo-albanese in primo piano. In quella sede la Merkel e Macron presenteranno una nuova iniziativa per risolvere i problemi nei Balcani occidentali.

Oltre alla cancelliera tedesca e al presidente francese, al vertice è prevista la partecipazione dei capi di stato e di governo della Serbia (Aleksandar Vučić e Ana Brnabić), del Cossovo (Hashim Thaci e Hramush Haradinaj), il premier albanese Edi Rama, quello della Bosnia-Erzegovina Denis Zvizdić, della Croazia Andrej Plenković, della Macedonia del Nord Zoran Zaev, della Slovenia Marjan Šarec, e il presidente montenegrino Milo Djukanović.

Inoltre, sono stati invitati anche il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker e l’Alto Rappresentante dell’Unione europea per la politica estera e di sicurezza Federica Mogherini.

Se non si verificheranno incidenti di percorso in questi ultimi giorni, quello di Berlino sarà il primo incontro fra i leader serbi e quelli cossovaro-albanesi dopo il gelo calato sul dialogo lo scorso mese di novembre a causa dei dazi doganali imposti da Pristina sull’import serbo e bosniaco.

Una revoca che, secondo lo stesso Haradinaj, potrà avvenire soltanto dopo che Belgrado avrà riconosciuto formalmente a livello internazionale l’esistenza dello Stato cossovaro istituito a seguito della secessione dalla Jugoslavia allora governata da Slobodan Milošević.

Condividi: