USA, guerra commerciale. Dazi all’Ue, Trump colpisce nel mucchio: prodotti alimentari nel mirino

“The Donald” colpisce ancora e stavolta colpisce nel mucchio: per punire l’Unione europea, “rea” di aver sostenuto il Consorzio Airbus (settore industriale dell’aerospazio), spara a zero su una vasta gamma di prodotti di vario genere penalizzando numerose imprese. Il colpo annunciato – per il momento fortunatamente soltanto minacciato, poiché non è ancora certo se verrà poi davvero sferrato e in quale misura – per il momento inquadra nel mirino sanzionatorio di Washington beni per complessivi undici miliardi di euro.

 

Il presidente statunitense persevera dunque nella sua convinta linea dura andando al confronto diretto con gli altri attori economici attivi sui mercati globali. Al tychoon newyorkese non è dunque bastato aver depresso buona parte delle economie mondiali, inclusa quella del suo paese, con l’imposizione di dazi, adesso affonda il coltello in una Europa dove è prevista una flessione della crescita economica, infatti il Fondo monetario internazionale l’ha rivista al ribasso. Dopo il +1,8% del 2018, l’area euro quest’anno è attesa all’1,3%, quindi con 0,3 punti percentuali in meno rispetto alle stime del gennaio e 0,6 in meno sull’ottobre, con una revisione anche della previsione per il 2020,  attestatasi all’1,5%, -0,2 punti percentuali sia sul gennaio che sull’ottobre del 2018.

 

L’Amministrazione americana colpisce suocera perché nuora intenda? Il problema è tutto di settore, un comparto industriale di estrema importanza sia in termini di fatturato che strategici, quello aerospaziale, che dopo le grandi concentrazioni iniziate negli anni Novanta vede i pochi giganti rimasti a competere nell’arena globale – nel frattempo insidiati, seppure si tratti ancora di un’insidia a livello embrionale, dai cinesi – per i contratti miliardari che, in forza dei cicli economici, si gonfiano oppure si assottigliano a seconda dell’alternarsi (o forse dell’endemico permanere) delle crisi. Oggi una commessa non assegnata (come ad esempio quella sui discussi F-35) a volte può segnare addirittura la fine della vita dell’impresa industriale stessa. infatti, per investire in ricerca e sviluppo, quasi sempre in consorzio con altri soggetti del settore, occorrono enormi finanziamenti, e non è detto che essi possano provenire dall’azionariato diffuso o dagli utili di esercizio ottenuti in precedenza. Poi, a volte, accadono incidenti di percorso come quello del noto velivolo da trasporto civile 737, che precipitando ripetutamente pone degli interrogativi sulla sua sicurezza.

 

In sostanza: la Boeing si trova in gravi difficoltà e il governo Usa cerca di correre in suo aiuto. E come è possibile farlo? Intanto colpendo basso la concorrenza non americana, quindi, nel caso di specie il Consorzio Airbus. Ma come fare per ottenere “due piccioni con una fava”, cioè far passare le misure protezionistiche proprie come una ritorsione riguardo le presunte misure protezionistiche degli altri e allo stesso tempo frustrare le imprese di un altro continente che operano in settori diversi dall’aerospazio? Con la scusa dell’assistenzialismo dell’Unione europea ad Airbus.

 

Ma i dazi annunciati dalla Casa Bianca non interesseranno soltanto cellule aeronautiche, avionica o carrelli per aeroplani, no. I complessivi undici miliardi minacciati colpiranno settori chiave dell’export come quello alimentare e non solo. In Italia si prevede che il danno potrà essere di quattro miliardi e sull’agroalimentare – tra le punte di lancia del made in Italy – graverà buona parte del peso, formaggi in primo luogo. Pecorino romano, parmigiano reggiano, grana padano e i vini, soprattutto il prosecco. Per i settori commerciali investiti dal provvedimento (per il momento, come si è detto, soltanto annunciato) Il mercato americano l’anno scorso ha rappresentato uno sbocco per circa quattro miliardi di euro di merci,  in particolare, i viticoltori italiani hanno esportato per un miliardo e mezzo, pari a settanta milioni di bottiglie. Adesso si trovano sotto i cingoli del “carro armato” Trump. Ma le imprese aerospaziali italiane non fanno parte del Consorzio Airbus, vi fanno parte quelle tedesche, francesi e, in misura ridotta, spagnole. Dunque?

 

Piove sul bagnato. L’unico traino rimasto dell’economia nazionale è costituito dalle esportazioni, basta verificare i dati. Ma, stante l’ormai definitivo embargo imposto alla Russia (che ha penalizzato e continua a penalizzare seriamente l’economia italiana), l’attesa brexit,  che “hard” o “soft” che potrà essere inciderà in negativo su una delle voci più rilevanti dell’expo italiano nel Regno Unito (i vini, appunto), come se non bastasse adesso piomba la mano pesante dell’amerikano.

 

Il giorno in cui era spasmodicamente atteso il Documento economico finanziario dell’esecutivo in carica – quel Def sul quale aleggiano speranze e timori riguardo al futuro economico di questo Paese –  sorge anche l’attesa per le prossime decisioni che assumerà dell’Amministrazione americana in materia di dazi commerciali.

Chissà se i comportamenti distruttivi dell’inquilino della Casa Bianca indurranno a un mutamento nella sua considerazione da parte di non pochi “circoli” dell’Italia settentrionale e non solo, che in “The Donald” avevano percepito il potere salvifico (manco fosse lo Spirito Santo) del “sovranismo legge e ordine”. Al momento non è dato sapere, bisognerà attendere anche quest’altra pronuncia.

 

 

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