LIBIA, guerra civile. Haftar muove le truppe su Tripoli, primi scontri con le forze del presidente al-Serraj: scatta l’operazione «Wadi Doum 2», lo spettro dello scontro finale si materializza sempre più, ma non è comunque detto; intanto bersaglieri e carabinieri restano a Misurata.

Siamo all’escalation, oppure in Libia lo scontro finale tra i due maggiori contendenti è soltanto rinviato, magari al tavolo negoziale dell’Onu? Le forze del generale Khalifa Haftar non si arrestano, fonti locali rendono noto che starebbero ancora avanzando e avrebbero preso contatto con i loro nemico, le truppe del governo riconosciuto dalla comunità internazionale presieduto dal presidente Fayez al-Serraj. Quest’ultimo, da Tripoli ha lanciato l’operazione «Wadi Doum 2», che vede le sue forze – sostenute comunque da buona parte delle milizie della regione occidentale del Paese, sostanzialmente parte della Tripolitania – impegnate nel tentativo di contrasto e arresto delle colonne del generale di Tripoli, che da alcuni giorni hanno lasciato le loro basi nella Libia centrale e orientale per muovere verso la capitale. Secondo un portavoce del governo di Tripoli, un primo attacco sferrato dalle unità del generale Haftar a quaranta chilometri dalla capitale sarebbe stato respinto, mentre altre fonti riconducibili al presidente al-Serraj avrebbero anche riferito di un raid effettuato a nord della località di Garian (situata a circa ottanta chilometri dalla capitale) da velivoli da combattimento  ai danni di una colonna blindata del Libyan National Army di Tobruk.

 

Siamo di fronte a uno sviluppo inquietante, poiché il rischio è quello che si giunga a uno scontro del tutto incontrollabile, un conflitto su larga scala che dilanierebbe ulteriormente il Paese nordafricano accentuando i già gravi problemi esistenti, i cui riflessi ovviamente interesseranno anche la sponda nord del Mediterraneo. L’Italia si trova dunque in prima linea, non soltanto nella trepidante attesa degli sviluppi in Libia, le cui dinamiche belliche e politiche vengono monitorate incessantemente, ma anche perché, oltre agli assetti navali in supporto alla guardia costiera di Tripoli, schiera nella ex-colonia anche un contingente militare posto a protezione di un ospedale nella città di Misurata.

 

Questa sera dovrebbe avere luogo una riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu sulla Libia, questo mentre il segretario generale António Guterres, raggiunta nel frattempo la Libia, dovrebbe avere incontrato Haftar nella città di Bengasi.

 

Attorno al governo internazionalmente riconosciuto (il cosiddetto Governo di Accordo Nazionale) si sta dunque stringendo la tenaglia stretta dall’uomo forte di Tobruk, alleato di Egitto, Francia, Russia ed Emirati arabi? Forse ancora non è detto, forse è vero il contrario, cioè che Haftar sentendosi forte “tira la corda” più che può allo scopo di negoziare poi da posizioni di forza durante la prevista (se ancora sarà possibile farla svolgere) conferenza nazionale libica di Ghadames per la metà del mese di aprile.

 

Queste probabilmente sono le reali intenzioni di Haftar, che non vorrebbe davvero scatenare la guerra civile per dare la spallata decisiva all’avversario che gli ostacola il controllo totale del Paese. Ma è anche possibile che il generale si sia convinto di potercela fare a controllare l’intero territorio libico, senza limitarsi all’impossessamento dei terminali e degli impianti di estrazione di materie prime energetiche attualmente controllate da Tripoli. Qualcuno inizia a considerare l’eventualità di puntare su di lui, anche qui in Italia.

 

Ma l’incognita più preoccupante è se deciderà – sconsideratamente – di ingaggiare in combattimento le forti milizie di Misurata, cioè di puntare contro la città dove si trovano i militari del contingente italiano. Cosa potrebbe accadere in quella malaugurata (e per fortuna remota) ipotesi? Probabilmente si assisterebbe a una «extraction force», cioè Marina, Aeronautica ed Esercito interverrebbero con assetti adeguati a una evacuazione del personale schierato a protezione dell’ospedale.

 

Questi argomenti sono stati trattati nel corso delle interviste con due esperti della materia, l’analista militare Gianandrea Gaiani, direttore di analisidifesa.it, e con Luca Marco Comellini, segretario generale del Sindacato dei Militari, interviste che è possibile ascoltare fleggando gli items di seguito (A115A e A115B), rinvenibili anche nell’archivio audio del sito www.insidertrend.it

 

 

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